Quest’oggi affrontiamo il Sassuolo, squadra che (evento più unico che raro di questi tempi), se possibile, sta messa peggio di noi.
Sì, avete capito bene, esiste qualcuno più “sfigato” di noi.
La leggenda narra che il Sassuolo per avere i giocatori da convocare per una partita si sia man mano rivolto ai prodotti del proprio vivaio, partendo dalla primavera ed arrivando ai piccoli amici: i giocatori convocati, puntualmente, vanno incontro ad una fine ingloriosa e (bene che vada), ad una rottura di tibia e perone; il colmo è che mister Di Francesco si dovrebbe considerare fortunato poiché la lista infortunati è scesa, durante la settimana, da 12 a 9!
Magari di questo passo per fine anno avranno persino recuperato Berardi, ma non vorrei peccare di ottimismo.
Ma torniamo a noi.
Fossi uno psicologo e l’Inter fosse il mio paziente, la prima domanda che rivolgerei è “Oggi come si sente?”
E già mi rendo conto di quanto difficile possa essere rispondere a questa domanda: si può dire di stare meglio, dopo una vittoria sofferta come quella dopo la partita giocata contro il Genoa? Utilizzando il metodo caro a Marzullo, proverò io stesso a rispondere e dico di no, ma certamente non si sta neanche peggio.
E’ stata una settimana abbastanza tranquilla in quel della Pinetina: Icardi non ha detto o fatto stupidaggini, la squadra ha lavorato senza patemi d’animo, Felipe Melo non ha picchiato nessuno e l’agente di Gabriel Barbosa (mi rifiuto di chiamarlo Gabigol visto che non gioca nemmeno) si è lamentato del non minutaggio del suo assistito; tutto nella norma, ecco.
La scelta della formazione da parte di Stefano Pioli ricade ancora sul 3-4-3, con la conferma di D’Ambrosio in difesa, l’inserimento di Felipe Melo a centrocampo e l’avanzamento di Joao Mario fra i tre davanti, mentre il Sassuolo si schiera con il solito 4-3-3: immagine perfetta della stagione degli emiliani è Acerbi (capitano della squadra per questa partita) con un vistoso cerotto sul naso, a dimostrazione del fatto che anche alcuni giocatori in campo siano abbastanza acciaccati; questa è, probabilmente, la partita giusta al momento giusto, poiché considerate le defezioni e le conseguenti difficoltà di questa squadra non è semplicemente una partita da vincere, ma anche da giocare con una prestazione convincente, per dimostrare i passi avanti fatti fino ad ora.
Il primo tempo si conclude sullo 0-0 con l’Inter che riesce ad avere il controllo del possesso palla, prende inoltre un palo con Candreva, ma non riesce ad imporre il proprio gioco su un arrembante Sassuolo, che si difende con ordine e sfiora addirittura il gol con un bel tiro in allungo di Defrel: neanche il tempo di rientrare in campo che proprio Candreva riesce a sbloccare la partita con un tap-in da due passi, ed è 1-0.
Ci si aspetterebbe che la squadra nerazzurra riesca, da qui, a mantenere il controllo della partita, ma così, purtroppo, non è: le squadre si allungano molto, creando dei vuoti al centro del campo che verranno puntualmente sfruttati da entrambe le squadre; l’Inter rischia anche di subire il gol del beffardo pareggio, evitato da una grande parata di Handanovic su Sensi prima e da un salvataggio quasi sulla linea di Miranda poi, su un velenosissimo passaggio filtrante verso l’area piccola.
Nel finale il “buon” Felipe Melo si ricorda di non essere buono e colleziona un doppio cartellino giallo che significano espulsione e doccia anticipata, Perisic sfiora il gol del 2-0 divorandosi un gol a tu per tu con Consigli ma, notizie delle notizie, entra Gabriel Barbosa! Sì, ma per 3 minuti.
La partita finisce così, con un striminzito 1-0 che certo non può bastare a rimanere tranquilli in vista della prossima impegnativa gara (contro la Lazio, ndr.): i nostri ragazzi non hanno mostrato segni tangibili di quel “salto di qualità” tanto agognato a livello tecnico quanto psicologico; degni di nota però, riguardante appunto l’approccio psicologico, sono le prestazioni di Candreva (autore del gol vittoria) e di Brozovic, l’unico dei nostri oltre l’ex laziale ad aver giocato una partita ordinata e con pochissime sbavature.
La prossima sarà l’ultima partita del 2016 per questa Pazza Inter che, come sempre, sfida le coronarie di noi tifosi minuto dopo minuto: nell’articolo precedente sottolineavo come la strada imboccata sia quella giusta e, certamente, aver portato a casa i 3 punti, seppur con tanti interrogativi, è tutt’ora incoraggiante, ma è necessario quanto prima riuscire ad esprimere un gioco che sia il giusto compromesso tra controllo palla ed efficacia.
In queste ultime partite è certamente mancato l’apporto decisivo di Icardi sottoporta, marcato anche oggi in maniera asfissiante e con pochi palloni giocabili, ma è proprio in occasioni come queste che un giocatore della caratura dell’argentino deve dimostrare di essere un top player e non un “ottimo” giocatore.
Chiudo con una citazione di Lorenzo de’ Medici, che mi sembra più che adeguata a chiudere le considerazioni su questa partita: “Chi vuol esser lieto sia, (ma) di domani non v’è certezza”.
E ci auguriamo che ben presto, questa certezza, arrivi (così come magari un tempo di fila giocato dal numero 96 nerazzurro).
A cura di Patrick Pecora