Harryksen Potter e il Campionato Filosofale - Il cane a tre teste

Alla Scuola di Prostituzione Intellettuale era arrivato il momento più atteso per i MITTini del primo anno: conoscere il Quidditch.
Marcelo non parlava d’altro da giorni: “Harryk tu non capisci, è meglio di freccette! Ivan e Zdravko gioca già in squadra di Grifondinter! Io devo aspettare ancora un anno, ma giocherò, tropo bello!
C’era però il rovescio della medaglia. Anche Matthijs de Ligtoy sembrava informatissimo su quello sport che agitava i giovani MITT: “E’ davvero un’ingiustizia che noi della Prima Stagione non possiamo entrare in squadra. Io sono già un top flyer da anni, cosa avrà mai da insegnarmi qualche vecchio professore?” E via a raccontare storie delle campagne olandesi nelle quali era cresciuto, dove in volo compiva imprese mirabolanti che ne aumentavano il valore su TrasfertMITT.

Quella mattina, solo i ragazzi della Prima Stagione erano rimasti in Sala Grande, in attesa di essere portati al campo di volo, e stavano ricevendo, come di consueto, la posta da casa.
L’attenzione di tutti venne attirata quando Robert Paciockini ricevette un pacco da un vecchio gufo rumoroso.
L’impacciato ragazzo scartò l’involucro, tirò fuori dalla scatola una piccola sfera di vetro e pieno di entusiasmo, esclamò: “Una Ricordella! Nonna sa che dimentico sempre qualcosa! Se la tieni in mano e diventa nerazzurra, vuol dire che c’è qualcosa di cui mi sono scorda.. OH NO!”. La sfera, quasi all’istante, si era riempita di fumi nerazzurri.
Il problema è che non so di cosa mi sono dimenticato..” Disse mestamente Robert.


La grande simpatia di Matthijs de Ligtoy si manifestò all’istante: andò verso il povero Robert Paciockini, che ancora stava cercando di capire cosa aveva perso (Il talento? La rapidità? La visione di gioco?) e gli strappò di mano la Ricordella.
Immediatamente Harryk e Marcelo si fecero avanti per difendere lo smemorato, ma l’arrivo di Pierino McAusilio spaventò a tal punto Matthijs de Ligtoy che rimise subito al suo posto l’oggetto magico.
Molto bene ragazzi, è ora di andare al campo di volo!” disse Pierino col suo consueto tono autoritario. Si voltò e condusse i ragazzi fuori dal castello.
Qui li attendeva un nuovo professore.
Buongiorno MITTini, questa sarà la vostra prima lezione di volo! Io sono Mister Gasp.
Ad Harryk quel professore non piacque affatto. In ogni caso, l'insegnante aveva disposto per terra un numero di scope sufficienti per tutti loro. I suoi modi erano secchi, sgarbati.
Forza, dovete tenere il mio ritmo! Mettetevi alla sinistra delle scope, tendete il braccio destro sopra di esse e gridate “SU”!


I ragazzi obbedirono, ma non tutti ebbero lo stesso risultato. Le scope di Harryk e Matthijs de Ligtoy, ad esempio, schizzarono subito in mano. Quella di Marcelo fece dei timidi movimenti, mentre quella di Nicola Grangerella era totalmente immobile.
Una volta che tutti ebbero il loro manico di scopa in mano, Mister Gasp iniziò a dare ulteriori indicazioni: “Montate a cavallo della scopa, e quando fischierò, datevi una piccola spinta con i piedi, non andate oltre!
Arrivò l’attesissimo fischio del professore, e tutti rimasero sospesi a pochi cemtimetri da terra. Tutti, tranne uno.
La scopa dello sbadato Robert Paciockini impazzì, e il ragazzo partì a razzo verso l'alto. Come se non bastasse, la veste del ragazzo si impigliò su un ramo, e il giovane scivolò dalla scopa. Senza più sostegno, precipitò nel vuoto, atterrando in malo modo.
Mister Gasp corse verso il povero Robert, e immediatamente si accorse del problema: “Polso rotto, qui bisogna andare in infermeria. Devo accompagnarlo subito. Non staccate i piedi da terra, altrimenti ve ne tornate a casa prima di poter dire “Papu”!”.


La minaccia, nemmeno troppo velata, aveva colpito nel segno.
Solo Matthijs de Ligtoy sembrava non preoccuparsene, probabilmente consapevole di avere le spalle coperte, tanto che iniziò a prendere in giro Robert e a giocherellare con un familiare oggetto di vetro sferico.
Che imbranato! Penso che andrò a nascondergli questa Ricordella dove dovrà cercarla per un bel po'.
Dammy qua, de Ligtoy” disse Harryk sfoderando tutto il suo Grinfondinteresco coraggio.
Matthijs de Ligtoy rispose con un sorriso beffardo, salì sulla scopa e spiccò il volo.
Harryk non attese oltre: fece lo stesso e raggiunse immediatamente il ragazzo di Serpeventus che, ora che si trovava in aria senza i suoi tirapiedi, sembrava spaesato.
Matthijs de Ligtoy capì che non poteva tirare per le lunghe quella situazione, così, di colpo, esclamò: “Oh come siamo coraggiosi! Se la vuoi tanto, Potter, vattela a prendere! AHAHAHAHAHA!” e lanciò la Ricordella verso il castello. Harryk non attese oltre. Virò il manico della scopa e si gettò all’inseguimento dell’oggetto. Sembrava non avesse mai fatto altro nella vita. Raggiunse la Ricordella un secondo prima che si schiantasse su una torre del castello. Quello che però non notò, era che il professor McAusilio era affacciato ad una finestra.

Harryk tornò dai suoi compagni di Grifondinter, che lo accolsero con cori di gioia e gratitudine. L’euforia non durò molto, però, poichè apparve il severissimo Pierino McAsilio, che col suo tono secco disse: “HARRYKSEN POTTER, con me.” Il silenzio si fece assordante. Harryk lasciò la scopa e si accodò con la testa bassa dietro al professore, pronto a ricevere qualsiasi punizione gli avessero assegnato.

Il professore non proferiva parola. Arrivarono davanti ad un’aula. Pierino fece cenno ad Harryk di fermarsi, poi entrò, e chiese al professor Barzaghior se poteva concedergli Oliver Berni per qualche momento. Harryk era divorato dall’ansia. Una volta uscito il ragazzo (si capiva che aveva qualche anno più di Harryk perchè già calvo) il professor Mc Ausilio finalmente parlò: “Oliver, ti ho trovato un Trequartista!
Harryk non capì il concetto, ma capì che doveva trattarsi di qualcosa di stupefacente, a giudicare dall’espressione basita di Oliver Berni.
Professoressa, ma davvero? Ma è della Prima Stagione!
Non preoccuparti Berni, a questo pensiamo io e il preside Beppe!
A quel punto, un sorriso a trentadue denti illuminò il volto di Oliver Berni, che si rivolse ad Harryk: “Molto bene, piacere di conoscerti Harryksen, io sono Oliver Berni, Portiere e Capitano della squadra di Quidditch di Grifondinter! Ci vediamo domani al campo di volo! Ore 11 in punto, non tardare!
Anche il professor McAusilio si lasciò andare ad un breve sorriso, ma subito recuperò la sua aria austera: “Sei stato forunato Potter, ora torna nella torre di Grifondinter. Immediatamente.”.
Harryk ringraziò, consapevole di aver rischiato grosso, e si dileguò.

Trovò nei corridoi una parte dei Grifondinter, tra cui Marcelo e Nicola, che si fermarono con lui a fare due chiacchiere. Subito raccontò loro del suo ingresso in squadra.
Harryk sei stato EPICO! De Ligtoy ha fatto figura di tonto! Questo fa sempre ridere! Non ha rotto Ricordela, e tu diventa Trequartista di squadra di Quidditch di Grifondinter!
Si ma fortunato tu sei! Non sempre bene così andrà!!
Harryk, nonostante i due fossero estremamente diversi tra loro, sentiva coi due ragazzi un legame speciale. Decisero di gironzolare un pochino all’interno del castello prima di rientrare.
Involontariamente, ma soprattutto senza rendersene minimamente conto, si ritrovarono al terzo piano, dopo aver superato un certo corridoio: esattamente la zona in cui Beppe Silente aveva sconsigliato vivamente di non andare.

Resisi conto di essersi persi, entrarono nella stanza più vicina a loro. Si richiusero dietro la porta e, col sennò di poi, non si rivelò una gran mossa. La stanza era illuminata dalla flebile luce di una candela, e si poteva percepire un sonoro russare in sottofondo.
I tre individuarono subito la fonte del rumore, dalla parte opposta della stanza.
Videro dapprima il corpo, enorme, a strisce bianche e nere. Dove doveva esserci un collo, se ne potevano contare ben tre. Arrivarono a guardare i musi. Sul primo c’era un naso di dimensioni incommensurabili, troppo grande per un volto normale. Il secondo muso era la personificazione dell’antipatia. Il terzo volto era più anonimo ma sembrava, stranamente, molto invecchiato rispetto agli altri.

Di colpo il russare terminò, e i sei occhi del cane si spalancarono all’unisono. Dopo un breve istante di disorientamento, i tre musi puntarono sui tre malcapitati visitatori, che si paralizzarono.
Il cane a tre teste si alzò ed iniziò a correre verso i tre ragazzi, ma mentre Harryk e Marcelo non riuscivano a fare altro che gridare terrorizzati, Nicola stava armeggiando con la porta.
Il giovane ragazzo sardo bisbigliò qualcosa, bacchetta in mano, forse un “Eto’o Milito” e la porta si aprì.
Prese gli altri due per la collottola e li tirò fuori da quella stanza, poi si misero a correre a perdifiato verso la torre Grifondinter.
I tre si fermarono solo una volta dentro, al sicuro.


Il primo a prendere la parola fu Nicola: “Ma avete visto?! Quel cane difendeva qualcosa! Teneva le zampe su una botola! E se ve lo state chiedendo, “Eto’o Milito” è un incantesimo in grado di aprire ogni porta, anche quelle chiuse a chiave!
I due la guardarono come si guarda qualcuno matto da legare: “Abbiamo appena rischiato di finire mangiati da cane a striscie bianconere, con tre teste, e tu mi parla di botola? Madre Hrvastka! Brate tu pazzo!” sbottò Marcelo e se ne andò nella sua stanza.
Harryk però capì dove voleva andare a parare Nicola: il cane, per quanto orrido, era stato messo lì, in una scuola, a difesa di qualcosa.
Il ragazzo iniziò ad unire i puntini: la camera trecentocinquantadue svuotata da Romelus, il piccolo pacchetto, la rapina finita male ar Clab della Gringott, l’atteggiamento pieno di disagio del gigante e ora questo.
Ne era sicuro, il pacchetto misterioso si trovava nella sua Scuola. Era ora di indagare.


Harryksen Potter e il Campionato Filosofale - Il cane a tre teste

Alla Scuola di Prostituzione Intellettuale era arrivato il momento più atteso per i MITTini del primo anno: conoscere il Quidditch.
Marcelo non parlava d’altro da giorni: “Harryk tu non capisci, è meglio di freccette! Ivan e Zdravko gioca già in squadra di Grifondinter! Io devo aspettare ancora un anno, ma giocherò, tropo bello!
C’era però il rovescio della medaglia. Anche Matthijs de Ligtoy sembrava informatissimo su quello sport che agitava i giovani MITT: “E’ davvero un’ingiustizia che noi della Prima Stagione non possiamo entrare in squadra. Io sono già un top flyer da anni, cosa avrà mai da insegnarmi qualche vecchio professore?” E via a raccontare storie delle campagne olandesi nelle quali era cresciuto, dove in volo compiva imprese mirabolanti che ne aumentavano il valore su TrasfertMITT.

Quella mattina, solo i ragazzi della Prima Stagione erano rimasti in Sala Grande, in attesa di essere portati al campo di volo, e stavano ricevendo, come di consueto, la posta da casa.
L’attenzione di tutti venne attirata quando Robert Paciockini ricevette un pacco da un vecchio gufo rumoroso.
L’impacciato ragazzo scartò l’involucro, tirò fuori dalla scatola una piccola sfera di vetro e pieno di entusiasmo, esclamò: “Una Ricordella! Nonna sa che dimentico sempre qualcosa! Se la tieni in mano e diventa nerazzurra, vuol dire che c’è qualcosa di cui mi sono scorda.. OH NO!”. La sfera, quasi all’istante, si era riempita di fumi nerazzurri.
Il problema è che non so di cosa mi sono dimenticato..” Disse mestamente Robert.


La grande simpatia di Matthijs de Ligtoy si manifestò all’istante: andò verso il povero Robert Paciockini, che ancora stava cercando di capire cosa aveva perso (Il talento? La rapidità? La visione di gioco?) e gli strappò di mano la Ricordella.
Immediatamente Harryk e Marcelo si fecero avanti per difendere lo smemorato, ma l’arrivo di Pierino McAusilio spaventò a tal punto Matthijs de Ligtoy che rimise subito al suo posto l’oggetto magico.
Molto bene ragazzi, è ora di andare al campo di volo!” disse Pierino col suo consueto tono autoritario. Si voltò e condusse i ragazzi fuori dal castello.
Qui li attendeva un nuovo professore.
Buongiorno MITTini, questa sarà la vostra prima lezione di volo! Io sono Mister Gasp.
Ad Harryk quel professore non piacque affatto. In ogni caso, l'insegnante aveva disposto per terra un numero di scope sufficienti per tutti loro. I suoi modi erano secchi, sgarbati.
Forza, dovete tenere il mio ritmo! Mettetevi alla sinistra delle scope, tendete il braccio destro sopra di esse e gridate “SU”!


I ragazzi obbedirono, ma non tutti ebbero lo stesso risultato. Le scope di Harryk e Matthijs de Ligtoy, ad esempio, schizzarono subito in mano. Quella di Marcelo fece dei timidi movimenti, mentre quella di Nicola Grangerella era totalmente immobile.
Una volta che tutti ebbero il loro manico di scopa in mano, Mister Gasp iniziò a dare ulteriori indicazioni: “Montate a cavallo della scopa, e quando fischierò, datevi una piccola spinta con i piedi, non andate oltre!
Arrivò l’attesissimo fischio del professore, e tutti rimasero sospesi a pochi cemtimetri da terra. Tutti, tranne uno.
La scopa dello sbadato Robert Paciockini impazzì, e il ragazzo partì a razzo verso l'alto. Come se non bastasse, la veste del ragazzo si impigliò su un ramo, e il giovane scivolò dalla scopa. Senza più sostegno, precipitò nel vuoto, atterrando in malo modo.
Mister Gasp corse verso il povero Robert, e immediatamente si accorse del problema: “Polso rotto, qui bisogna andare in infermeria. Devo accompagnarlo subito. Non staccate i piedi da terra, altrimenti ve ne tornate a casa prima di poter dire “Papu”!”.


La minaccia, nemmeno troppo velata, aveva colpito nel segno.
Solo Matthijs de Ligtoy sembrava non preoccuparsene, probabilmente consapevole di avere le spalle coperte, tanto che iniziò a prendere in giro Robert e a giocherellare con un familiare oggetto di vetro sferico.
Che imbranato! Penso che andrò a nascondergli questa Ricordella dove dovrà cercarla per un bel po'.
Dammy qua, de Ligtoy” disse Harryk sfoderando tutto il suo Grinfondinteresco coraggio.
Matthijs de Ligtoy rispose con un sorriso beffardo, salì sulla scopa e spiccò il volo.
Harryk non attese oltre: fece lo stesso e raggiunse immediatamente il ragazzo di Serpeventus che, ora che si trovava in aria senza i suoi tirapiedi, sembrava spaesato.
Matthijs de Ligtoy capì che non poteva tirare per le lunghe quella situazione, così, di colpo, esclamò: “Oh come siamo coraggiosi! Se la vuoi tanto, Potter, vattela a prendere! AHAHAHAHAHA!” e lanciò la Ricordella verso il castello. Harryk non attese oltre. Virò il manico della scopa e si gettò all’inseguimento dell’oggetto. Sembrava non avesse mai fatto altro nella vita. Raggiunse la Ricordella un secondo prima che si schiantasse su una torre del castello. Quello che però non notò, era che il professor McAusilio era affacciato ad una finestra.

Harryk tornò dai suoi compagni di Grifondinter, che lo accolsero con cori di gioia e gratitudine. L’euforia non durò molto, però, poichè apparve il severissimo Pierino McAsilio, che col suo tono secco disse: “HARRYKSEN POTTER, con me.” Il silenzio si fece assordante. Harryk lasciò la scopa e si accodò con la testa bassa dietro al professore, pronto a ricevere qualsiasi punizione gli avessero assegnato.

Il professore non proferiva parola. Arrivarono davanti ad un’aula. Pierino fece cenno ad Harryk di fermarsi, poi entrò, e chiese al professor Barzaghior se poteva concedergli Oliver Berni per qualche momento. Harryk era divorato dall’ansia. Una volta uscito il ragazzo (si capiva che aveva qualche anno più di Harryk perchè già calvo) il professor Mc Ausilio finalmente parlò: “Oliver, ti ho trovato un Trequartista!
Harryk non capì il concetto, ma capì che doveva trattarsi di qualcosa di stupefacente, a giudicare dall’espressione basita di Oliver Berni.
Professoressa, ma davvero? Ma è della Prima Stagione!
Non preoccuparti Berni, a questo pensiamo io e il preside Beppe!
A quel punto, un sorriso a trentadue denti illuminò il volto di Oliver Berni, che si rivolse ad Harryk: “Molto bene, piacere di conoscerti Harryksen, io sono Oliver Berni, Portiere e Capitano della squadra di Quidditch di Grifondinter! Ci vediamo domani al campo di volo! Ore 11 in punto, non tardare!
Anche il professor McAusilio si lasciò andare ad un breve sorriso, ma subito recuperò la sua aria austera: “Sei stato forunato Potter, ora torna nella torre di Grifondinter. Immediatamente.”.
Harryk ringraziò, consapevole di aver rischiato grosso, e si dileguò.

Trovò nei corridoi una parte dei Grifondinter, tra cui Marcelo e Nicola, che si fermarono con lui a fare due chiacchiere. Subito raccontò loro del suo ingresso in squadra.
Harryk sei stato EPICO! De Ligtoy ha fatto figura di tonto! Questo fa sempre ridere! Non ha rotto Ricordela, e tu diventa Trequartista di squadra di Quidditch di Grifondinter!
Si ma fortunato tu sei! Non sempre bene così andrà!!
Harryk, nonostante i due fossero estremamente diversi tra loro, sentiva coi due ragazzi un legame speciale. Decisero di gironzolare un pochino all’interno del castello prima di rientrare.
Involontariamente, ma soprattutto senza rendersene minimamente conto, si ritrovarono al terzo piano, dopo aver superato un certo corridoio: esattamente la zona in cui Beppe Silente aveva sconsigliato vivamente di non andare.

Resisi conto di essersi persi, entrarono nella stanza più vicina a loro. Si richiusero dietro la porta e, col sennò di poi, non si rivelò una gran mossa. La stanza era illuminata dalla flebile luce di una candela, e si poteva percepire un sonoro russare in sottofondo.
I tre individuarono subito la fonte del rumore, dalla parte opposta della stanza.
Videro dapprima il corpo, enorme, a strisce bianche e nere. Dove doveva esserci un collo, se ne potevano contare ben tre. Arrivarono a guardare i musi. Sul primo c’era un naso di dimensioni incommensurabili, troppo grande per un volto normale. Il secondo muso era la personificazione dell’antipatia. Il terzo volto era più anonimo ma sembrava, stranamente, molto invecchiato rispetto agli altri.

Di colpo il russare terminò, e i sei occhi del cane si spalancarono all’unisono. Dopo un breve istante di disorientamento, i tre musi puntarono sui tre malcapitati visitatori, che si paralizzarono.
Il cane a tre teste si alzò ed iniziò a correre verso i tre ragazzi, ma mentre Harryk e Marcelo non riuscivano a fare altro che gridare terrorizzati, Nicola stava armeggiando con la porta.
Il giovane ragazzo sardo bisbigliò qualcosa, bacchetta in mano, forse un “Eto’o Milito” e la porta si aprì.
Prese gli altri due per la collottola e li tirò fuori da quella stanza, poi si misero a correre a perdifiato verso la torre Grifondinter.
I tre si fermarono solo una volta dentro, al sicuro.


Il primo a prendere la parola fu Nicola: “Ma avete visto?! Quel cane difendeva qualcosa! Teneva le zampe su una botola! E se ve lo state chiedendo, “Eto’o Milito” è un incantesimo in grado di aprire ogni porta, anche quelle chiuse a chiave!
I due la guardarono come si guarda qualcuno matto da legare: “Abbiamo appena rischiato di finire mangiati da cane a striscie bianconere, con tre teste, e tu mi parla di botola? Madre Hrvastka! Brate tu pazzo!” sbottò Marcelo e se ne andò nella sua stanza.
Harryk però capì dove voleva andare a parare Nicola: il cane, per quanto orrido, era stato messo lì, in una scuola, a difesa di qualcosa.
Il ragazzo iniziò ad unire i puntini: la camera trecentocinquantadue svuotata da Romelus, il piccolo pacchetto, la rapina finita male ar Clab della Gringott, l’atteggiamento pieno di disagio del gigante e ora questo.
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