...ma si dai, meglio prepararsi con calma: voglio assaporare ogni singolo minuto delle prossime 72 ore.
Cari amici di Ranocchiate, sono eccitato.
Ci sono voluti 25 anni ed 8 mesi, 9356 GIORNI, ma sta per succedere.
Sta per succedere una di quelle cose talmente tanto belle che non ho mai osato nemmeno immaginare: sto per andare a San Siro a vedere l'Inter, la mia squadra, la mia vita.
E' lecito chiedersi: perché così tanto tempo, se sei davvero un interista sfegatato e scrivi per Ranocchiate da quasi 3 anni?
Beh, la verità è che è semplicemente successo: vuoi per preoccupazioni da parte dei miei quando ero più piccolo, vuoi per mancanza di compagnia/determinazione in altri momenti, vuoi perché sono sempre stato uno di quelli che spende nella quotidianità piuttosto che in singole occasioni/esperienze, vuoi perché se sei uno studente fuorisede, per un motivo o per l'altro, ogni momento può essere un pessimo momento.
Vi posso però assicurare una cosa: ovviamente il mio non è mai stato un "SE" andrò allo stadio, ma un "quando".
7.30.
7 ore e 30 minuti mi separano da Bergamo, dove mi ospiterà Filippo, co-admin fondatore insieme a Francesco di questa pagina.
Potrà sembrarvi stupido, ma questo mi emoziona ancora di più.
Dare un volto, avere una percezione fisica concreta di una persona dopo 3 anni di conoscenza, collaborazione e condivisione quasi mi spaventa.
Salgo sul treno, spengo la testa ed accendo la musica. Mi aspettano 2 cambi di treno ed un po' di ore di viaggio, meglio ingannare il tempo.
Scrivo il prepartita, preludio di tutto ciò che sto per vivere.E poi ripenso ai ragazzi.
Da mesi mi si chiedeva di riuscire ad organizzarmi, da quasi un mese non si faceva altro che commentare l'attesa di questa occasione.
E da qui che tutto ha inizio.
Vi è mai capitato di conoscere una persona e parlarci di tutto, come vi conosceste intimamente da anni?
A me è capitato 4 volte nel giro di 24 ore. Nel mentre andavo per la prima volta a San Siro.
Si cammina, ci si racconta, ci si confronta.
Si ride, si scherza e si progetta.
Poi, quasi senza accorgemene, arriva quel momento: scendi dalla metro, sali le scale.
Il cuore che batte a ritmo di una canzone metal.
E lui è lì, maestoso come l'ho sempre immaginato.
Ci armiamo di birra, indossiamo le maglie della beneamata e ci sediamo in un angolo a bere e parlare.
E lì, proprio in quel momento, la avverti: una congiunzione astrale di elementi collocati esattamente nel posto a cui appartengono. Persino il paninaro che vende salsicce calabresi, della mia regione.
Ed io, fortunato, appartenevo a questa meraviglia.
"Come la vedi la partita?"
"Malissimo."
Ormai anche i fan di Ranocchiate hanno capito che dai nostri ci si può aspettare di tutto: ci si confronta su un Inter-Chievo come si stesse parlando di un Inter-Barça.
Stasera però, scongiuri a parte, la vedo diversamente. So che andrà bene, me lo sento nelle ossa.
Ma in men che non si dica è già ora di entrare.
Superiamo i controlli, saliamo le scale, i ragazzi mi lasciano passare per primo per godermi appieno il momento: mi affaccio quasi intimidito da cotanta bellezza.
E sono lì. I ragazzi che seguo da sempre.
Maksim, Perry, Radja, il Mini-bello, LauToro. ANDREA.
I ragazzi che insulto quando sbagliano, per cui esulto quando vinciamo, per cui gioisco e soffro da sempre.
Li ho usati alla Playstation e su Football Manager, li ho studiati giornata dopo giornata per pura passione.
Sono proprio loro, e sono lì, talmente tanto vicini da farmelo sembrare un sogno.
Un momento di silenzio. Parte l'inno.
Il giocatore che più ho amato, che mi ha fatto innamorare del ruolo del portiere entra nella Hall of Fame. Francesco Toldo.
E' incredibile.
E da lì paura, applausi, cori, imprecazioni ed esultanze smodate. E sarcasmo, tanto sarcasmo.
"Ma dio santo, perché se sono sbilanciati la passa indietro ad Handa?!"
"Che fai, li attacchi quando sono scoperti? Sei un maleducato!"
E in men che non si dica, la partita è già finita. Se volete testare sulla vostra pelle la differente relatività del tempo che scorre, guardate un Inter-Chievo da casa e poi guardatelo allo stadio. Due cose imparagonabili.
Esco dallo stadio intontito ma felice, guardo San Siro con lo sguardo con cui un 15enne guarderebbe la ragazza di cui è innamorato.
E prima che me ne accorga, è già arrivato il momento dei saluti.
"Cazzo vieni a vivere a Milano!" che entra negli hashtag di serata: abbraccio tutti come fosse l'ultima volta che li vedrò.
Guardo San Siro per l'ultima volta prima di girare l'angolo, chiudo gli occhi per fotografare il momento nella mia mente esattamente così com'è. Perfetto.
...ma si dai, meglio prepararsi con calma: voglio assaporare ogni singolo minuto delle prossime 72 ore.
Cari amici di Ranocchiate, sono eccitato.
Ci sono voluti 25 anni ed 8 mesi, 9356 GIORNI, ma sta per succedere.
Sta per succedere una di quelle cose talmente tanto belle che non ho mai osato nemmeno immaginare: sto per andare a San Siro a vedere l'Inter, la mia squadra, la mia vita.
E' lecito chiedersi: perché così tanto tempo, se sei davvero un interista sfegatato e scrivi per Ranocchiate da quasi 3 anni?
Beh, la verità è che è semplicemente successo: vuoi per preoccupazioni da parte dei miei quando ero più piccolo, vuoi per mancanza di compagnia/determinazione in altri momenti, vuoi perché sono sempre stato uno di quelli che spende nella quotidianità piuttosto che in singole occasioni/esperienze, vuoi perché se sei uno studente fuorisede, per un motivo o per l'altro, ogni momento può essere un pessimo momento.
Vi posso però assicurare una cosa: ovviamente il mio non è mai stato un "SE" andrò allo stadio, ma un "quando".
7.30.
7 ore e 30 minuti mi separano da Bergamo, dove mi ospiterà Filippo, co-admin fondatore insieme a Francesco di questa pagina.
Potrà sembrarvi stupido, ma questo mi emoziona ancora di più.
Dare un volto, avere una percezione fisica concreta di una persona dopo 3 anni di conoscenza, collaborazione e condivisione quasi mi spaventa.
Salgo sul treno, spengo la testa ed accendo la musica. Mi aspettano 2 cambi di treno ed un po' di ore di viaggio, meglio ingannare il tempo.
Scrivo il prepartita, preludio di tutto ciò che sto per vivere.E poi ripenso ai ragazzi.
Da mesi mi si chiedeva di riuscire ad organizzarmi, da quasi un mese non si faceva altro che commentare l'attesa di questa occasione.
E da qui che tutto ha inizio.
Vi è mai capitato di conoscere una persona e parlarci di tutto, come vi conosceste intimamente da anni?
A me è capitato 4 volte nel giro di 24 ore. Nel mentre andavo per la prima volta a San Siro.
Si cammina, ci si racconta, ci si confronta.
Si ride, si scherza e si progetta.
Poi, quasi senza accorgemene, arriva quel momento: scendi dalla metro, sali le scale.
Il cuore che batte a ritmo di una canzone metal.
E lui è lì, maestoso come l'ho sempre immaginato.
Ci armiamo di birra, indossiamo le maglie della beneamata e ci sediamo in un angolo a bere e parlare.
E lì, proprio in quel momento, la avverti: una congiunzione astrale di elementi collocati esattamente nel posto a cui appartengono. Persino il paninaro che vende salsicce calabresi, della mia regione.
Ed io, fortunato, appartenevo a questa meraviglia.
"Come la vedi la partita?"
"Malissimo."
Ormai anche i fan di Ranocchiate hanno capito che dai nostri ci si può aspettare di tutto: ci si confronta su un Inter-Chievo come si stesse parlando di un Inter-Barça.
Stasera però, scongiuri a parte, la vedo diversamente. So che andrà bene, me lo sento nelle ossa.
Ma in men che non si dica è già ora di entrare.
Superiamo i controlli, saliamo le scale, i ragazzi mi lasciano passare per primo per godermi appieno il momento: mi affaccio quasi intimidito da cotanta bellezza.
E sono lì. I ragazzi che seguo da sempre.
Maksim, Perry, Radja, il Mini-bello, LauToro. ANDREA.
I ragazzi che insulto quando sbagliano, per cui esulto quando vinciamo, per cui gioisco e soffro da sempre.
Li ho usati alla Playstation e su Football Manager, li ho studiati giornata dopo giornata per pura passione.
Sono proprio loro, e sono lì, talmente tanto vicini da farmelo sembrare un sogno.
Un momento di silenzio. Parte l'inno.
Il giocatore che più ho amato, che mi ha fatto innamorare del ruolo del portiere entra nella Hall of Fame. Francesco Toldo.
E' incredibile.
E da lì paura, applausi, cori, imprecazioni ed esultanze smodate. E sarcasmo, tanto sarcasmo.
"Ma dio santo, perché se sono sbilanciati la passa indietro ad Handa?!"
"Che fai, li attacchi quando sono scoperti? Sei un maleducato!"
E in men che non si dica, la partita è già finita. Se volete testare sulla vostra pelle la differente relatività del tempo che scorre, guardate un Inter-Chievo da casa e poi guardatelo allo stadio. Due cose imparagonabili.
Esco dallo stadio intontito ma felice, guardo San Siro con lo sguardo con cui un 15enne guarderebbe la ragazza di cui è innamorato.
E prima che me ne accorga, è già arrivato il momento dei saluti.
"Cazzo vieni a vivere a Milano!" che entra negli hashtag di serata: abbraccio tutti come fosse l'ultima volta che li vedrò.
Guardo San Siro per l'ultima volta prima di girare l'angolo, chiudo gli occhi per fotografare il momento nella mia mente esattamente così com'è. Perfetto.
Ed eccoci. Alla fine ci siamo. Siamo arrivati alla resa dei conti. La partita che tutti sognano di giocare ma AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA La domanda è come ci siamo arrivati? Con che tipo di equilibrio mentale? Con quale emozione dominante? Lo scopriremo nelle prossime righe. Io intanto vi dico che ho scavato una buca in giardino per […]
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