21/12/2021

Un addio non funzionale

Un’auto si mosse lentamente. Guidata dal procuratore, tenendo solo l’indice appoggiato al volante, come se stesse componendo un numero di telefono.

Parcheggiò lungo la strada e Christian, seduto sul sedile passeggero, raccolse la borsa. La sua reazione era stata insieme felice e l’opposto della felicità. Un accenno di distacco e gratitudine, una calcolata emissione del nervosismo che era cresciuta dentro di lui nei giorni precedenti. Un uomo prende un volo, fa 1300 chilometri, ma non può fare gli ultimi passi senza pensare qualcosa.
Entrando nella sede dell’Inter dalla porta principale, Christian vide una serie di trofei immobili in una sala al centro fra i vari uffici. Un plico di fogli stampati con i dettagli del contratto, e un misterioso stemma con la sagoma di una ranocchia. C’era anche un’insolita aria di scetticismo che impregnava l’atmosfera come nebbia. Sul pavimento, accanto al cestino dell’immondizia, un mucchio di fotografie su cui spiccava Rafinha.

  • Christian! – chiamò un tifoso dal terrazzo della sede.

Dopo aver firmato, Eriksen poggiò la penna e si voltò, raccolse la borsa e si avviò verso l'esterno.

Un addio non funzionale 1 Ranocchiate

Il tifoso, con le farfalle nello stomaco, prese una sedia afferrandola dallo schienale con una mano, la poggiò a terra al centro del terrazzo, nella direzione opposta all’uscita. Il tifoso non sapeva perché avesse fatto un tale gesto; se per il desiderio, per paura della pacatezza di Christian o per il timore di arrabbiarsi.

Il tifoso lo mise subito in guardia.

  • “Che cosa ti avevo chiesto di fare?”
  • “Sei arrivato presto” – rispose Christian – “Non ho ancora messo in ordine le mie cose”
  • “Qual è l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre ti aspettavo?”
  • “Mi sto mettendo in pari con la lingua italiana. Rispetto a prima va Melio.”
  • “Ti ricordi, – disse il tifoso – che ti avevo chiesto di non fare niente che mi facesse innamorare di te? L’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre arrivavi?"

Senza dare una risposta, Christian tornò dentro, salutò e si diresse verso casa dove avrebbe atteso il giorno seguente, in attesa di partecipare al primo allenamento.

Dal suo angolo nello spogliatoio prese la maglia, e ripensò alle parole del tifoso come se fossero state un brutto sogno. Un pensiero lo colpì, e Christian si concentrò al massimo per eliminarlo, rompendo i frammenti di quel pensiero in frammenti più piccoli, ma per quanto provasse, niente poteva eliminare ciò che aveva in testa.

Un addio non funzionale 2 Ranocchiate

Il tifoso attendeva fermo dalla sua posizione sul divano, in tv c'era il derby.
26/01/2021.
Non gli piaceva la realtà di quel momento. Era quasi riuscito a dimenticare il fatto che Eriksen fosse un giocatore non funzionale. In sua assenza, aveva trasformato i propri risentimenti in nostalgia e rimorso. Il tempo passava, i piaceri ed i dispiaceri di un derby, la finale persa mesi prima, le prese in giro degli altri tifosi, erano tutte luci abbaglianti sui quali aveva messo una visiera per non rimanerne accecato e non farsi male. Ora immaginava i cori e le urla, il rumore delle grida del mister, il suono sordo del pallone che passa da un piede all’altro.
Niente era cambiato.

Un addio non funzionale 3 Ranocchiate

E sì, il tifoso avevo chiesto a Christian di non fare niente che lo facesse innamorare, e probabilmente c’era una parola per definire il modo in cui Eriksen ci aveva provato, da quando era lì, spesso rischiando di fare la frittata; forse una parola strana di molte sillabe o forse una parola semplice come funzionale. Ma, in realtà, sembrava che il tifoso avesse chiesto di fare più di una cosa. Come diventare il centro del gioco, di sorridere di più, di non arrabbiarsi se non avesse giocato e di non prendersela se c’era chi non capiva il suo calcio. Gli sembrava di fare tutto ciò senza avere nulla in cambio, non dal tifoso, ma da chi doveva valorizzarlo. Il tifoso, per quanto possibile, si limitava semplicemente ad urlare il suo nome, mostrare le fatiche fatte negli ultimi anni per risalire la china. Era un gioco strano: giocava così poco che sembrava non sentire l’affetto di chi gli stava accanto, mentre il suo viso era così spento che sembrava doppiamente averne bisogno.

Un addio non funzionale 4 Ranocchiate

A voler essere giusti, dato che il tifoso aveva chiesto di fare una cosa, Christian avrebbe potuto chiedergli a sua volta di fare una cosa. Avrebbe potuto chiedergli di fare come si fa con un forestiero, per esempio. Ma il tifoso avrebbe obiettato che “al cuor non si comanda, purtroppo”, mentre nessuno si sarebbe fatto male se tutti fossero stati dei forestieri. Addebitare il dolore di un addio a chi quell’addio non l’ha voluto sarebbe stato sbagliato, mentre fare il proprio lavoro senza incantare, senza brillare come frammenti di una palla stroboscopica non costava nulla. Christian, forse, trovava demoralizzante restare in eterno seduto su una panchina per una colpa che non esiste, sempre in attesa che qualcuno avesse pietà, e perciò non c’era proprio da meravigliarsi che quel giorno avesse allacciato meglio di ogni altra sera gli scarpini.

Mentre si preparava, Christian si fermò a metà, fra ciò che ci avrebbe fatti innamorare tutti e l’occasione mancata per tornare su, dove marita di stare.

Sospiro.

Un addio non funzionale 5 Ranocchiate

Quando sei fermo così ti vengono in mente solo i ricordi, e aspetti. L’unica cosa che puoi fare quando aspetti con il fiato in gola è ricordare.

Sospiro.

12/06/2021. Oscurità. Stadio Parken di Copenaghen. Tutt’intorno il tempo scorreva nelle mani, sui volti e negli occhi increduli, bisbigli e flebili ventate di disperazione. Sembrava di stare in mare, di notte, su una piccola barca che si fa strada a fatica. Mentre il mare si apre delicatamente, la nave si inclina da un lato e dall’altro, come se la sua stabilità dipenda dal terrore di non rimanere a galla. In fondo al mare c’è un problema. Un mondo dotato di volume ma non di forma. Di giorno il mare è una superficie blu e ricca, ma di notte si immerge nel nulla più violento e insensato. Viaggia ora quella barca, e in ogni gesto si poteva concepire l’idea di quanto si potesse essere persi se si precipita così in fondo al mare. Non è come stare in piedi, perché anche se dovessi trovarmi in un deserto, perso senza una direzione, potrei prendere a pugni l’aria, potrei sentire la differenza fra le mie lacrime e la sabbia senza che quest’ultima sprofondi. In mare, di notte, in ogni punto si può affondare e scomparire.

La barca trema. C’è un fremito nello Stadio Parken, un’incessante vibrazione dell’aria, fra medici e calciatori. Un tremitio simile alle mani di un uomo malato, simile per il modo in cui cresceva senza mai accennare a diminuire. Christian sembrava non esserci più.

Finché non arrivarono le prime immagini di una persona spaventata e scombussolata. Ma viva.

Un addio non funzionale 6 Ranocchiate

Sospiro.

  • “Che cosa ti avevo chiesto di fare?”
  • “Sei arrivato presto” – rispose Christian. – “Non ho ancora portato via le mie cose”
  • “Qual è l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre ti aspettavo?”
  • “Mi sto mettendo in forma. Rispetto a prima va Melio.”
  • “Ti ricordi, – disse il tifoso – che ti avevo chiesto di non fare niente che mi facesse innamorare di te? E che quella era l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre arrivavi?
  • “Si, mi ricordo bene. Ma veram…"
  • “Chri scusami se ti interrompo, ma sinceramente, grazie di non avermi dato ascolto, grazie di avermi fatto innamorare, grazie di essere di nuovo fra noi ma soprattutto con la tua famiglia. Grazie di averci fatto vedere quanto è bello tornare a vederti sorridere dopo aver messo il broncio per 5 minuti di partita. Forse non ho mai ringraziato così neanche mia nonna dopo avermi regalato per l’ennesimo Natale lo stesso paio di ciabatte con la taglia sbagliata, tanto che il tallone mi cade di fuori. Grazie di non avermi dato ascolto perché negli ultimi mesi tutti e due abbiamo capito che al cuor non si comanda, che fa un po’ come cazzo gli pare. Grazie e ancora grazie che forse non so neanche io di cosa ma mi sento di dirtelo più che con le parole, con l’affetto”
Un addio non funzionale 7 Ranocchiate
"sto bene, ho solo dormito 5 minuti"

Buona fortuna per tutto!

Un addio non funzionale

Un’auto si mosse lentamente. Guidata dal procuratore, tenendo solo l’indice appoggiato al volante, come se stesse componendo un numero di telefono.

Parcheggiò lungo la strada e Christian, seduto sul sedile passeggero, raccolse la borsa. La sua reazione era stata insieme felice e l’opposto della felicità. Un accenno di distacco e gratitudine, una calcolata emissione del nervosismo che era cresciuta dentro di lui nei giorni precedenti. Un uomo prende un volo, fa 1300 chilometri, ma non può fare gli ultimi passi senza pensare qualcosa.
Entrando nella sede dell’Inter dalla porta principale, Christian vide una serie di trofei immobili in una sala al centro fra i vari uffici. Un plico di fogli stampati con i dettagli del contratto, e un misterioso stemma con la sagoma di una ranocchia. C’era anche un’insolita aria di scetticismo che impregnava l’atmosfera come nebbia. Sul pavimento, accanto al cestino dell’immondizia, un mucchio di fotografie su cui spiccava Rafinha.

  • Christian! – chiamò un tifoso dal terrazzo della sede.

Dopo aver firmato, Eriksen poggiò la penna e si voltò, raccolse la borsa e si avviò verso l'esterno.

Un addio non funzionale 8 Ranocchiate

Il tifoso, con le farfalle nello stomaco, prese una sedia afferrandola dallo schienale con una mano, la poggiò a terra al centro del terrazzo, nella direzione opposta all’uscita. Il tifoso non sapeva perché avesse fatto un tale gesto; se per il desiderio, per paura della pacatezza di Christian o per il timore di arrabbiarsi.

Il tifoso lo mise subito in guardia.

  • “Che cosa ti avevo chiesto di fare?”
  • “Sei arrivato presto” – rispose Christian – “Non ho ancora messo in ordine le mie cose”
  • “Qual è l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre ti aspettavo?”
  • “Mi sto mettendo in pari con la lingua italiana. Rispetto a prima va Melio.”
  • “Ti ricordi, – disse il tifoso – che ti avevo chiesto di non fare niente che mi facesse innamorare di te? L’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre arrivavi?"

Senza dare una risposta, Christian tornò dentro, salutò e si diresse verso casa dove avrebbe atteso il giorno seguente, in attesa di partecipare al primo allenamento.

Dal suo angolo nello spogliatoio prese la maglia, e ripensò alle parole del tifoso come se fossero state un brutto sogno. Un pensiero lo colpì, e Christian si concentrò al massimo per eliminarlo, rompendo i frammenti di quel pensiero in frammenti più piccoli, ma per quanto provasse, niente poteva eliminare ciò che aveva in testa.

Un addio non funzionale 9 Ranocchiate

Il tifoso attendeva fermo dalla sua posizione sul divano, in tv c'era il derby.
26/01/2021.
Non gli piaceva la realtà di quel momento. Era quasi riuscito a dimenticare il fatto che Eriksen fosse un giocatore non funzionale. In sua assenza, aveva trasformato i propri risentimenti in nostalgia e rimorso. Il tempo passava, i piaceri ed i dispiaceri di un derby, la finale persa mesi prima, le prese in giro degli altri tifosi, erano tutte luci abbaglianti sui quali aveva messo una visiera per non rimanerne accecato e non farsi male. Ora immaginava i cori e le urla, il rumore delle grida del mister, il suono sordo del pallone che passa da un piede all’altro.
Niente era cambiato.

Un addio non funzionale 10 Ranocchiate

E sì, il tifoso avevo chiesto a Christian di non fare niente che lo facesse innamorare, e probabilmente c’era una parola per definire il modo in cui Eriksen ci aveva provato, da quando era lì, spesso rischiando di fare la frittata; forse una parola strana di molte sillabe o forse una parola semplice come funzionale. Ma, in realtà, sembrava che il tifoso avesse chiesto di fare più di una cosa. Come diventare il centro del gioco, di sorridere di più, di non arrabbiarsi se non avesse giocato e di non prendersela se c’era chi non capiva il suo calcio. Gli sembrava di fare tutto ciò senza avere nulla in cambio, non dal tifoso, ma da chi doveva valorizzarlo. Il tifoso, per quanto possibile, si limitava semplicemente ad urlare il suo nome, mostrare le fatiche fatte negli ultimi anni per risalire la china. Era un gioco strano: giocava così poco che sembrava non sentire l’affetto di chi gli stava accanto, mentre il suo viso era così spento che sembrava doppiamente averne bisogno.

Un addio non funzionale 11 Ranocchiate

A voler essere giusti, dato che il tifoso aveva chiesto di fare una cosa, Christian avrebbe potuto chiedergli a sua volta di fare una cosa. Avrebbe potuto chiedergli di fare come si fa con un forestiero, per esempio. Ma il tifoso avrebbe obiettato che “al cuor non si comanda, purtroppo”, mentre nessuno si sarebbe fatto male se tutti fossero stati dei forestieri. Addebitare il dolore di un addio a chi quell’addio non l’ha voluto sarebbe stato sbagliato, mentre fare il proprio lavoro senza incantare, senza brillare come frammenti di una palla stroboscopica non costava nulla. Christian, forse, trovava demoralizzante restare in eterno seduto su una panchina per una colpa che non esiste, sempre in attesa che qualcuno avesse pietà, e perciò non c’era proprio da meravigliarsi che quel giorno avesse allacciato meglio di ogni altra sera gli scarpini.

Mentre si preparava, Christian si fermò a metà, fra ciò che ci avrebbe fatti innamorare tutti e l’occasione mancata per tornare su, dove marita di stare.

Sospiro.

Un addio non funzionale 12 Ranocchiate

Quando sei fermo così ti vengono in mente solo i ricordi, e aspetti. L’unica cosa che puoi fare quando aspetti con il fiato in gola è ricordare.

Sospiro.

12/06/2021. Oscurità. Stadio Parken di Copenaghen. Tutt’intorno il tempo scorreva nelle mani, sui volti e negli occhi increduli, bisbigli e flebili ventate di disperazione. Sembrava di stare in mare, di notte, su una piccola barca che si fa strada a fatica. Mentre il mare si apre delicatamente, la nave si inclina da un lato e dall’altro, come se la sua stabilità dipenda dal terrore di non rimanere a galla. In fondo al mare c’è un problema. Un mondo dotato di volume ma non di forma. Di giorno il mare è una superficie blu e ricca, ma di notte si immerge nel nulla più violento e insensato. Viaggia ora quella barca, e in ogni gesto si poteva concepire l’idea di quanto si potesse essere persi se si precipita così in fondo al mare. Non è come stare in piedi, perché anche se dovessi trovarmi in un deserto, perso senza una direzione, potrei prendere a pugni l’aria, potrei sentire la differenza fra le mie lacrime e la sabbia senza che quest’ultima sprofondi. In mare, di notte, in ogni punto si può affondare e scomparire.

La barca trema. C’è un fremito nello Stadio Parken, un’incessante vibrazione dell’aria, fra medici e calciatori. Un tremitio simile alle mani di un uomo malato, simile per il modo in cui cresceva senza mai accennare a diminuire. Christian sembrava non esserci più.

Finché non arrivarono le prime immagini di una persona spaventata e scombussolata. Ma viva.

Un addio non funzionale 13 Ranocchiate

Sospiro.

  • “Che cosa ti avevo chiesto di fare?”
  • “Sei arrivato presto” – rispose Christian. – “Non ho ancora portato via le mie cose”
  • “Qual è l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre ti aspettavo?”
  • “Mi sto mettendo in forma. Rispetto a prima va Melio.”
  • “Ti ricordi, – disse il tifoso – che ti avevo chiesto di non fare niente che mi facesse innamorare di te? E che quella era l’unica cosa che ti avevo chiesto di fare mentre arrivavi?
  • “Si, mi ricordo bene. Ma veram…"
  • “Chri scusami se ti interrompo, ma sinceramente, grazie di non avermi dato ascolto, grazie di avermi fatto innamorare, grazie di essere di nuovo fra noi ma soprattutto con la tua famiglia. Grazie di averci fatto vedere quanto è bello tornare a vederti sorridere dopo aver messo il broncio per 5 minuti di partita. Forse non ho mai ringraziato così neanche mia nonna dopo avermi regalato per l’ennesimo Natale lo stesso paio di ciabatte con la taglia sbagliata, tanto che il tallone mi cade di fuori. Grazie di non avermi dato ascolto perché negli ultimi mesi tutti e due abbiamo capito che al cuor non si comanda, che fa un po’ come cazzo gli pare. Grazie e ancora grazie che forse non so neanche io di cosa ma mi sento di dirtelo più che con le parole, con l’affetto”
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"sto bene, ho solo dormito 5 minuti"

Buona fortuna per tutto!

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