20/11/2017

Il Davide, il Mauro e il Big Luciano

Cari amici di Ranocchiate, se le pause per le nazionali già di per sé dovrebbero essere abolite per un soggetto dipendente dalla Serie A come il sottoscritto, questa pausa sarebbe dovuta essere illegale.

Questa cosa che ci sia una domenica in cui non si giochi il campionato mi spiazza e mi fa capire perché persino Dio si riposò proprio il settimo giorno: non avrà avuto granché da fare la domenica nemmeno lui senza il campionato.

Le mie crisi di astinenza peggioravano giorno dopo giorno: ho commentato così tante volte la nazionale negli ultimi giorni che per poco non mi assumevano come opinionista sportivo; ma si sa, i soliti poteri forti hanno bloccato tutto.

Il periodo di riposo ha permesso a Spalletti di valutare al meglio le alternative in vista dell’Atalanta e lui, da grande prestigiatore quale sa essere, ha confezionato un numero degno di Houdini.

Il numero si chiama “schieroqualunqueterzinotrannedalbert”: consiste nello schierare terzini sulla carta indecenti per poi trasformarli in valorosi soldati del nostro plotone.

Il nostro santone ha iniziato redimendo Nagatomo per poi portare sulla retta via uno di quei giocatori che a volte dimentico persino sia ancora in rosa: Davide SANTON(e), per l’appunto.

Avete presente il bambino prodigio lanciato da Mourinho come titolare in Champion’s League a soli 18 anni, che marcò Cristiano Ronaldo come fosse un novello Maldini? Quello di cui non avete più sentito parlare da quella volta?

Ecco, ora di anni ne ha 26 ed è tutt’ora un giocatore da cui qualunque interista che si rispetti si aspetta che possa esplodere da un momento all’altro: lui, però, è ahimè affetto da un gravissimo morbo da ormai troppo tempo, il “Morbo di De Sciglio”.

Il Morbo di De Sciglio è un’implacabile malattia che colpisce i tanto giovani quanto promettenti terzini sinistri, che dimostrano ottime potenzialità da giovani ma che finiscono poi per giocare sempre peggio col passare degli anni: è un morbo dilagante che ha colpito tantissimi calciatori come Dodò, Biraghi, Miangue e tanti altri.

Ma se De Sciglio è la malattia, Spalletti è la cura e lancia senza paura Davide in campo.

Che poi ormai mi ero affezionato all’idea di Nagatomo titolare, ma vabbè.

Escluso questo innesto, gli altri 10 sono i soliti che sono scesi in campo nelle ultime partite, l’Atalanta invece, guidata da Gianpiero “nonlatengo” Gasperini, ex dal dente avvelenato, schiera a sorpresa Ilicic al posto di Petagna: si, proprio quell’Ilicic che ogni volta che ha giocato contro di noi ha sfoderato delle prestazioni incredibili; ultimati gli scongiuri pre-partita, si comincia.

A levarci le Castagne (chiedo umilmente scusa per il pessimo gioco di parole) dal fuoco ci pensa il solito Maurito, siglando due gol di testa in una partita in cui in effetti, giocare “con la testa” è stato fondamentale.

L’Atalanta ha prodotto gioco come sempre, ma non riuscendo quasi mai ad essere eccessivamente pericolosi: il merito va all’ottima prestazione dei soliti noti, di un Davidino ordinato e propositivo, ma nella giornata in cui è certamente Mauro ad essere sotto i riflettori, voglio spezzare una lancia nei confronti del terzino più bistrattato d’Italia (beh si, dopo Abate, ma lui è scarso davvero), ovvero Danilo D’Ambrosio.

Se qualcuno ha beneficiato più degli altri della cura Spalletti quest’uomo è certamente D’Ambrosio: si, non sarà bello da vedere, non saprà saltare in dribbling un giocatore dopo l’altro, ma esegue il compito assegnato da Big Luciano come solo un valido soldato saprebbe fare, condendo la prestazione con un assist di sinistro, il suo piede debole (e dire che anche l’altro è quello che è).

Menzione speciale anche per Candreva, dopo una settimana in cui anche troppe volte ho sentito parlare dei cross a vuoto eseguiti contro la Svezia: Antonio è così, lui crossa, poi non sono affari suoi se i cross sono belli o meno, quello è compito degli attaccanti; scherzi a parte, il cross su punizione per l’1-0 di Mauro è una giocata che un giocatore del suo calibro può e deve regalarci più spesso.

Inter, mi sei mancata troppo. Non separiamoci mai più, ok?

 

Il Davide, il Mauro e il Big Luciano

Cari amici di Ranocchiate, se le pause per le nazionali già di per sé dovrebbero essere abolite per un soggetto dipendente dalla Serie A come il sottoscritto, questa pausa sarebbe dovuta essere illegale.

Questa cosa che ci sia una domenica in cui non si giochi il campionato mi spiazza e mi fa capire perché persino Dio si riposò proprio il settimo giorno: non avrà avuto granché da fare la domenica nemmeno lui senza il campionato.

Le mie crisi di astinenza peggioravano giorno dopo giorno: ho commentato così tante volte la nazionale negli ultimi giorni che per poco non mi assumevano come opinionista sportivo; ma si sa, i soliti poteri forti hanno bloccato tutto.

Il periodo di riposo ha permesso a Spalletti di valutare al meglio le alternative in vista dell’Atalanta e lui, da grande prestigiatore quale sa essere, ha confezionato un numero degno di Houdini.

Il numero si chiama “schieroqualunqueterzinotrannedalbert”: consiste nello schierare terzini sulla carta indecenti per poi trasformarli in valorosi soldati del nostro plotone.

Il nostro santone ha iniziato redimendo Nagatomo per poi portare sulla retta via uno di quei giocatori che a volte dimentico persino sia ancora in rosa: Davide SANTON(e), per l’appunto.

Avete presente il bambino prodigio lanciato da Mourinho come titolare in Champion’s League a soli 18 anni, che marcò Cristiano Ronaldo come fosse un novello Maldini? Quello di cui non avete più sentito parlare da quella volta?

Ecco, ora di anni ne ha 26 ed è tutt’ora un giocatore da cui qualunque interista che si rispetti si aspetta che possa esplodere da un momento all’altro: lui, però, è ahimè affetto da un gravissimo morbo da ormai troppo tempo, il “Morbo di De Sciglio”.

Il Morbo di De Sciglio è un’implacabile malattia che colpisce i tanto giovani quanto promettenti terzini sinistri, che dimostrano ottime potenzialità da giovani ma che finiscono poi per giocare sempre peggio col passare degli anni: è un morbo dilagante che ha colpito tantissimi calciatori come Dodò, Biraghi, Miangue e tanti altri.

Ma se De Sciglio è la malattia, Spalletti è la cura e lancia senza paura Davide in campo.

Che poi ormai mi ero affezionato all’idea di Nagatomo titolare, ma vabbè.

Escluso questo innesto, gli altri 10 sono i soliti che sono scesi in campo nelle ultime partite, l’Atalanta invece, guidata da Gianpiero “nonlatengo” Gasperini, ex dal dente avvelenato, schiera a sorpresa Ilicic al posto di Petagna: si, proprio quell’Ilicic che ogni volta che ha giocato contro di noi ha sfoderato delle prestazioni incredibili; ultimati gli scongiuri pre-partita, si comincia.

A levarci le Castagne (chiedo umilmente scusa per il pessimo gioco di parole) dal fuoco ci pensa il solito Maurito, siglando due gol di testa in una partita in cui in effetti, giocare “con la testa” è stato fondamentale.

L’Atalanta ha prodotto gioco come sempre, ma non riuscendo quasi mai ad essere eccessivamente pericolosi: il merito va all’ottima prestazione dei soliti noti, di un Davidino ordinato e propositivo, ma nella giornata in cui è certamente Mauro ad essere sotto i riflettori, voglio spezzare una lancia nei confronti del terzino più bistrattato d’Italia (beh si, dopo Abate, ma lui è scarso davvero), ovvero Danilo D’Ambrosio.

Se qualcuno ha beneficiato più degli altri della cura Spalletti quest’uomo è certamente D’Ambrosio: si, non sarà bello da vedere, non saprà saltare in dribbling un giocatore dopo l’altro, ma esegue il compito assegnato da Big Luciano come solo un valido soldato saprebbe fare, condendo la prestazione con un assist di sinistro, il suo piede debole (e dire che anche l’altro è quello che è).

Menzione speciale anche per Candreva, dopo una settimana in cui anche troppe volte ho sentito parlare dei cross a vuoto eseguiti contro la Svezia: Antonio è così, lui crossa, poi non sono affari suoi se i cross sono belli o meno, quello è compito degli attaccanti; scherzi a parte, il cross su punizione per l’1-0 di Mauro è una giocata che un giocatore del suo calibro può e deve regalarci più spesso.

Inter, mi sei mancata troppo. Non separiamoci mai più, ok?

 

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