Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio

«Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere i campionati» (M. Jordan)

Quando ci si guarda indietro la vita pare perfettamente scritta, ogni avvenimento, ogni respiro, ogni trivela di Quaresma. Quando, però, un signore dallo strano accento iberico ti dice che il prossimo anno vinceremo Quella lì, beh...un po’ un pirla ti sembra. Un vero chiacchierone. Soprattutto se poco prima avevi visto un diavolo rosso con il numero 7 salire in cielo e riportarti all’inferno come nemmeno un pallone calciato da Guarín.

Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio 1 Ranocchiate

“Interista chiacchierone sogna sotto l’ombrellone” ce lo portiamo dietro da troppo tempo e quelle parole di Mourinho furono subito purgate, già il 27 agosto 2009 si piangeva. L’urna pronunciava in ordine: Barcellona, Dynamo Kiev e Rubin Kazan’. Riassuntino? Il Barcelona è quello del sextuple, quello degli alieni (Men in Black levate). La Dinamo Kiev è quella guidata del Vento dell’Est, la Nemesi che ogni eroe si merita ma che l’Inter avrebbe preferito non avere, si tratta di Andriy Mykolayovych Shevchenko (un suo gol ci negò una finale di Champions League solo perché il Milan era fuori casa, va bene affermare siano la sesta squadra di Milano ma negargli la comproprietà del Meazza mi pare un tantino troppo). Eppoi il Rubin Kazan’, campione di Russia, la trasferta che meritavamo e che tutti desideravamo. “Fabio si va Kazan’! Si va a combattere la caldaia capitanata da Ansaldi!!” (che poi chiamare una città “caldaia”...lasciamo perdere).

Reazione composta e per nulla preoccupata dell’Inter e dei suoi tifosi scoperte le squadre che dovranno affrontare.

La prima partita è una robetta tranquilla, per iniziare bene si becca un 11 abbordabile. È la squadra più forte del mondo, ha cambiato poco e solo in qualità. È la partita degli ex dal numero 9. Non comprendo ancora l’attenzione mediatica per lo svedese, era di certo il nostro uomo di punta e all’anagrafe pronto al next step ma quell’ex blaugrana che sbarcò a Malpensa da uomo e giocatore umile aveva domicilio sull’Olimpo con le sue 13 coppe (non di vino di palma). Il clima era stato costruito a puntino, incandescente. L’ex che va via per vincere quel trofeo che desideravano da 45 anni. La mentalità dei due allenatori. Il pragmatismo contro l’estetismo. La partita confermò l’orizzonte di una battaglia all’ultimo contrasto. Sono i primi 90 minuti di una cavalcata indimenticabile in cui i terrestri affronteranno per 4 volte gli alieni invincibili dello stratega Pep Guardiola e dell’arma segreta Lionel Messi. Il primo 11 nerazzurro è rivedibile. Incomprensibile la poca ignoranza e follia nella formazione. Mourinho voleva perderla chiaramente non inserendo almeno due #mitt tra Balotelli, Santon, Arnautovic.

Inter-Barcelona: la partita

Pronti, via e si capisce una curiosa affermazione “se si fa una radiografia a Messi si trova una palla attaccata a un piede” (G. Cerqueti), l’argentino penetra la difesa, come solo Álvarez ci ha dimostrato, stramaledettamente bene. Julione para.
Proviamo a riorganizzarci a testuggine ma lancio da centrocampo per Ibra che aggancia. Un fotografo lo guarda male e lui risponde con un tiro che lo centra in pieno viso. Connotati cambiati
La terza azione della partita è un colpo di testa dello gnomo, quel Lionel con il numero 10. 
“Forse meglio darla vinta a tavolino” pensa un Muntari affaticato: palla a terra e dribbling, lancio lungo a superare il centrocampo e colpo di testa. Poliedrici. Camaleontici. Gabigol? Meglio. João Mario. Che bellezza, per loro!

Milito sarà l’unico che ci proverà e nemmeno troppo convinto. Sopravvalutato. #Mitt brate Arna! Le emozioni che si susseguono sono poche: una buona difesa dell’Inter, un continuo pressing blaugrana. Un tiro incredibile del Drago, un errore clamoroso di Henry a porta vuota.

Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio 4 Ranocchiate

Finisce zero a zero. Un pareggio che Mourinho bene analizza, una partita che è stata “una guerra tattica, una guerra fisica, una guerra mentale” (seppur le statistiche indichino un’incredibile possesso palla degli spagnoli). Queste parole non si possono non dedicare a uno dei protagonisti e migliori in campo di quella serata: Dejan Stanković. Uno che in guerra me lo porterei volentieri, un vero Brate che era considerato troppo magrolino a inizio carriera. “Ma chi quello?”, quello, proprio quello che tutti chiamano il Drago. Un uomo di cuore, un giocatore di potenza, un campione di talento, un Dragone che, nonostante la sua stazza, “non vedeva come tutti un piccolo sentiero ma una grande autostrada”

La classifica al fischio finale recita Dinamo Kiev 3, Inter e Barcellona 1, Rubin Kazan 0. Tocca prendere un aereo, è dovere percorrere 3500 kilometri e affrontare l’inferno russo gelido.

Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio

«Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere i campionati» (M. Jordan)

Quando ci si guarda indietro la vita pare perfettamente scritta, ogni avvenimento, ogni respiro, ogni trivela di Quaresma. Quando, però, un signore dallo strano accento iberico ti dice che il prossimo anno vinceremo Quella lì, beh...un po’ un pirla ti sembra. Un vero chiacchierone. Soprattutto se poco prima avevi visto un diavolo rosso con il numero 7 salire in cielo e riportarti all’inferno come nemmeno un pallone calciato da Guarín.

Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio 5 Ranocchiate

“Interista chiacchierone sogna sotto l’ombrellone” ce lo portiamo dietro da troppo tempo e quelle parole di Mourinho furono subito purgate, già il 27 agosto 2009 si piangeva. L’urna pronunciava in ordine: Barcellona, Dynamo Kiev e Rubin Kazan’. Riassuntino? Il Barcelona è quello del sextuple, quello degli alieni (Men in Black levate). La Dinamo Kiev è quella guidata del Vento dell’Est, la Nemesi che ogni eroe si merita ma che l’Inter avrebbe preferito non avere, si tratta di Andriy Mykolayovych Shevchenko (un suo gol ci negò una finale di Champions League solo perché il Milan era fuori casa, va bene affermare siano la sesta squadra di Milano ma negargli la comproprietà del Meazza mi pare un tantino troppo). Eppoi il Rubin Kazan’, campione di Russia, la trasferta che meritavamo e che tutti desideravamo. “Fabio si va Kazan’! Si va a combattere la caldaia capitanata da Ansaldi!!” (che poi chiamare una città “caldaia”...lasciamo perdere).

Reazione composta e per nulla preoccupata dell’Inter e dei suoi tifosi scoperte le squadre che dovranno affrontare.

La prima partita è una robetta tranquilla, per iniziare bene si becca un 11 abbordabile. È la squadra più forte del mondo, ha cambiato poco e solo in qualità. È la partita degli ex dal numero 9. Non comprendo ancora l’attenzione mediatica per lo svedese, era di certo il nostro uomo di punta e all’anagrafe pronto al next step ma quell’ex blaugrana che sbarcò a Malpensa da uomo e giocatore umile aveva domicilio sull’Olimpo con le sue 13 coppe (non di vino di palma). Il clima era stato costruito a puntino, incandescente. L’ex che va via per vincere quel trofeo che desideravano da 45 anni. La mentalità dei due allenatori. Il pragmatismo contro l’estetismo. La partita confermò l’orizzonte di una battaglia all’ultimo contrasto. Sono i primi 90 minuti di una cavalcata indimenticabile in cui i terrestri affronteranno per 4 volte gli alieni invincibili dello stratega Pep Guardiola e dell’arma segreta Lionel Messi. Il primo 11 nerazzurro è rivedibile. Incomprensibile la poca ignoranza e follia nella formazione. Mourinho voleva perderla chiaramente non inserendo almeno due #mitt tra Balotelli, Santon, Arnautovic.

Inter-Barcelona: la partita

Pronti, via e si capisce una curiosa affermazione “se si fa una radiografia a Messi si trova una palla attaccata a un piede” (G. Cerqueti), l’argentino penetra la difesa, come solo Álvarez ci ha dimostrato, stramaledettamente bene. Julione para.
Proviamo a riorganizzarci a testuggine ma lancio da centrocampo per Ibra che aggancia. Un fotografo lo guarda male e lui risponde con un tiro che lo centra in pieno viso. Connotati cambiati
La terza azione della partita è un colpo di testa dello gnomo, quel Lionel con il numero 10. 
“Forse meglio darla vinta a tavolino” pensa un Muntari affaticato: palla a terra e dribbling, lancio lungo a superare il centrocampo e colpo di testa. Poliedrici. Camaleontici. Gabigol? Meglio. João Mario. Che bellezza, per loro!

Milito sarà l’unico che ci proverà e nemmeno troppo convinto. Sopravvalutato. #Mitt brate Arna! Le emozioni che si susseguono sono poche: una buona difesa dell’Inter, un continuo pressing blaugrana. Un tiro incredibile del Drago, un errore clamoroso di Henry a porta vuota.

Inter - Barcelona: (non) rompere il ghiaccio 8 Ranocchiate

Finisce zero a zero. Un pareggio che Mourinho bene analizza, una partita che è stata “una guerra tattica, una guerra fisica, una guerra mentale” (seppur le statistiche indichino un’incredibile possesso palla degli spagnoli). Queste parole non si possono non dedicare a uno dei protagonisti e migliori in campo di quella serata: Dejan Stanković. Uno che in guerra me lo porterei volentieri, un vero Brate che era considerato troppo magrolino a inizio carriera. “Ma chi quello?”, quello, proprio quello che tutti chiamano il Drago. Un uomo di cuore, un giocatore di potenza, un campione di talento, un Dragone che, nonostante la sua stazza, “non vedeva come tutti un piccolo sentiero ma una grande autostrada”

La classifica al fischio finale recita Dinamo Kiev 3, Inter e Barcellona 1, Rubin Kazan 0. Tocca prendere un aereo, è dovere percorrere 3500 kilometri e affrontare l’inferno russo gelido.

Notizie flash

Ultimi articoli

31/05/2025
Paris Saint Germain - Inter, 7 tipi di interista in finale di Champions prepartita

Ed eccoci. Alla fine ci siamo. Siamo arrivati alla resa dei conti. La partita che tutti sognano di giocare ma AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA La domanda è come ci siamo arrivati? Con che tipo di equilibrio mentale? Con quale emozione dominante? Lo scopriremo nelle prossime righe. Io intanto vi dico che ho scavato una buca in giardino per […]

29/05/2025
Siam pronti alla morte, la finale chiamò

Cari amici di Ranocchiate, come state?Io insommina. Insommina. Ultimamente c’é una cosa che mi sta mettendo in difficoltà: il tempo.Pare che col passare di questo tempo ci si avvicini sempre più alla finale e questa cosa sta iniziando a mettere a dura prova i miei nervi. Già di per sé non é facile alzarsi e […]

24/05/2025
Como – Inter, il pagellone di un finale già scritto

YANN 6.5 – Ieri aveva quello sguardo disincantato che avevamo tutti noi, la consapevolezza di esserci giocati tutte le opportunità e la fatica di capire la necessità di questa partita, tra fuochi d’artificio e premiazioni già allestite da un’altra parte.Però non ha fatto passare nemmeno uno spillo, nemmeno nel recupero, quando forse una gioia al […]

23/05/2025
Como - Inter nel tempo di un caffè prevedibile

0' - Ritardo perchè a Fuorigrotta stanno sparando pure le bombe a idrogeno. PRIMO TEMPO: 2' - Le nuove regole prevedono niente punizioni per noi 14' - Al terzo minuto c'era stato un salvataggio sulla linea, poi più nulla 17' - Strefezza e quella somiglianza con Politano 20’ - forza Stefanino, facciamo il nostro. Senza […]

23/05/2025
Como - Inter, 10 delusioni prepartita

😞 Ultimo giorno da campioni d'Italia. E la notizia buona è che l'anno prossimo non avremo coccardine sulla maglia a rovinare lo stiling. 😞 Ci portiamo avanti. Nessuna illusione. Il Napoli vincerà una partita bella che segnata e noi soffriremo come cani randagi nella location VIP del lago di Como. Però vorrei sapere chi sarà […]

19/05/2025
Inter – Lazio, il pagellone delle occasioni sprecate

YANN 6.5 -  Nel primo tempo ci illude che gli dei del calcio siano dalla nostra parte, con l’intervento salvifico sul biondino islandese, ma poi noi decidiamo di ribellarci alle divinità e soprattutto Baroni decide di fare entrare Pedropedropedropedropè, che credo ci segni contro ininterrottamente dal 2009 e continuerà a farlo fino al 2033, giusto […]

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram