29/11/2020

Siviglia-Inter e il tifoso navigato

Abbiamo speso 235 per una bestia.

Una BESTÅ. Un mobile di IKEA.

Cioè mio padre li ha spesi in realtà, io l’ho solo accompagnato. L’ha dovuto ricomprare perché l’ha sfondato a calci.
Detta così sembrerebbe che mio padre abbia dei problemi a controllare la rabbia, un Burdisso a Valencia. Ieri sera c’era la finale di Europa League, che nome brutto perché non tornano a chiamarla Coppa Uefa?! Che subito mi torna in mente il fulmine di JZ4 sotto la traversa.

Seduto sul divano come sempre, quello è il mio posto durante le partite della mia Inter. Non esiste chi va a Roma perde la poltrona, ti sposti o ti lego un pallone dietro la schiena e ti faccio rincorrere da Barella con i tacchetti affilati. Mio padre davanti a me con la sua sedia con il cuscino e il braccio poggiato sul termosifone spento.

Appena vede Conte in tv deve trattenersi dal dire -juventino di merda- perché oh ragazzi è difficile cambiare le abitudini. Provate a chiedere a Candreva di non fintate un cross.
Mi guarda, so quello che vuole dirmi ma non lo dice. “Pa che c’è dimmi” - “Niente niente” è così teso che non sa neanche lui quello che deve fare. 

Inizia la partita, neanche il tempo di dire qualche parolaccia che siamo già in vantaggio. Urliamo come pazzi. Il vicino chiude la finestra per l’eccessivo inquinamento acustico che viene da casa nostra.

Papà esclama “abbiamo segnato troppo presto” ma io mi domando e dico per quale motivo debba portare sfiga. A tratti mi sembra Thoir in tribuna. Poi mi ricordo che è interista da più di 60 anni e capisco che non può che vederla come un pessimista. Lui la partita l’ha già sognata, vista e commentata.

Quanto ho ancora da imparare. Quanto ancora deve insegnarmi.
È un pirata, un tifoso navigato.

Mentre gli chiedo di svelarmi l’arte della meditazione prepartita, come se fosse una maestro Buddha, porca di quella buddhana ecco che arriva quel gran bastardo di De Jong a rimettere tutto in parità. Si allargano le narici, sbuffiamo, parolacce in dialetto, palla al centro. Torniamo composti, però l’aveva detto. 

Controllo a che minuto siamo, mi sento Mazzarri. Si sente che c’è tensione, è palpabile. Non volano più neanche le mosche, si sono messe a vedere la partita con noi. Io, mio padre e le mosche ci strofiniamo le zampe dal nervosismo.

È davvero così logorante essere interista? No perché non riesco a spiegarmi come sia possibile che io debba soffrire ad ogni partita. Per colpa dell’Inter ho iniziato a soffrire di cuore, pressone alta, sbalzi d’umore, crisi asmatiche e colite nervosa. Ho i capelli bianchi.

Ovviamente non è vero perché manca all’appello la depressione post-partita. Una volta ho avuto un incubo credendo che Zanetti fosse rimasto in panchina per tutto il tempo nel suo ultimo derby. T’immagini?!

Essere Interista non è per niente stressante e deficitario, lo afferma Francesco, 27 anni.

La partita continua e siamo sotto pressione, mi sto sciogliendo nel divano, mio padre cammina nervosamente e siamo solo al 30’ del primo tempo, procede tutto come da copione.

Infatti 2-1.

Qui scatta la rabbia porca di quella buddhana, come fa a staccare solo quello, sempre quello poi, non potevi stare a casa a mangiare le patatine sul divano e guardare la partita in TV come noi? Qui parte il mobile. Ma non se n’è accorto subito. Solo al GOL DI GODIIIIIIN IL FARAONE LA SFINGE IL CAIRO TUTANKHAMON E TUTTA LA NECROPOLI DI GIZIA TI AMO SIAMO ANCORA VIVI ANDIAMO A PRENDERCI LA COPPA BEPPE. Non so più dove guardare, come Beppe. Sudo. Ho il batticuore, anche ora che sto provando a dirti come è andata ho ancora il batticuore come se la partita fosse in questo istante.

Fine primo tempo. Andiamo a stapparci una birra insieme ai fantasmi del passato. Quanto cazzo è bello essere interisti?

Il secondo tempo è un casino non si capisce niente. Mazzate a destra e sinistra, Lukaku che si mangia un gol davanti al portiere. Ogni volta che quelle carogne spagnole avanzano già vedo la palla in porta. Mi si sta attorcigliano lo stomaco per la tensione. Sono così teso che se mi metti in mano un carica batterie ti ricarico il telefono. Ci sono tante urla nella sala quante ne escono dalla panchina interista. PASSAAA – SCOPPIA QUEL PALLONE – GAGLIARDINI CHE CAZZO FAI – MUOVETEVI – PERCHÈ NON CORRI – QUANDO CAMBI QUALCUNO – BANEGA FOTTITI.

Intanto Harryksen si sta scaldando da così tanto tempo che fra poco prende fuoco.

Non importa che tu sia in Lombardia, nelle Marche, in Abruzzo, a Bologna o addirittura a Dublino perché no, internazionale non è solo la squadra ma anche il tifoso, tanto se sei interista stai soffrendo come un cane in questo momento. In realtà soffri come un interista. I cani quando vedono gli interisti durante le partite pensano “per fortuna che soffriamo come cani”.

3-2.

Chi cazzo è Diego Carlos?! Ma chi gioca contro di noi è parente di Lazzaro, contro di noi si svegliano i peggiori morti. Non parto del più forte, bello e impossibile terzino destro AKA Lazaro eh. Noi risvegliamo quelli delle squadre avversarie mica i nostri. Poi sempre lui ma questa volta dopo tante gioie accade l’unica cosa che non doveva accadere.

Romelu amore, voglio spendere delle parole per te con gli occhi colmi di nera incredulità, rabbia angosciosa, risentimento sterile e goccioloni di lacrime grandi come la coppa che purtroppo alla fine della partita non alzeremo.

Sono cose che capitano, siamo umani, tu sei un grande umano cazzo sei enorme, siamo interisti, la nostra vita calcistica è come una scatola di cioccolatini… lasciati in macchina con i finestrini chiusi in pieno luglio nel centro di Milano con tanta di quell’umidità da far imbarazzare la foresta amazzonica. Non sai quale ti capita… e grazie al cazzo sono così sciolti e mischiati l’uno con l’altro.

Romelu sappi che quei cioccolatini li abbiamo già mangiati e digeriti, tu non fare la stessa cosa. Ricordati, siamo interisti. Capito? Abbiamo ancora tanto da soffrire insieme questo è solo l’inizio ma fidati che ne vedremo delle belle.

Dove cazzo è finito mio padre?

“Pa ci sei?” – “…non è ora…come cazzo si fa a perdere questa finale non lo so, non lo guardo più basta”

Questa è la frase che gli ho sentito dire più spesso, la seconda è non tornare tardi, la terza è vai piano. Perché lui si è il mio papà, ma è il mio primo esempio di tifoso nerazzurro. Prima di diventare genitore è diventato interista. Comunque sono sempre andato veloce, sono sempre tornato tardi e come lui e tutti voi dopo aver detto “io non la guardo più” alla partita successiva sempre lì ero.

Siviglia-Inter e il tifoso navigato

Abbiamo speso 235 per una bestia.

Una BESTÅ. Un mobile di IKEA.

Cioè mio padre li ha spesi in realtà, io l’ho solo accompagnato. L’ha dovuto ricomprare perché l’ha sfondato a calci.
Detta così sembrerebbe che mio padre abbia dei problemi a controllare la rabbia, un Burdisso a Valencia. Ieri sera c’era la finale di Europa League, che nome brutto perché non tornano a chiamarla Coppa Uefa?! Che subito mi torna in mente il fulmine di JZ4 sotto la traversa.

Seduto sul divano come sempre, quello è il mio posto durante le partite della mia Inter. Non esiste chi va a Roma perde la poltrona, ti sposti o ti lego un pallone dietro la schiena e ti faccio rincorrere da Barella con i tacchetti affilati. Mio padre davanti a me con la sua sedia con il cuscino e il braccio poggiato sul termosifone spento.

Appena vede Conte in tv deve trattenersi dal dire -juventino di merda- perché oh ragazzi è difficile cambiare le abitudini. Provate a chiedere a Candreva di non fintate un cross.
Mi guarda, so quello che vuole dirmi ma non lo dice. “Pa che c’è dimmi” - “Niente niente” è così teso che non sa neanche lui quello che deve fare. 

Inizia la partita, neanche il tempo di dire qualche parolaccia che siamo già in vantaggio. Urliamo come pazzi. Il vicino chiude la finestra per l’eccessivo inquinamento acustico che viene da casa nostra.

Papà esclama “abbiamo segnato troppo presto” ma io mi domando e dico per quale motivo debba portare sfiga. A tratti mi sembra Thoir in tribuna. Poi mi ricordo che è interista da più di 60 anni e capisco che non può che vederla come un pessimista. Lui la partita l’ha già sognata, vista e commentata.

Quanto ho ancora da imparare. Quanto ancora deve insegnarmi.
È un pirata, un tifoso navigato.

Mentre gli chiedo di svelarmi l’arte della meditazione prepartita, come se fosse una maestro Buddha, porca di quella buddhana ecco che arriva quel gran bastardo di De Jong a rimettere tutto in parità. Si allargano le narici, sbuffiamo, parolacce in dialetto, palla al centro. Torniamo composti, però l’aveva detto. 

Controllo a che minuto siamo, mi sento Mazzarri. Si sente che c’è tensione, è palpabile. Non volano più neanche le mosche, si sono messe a vedere la partita con noi. Io, mio padre e le mosche ci strofiniamo le zampe dal nervosismo.

È davvero così logorante essere interista? No perché non riesco a spiegarmi come sia possibile che io debba soffrire ad ogni partita. Per colpa dell’Inter ho iniziato a soffrire di cuore, pressone alta, sbalzi d’umore, crisi asmatiche e colite nervosa. Ho i capelli bianchi.

Ovviamente non è vero perché manca all’appello la depressione post-partita. Una volta ho avuto un incubo credendo che Zanetti fosse rimasto in panchina per tutto il tempo nel suo ultimo derby. T’immagini?!

Essere Interista non è per niente stressante e deficitario, lo afferma Francesco, 27 anni.

La partita continua e siamo sotto pressione, mi sto sciogliendo nel divano, mio padre cammina nervosamente e siamo solo al 30’ del primo tempo, procede tutto come da copione.

Infatti 2-1.

Qui scatta la rabbia porca di quella buddhana, come fa a staccare solo quello, sempre quello poi, non potevi stare a casa a mangiare le patatine sul divano e guardare la partita in TV come noi? Qui parte il mobile. Ma non se n’è accorto subito. Solo al GOL DI GODIIIIIIN IL FARAONE LA SFINGE IL CAIRO TUTANKHAMON E TUTTA LA NECROPOLI DI GIZIA TI AMO SIAMO ANCORA VIVI ANDIAMO A PRENDERCI LA COPPA BEPPE. Non so più dove guardare, come Beppe. Sudo. Ho il batticuore, anche ora che sto provando a dirti come è andata ho ancora il batticuore come se la partita fosse in questo istante.

Fine primo tempo. Andiamo a stapparci una birra insieme ai fantasmi del passato. Quanto cazzo è bello essere interisti?

Il secondo tempo è un casino non si capisce niente. Mazzate a destra e sinistra, Lukaku che si mangia un gol davanti al portiere. Ogni volta che quelle carogne spagnole avanzano già vedo la palla in porta. Mi si sta attorcigliano lo stomaco per la tensione. Sono così teso che se mi metti in mano un carica batterie ti ricarico il telefono. Ci sono tante urla nella sala quante ne escono dalla panchina interista. PASSAAA – SCOPPIA QUEL PALLONE – GAGLIARDINI CHE CAZZO FAI – MUOVETEVI – PERCHÈ NON CORRI – QUANDO CAMBI QUALCUNO – BANEGA FOTTITI.

Intanto Harryksen si sta scaldando da così tanto tempo che fra poco prende fuoco.

Non importa che tu sia in Lombardia, nelle Marche, in Abruzzo, a Bologna o addirittura a Dublino perché no, internazionale non è solo la squadra ma anche il tifoso, tanto se sei interista stai soffrendo come un cane in questo momento. In realtà soffri come un interista. I cani quando vedono gli interisti durante le partite pensano “per fortuna che soffriamo come cani”.

3-2.

Chi cazzo è Diego Carlos?! Ma chi gioca contro di noi è parente di Lazzaro, contro di noi si svegliano i peggiori morti. Non parto del più forte, bello e impossibile terzino destro AKA Lazaro eh. Noi risvegliamo quelli delle squadre avversarie mica i nostri. Poi sempre lui ma questa volta dopo tante gioie accade l’unica cosa che non doveva accadere.

Romelu amore, voglio spendere delle parole per te con gli occhi colmi di nera incredulità, rabbia angosciosa, risentimento sterile e goccioloni di lacrime grandi come la coppa che purtroppo alla fine della partita non alzeremo.

Sono cose che capitano, siamo umani, tu sei un grande umano cazzo sei enorme, siamo interisti, la nostra vita calcistica è come una scatola di cioccolatini… lasciati in macchina con i finestrini chiusi in pieno luglio nel centro di Milano con tanta di quell’umidità da far imbarazzare la foresta amazzonica. Non sai quale ti capita… e grazie al cazzo sono così sciolti e mischiati l’uno con l’altro.

Romelu sappi che quei cioccolatini li abbiamo già mangiati e digeriti, tu non fare la stessa cosa. Ricordati, siamo interisti. Capito? Abbiamo ancora tanto da soffrire insieme questo è solo l’inizio ma fidati che ne vedremo delle belle.

Dove cazzo è finito mio padre?

“Pa ci sei?” – “…non è ora…come cazzo si fa a perdere questa finale non lo so, non lo guardo più basta”

Questa è la frase che gli ho sentito dire più spesso, la seconda è non tornare tardi, la terza è vai piano. Perché lui si è il mio papà, ma è il mio primo esempio di tifoso nerazzurro. Prima di diventare genitore è diventato interista. Comunque sono sempre andato veloce, sono sempre tornato tardi e come lui e tutti voi dopo aver detto “io non la guardo più” alla partita successiva sempre lì ero.

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