Lo sapevamo, la trasferta di Sassuolo non sarebbe stata una partita facile.
Se l’Inter ci ha insegnato qualcosa in questi anni, è che la parola “favorita” non è associabile al nostro meraviglioso nome.
Che poi non è nemmeno tutta colpa dei giocatori, loro ci provano anche ad arrivare concentrati e tranquilli alle partite che necessitano di tali componenti, ma c’è sempre qualcosa che spunta fuori, che sia la polemica della curva, che sia l’agente di un ex-calciatore montenegrino...
L’Inter che abbiamo ammirato al Mapei Stadium è quanto di più vicino ad un camaleonte si possa ammirare in Serie A, ma non come quelli bianconeri, quelli di Torino, che sanno addirittura cambiare modulo passando da un’azione difensiva ad una offensiva, facendolo alla perfezione.. Noi siamo quel camaleonte che, a metà tra il ramo e la foglia, colora il suo mantello di verde e marrone, a parti invertite, e la preda se lo pappa: nel primo tempo l’annunciato 343 in realtà è un 4231 di deboeriana memoria, ma dietro si balla esattamente come nel primo tempo contro il Genoa: su tutti, due svarioni di Murillo fanno perdere almeno 10 anni di vita al piccolo Pinamonti, seduto davanti alla TV.
In mezzo al campo si alternano giocate di prima, in velocità, che esaltano i tifosi, a pasticci inspiegabili e confusione. In tutto ciò, si assiste ad un Melo che si esalta nella confusione, ad un Brozovic sottotono, ad un Perisic completamente fuori fase ed un Candreva in versione Ciuchino per il malcapitato Dell’Orco: è la sua spina nel fianco.
Candreva sfugge in velocità a Dell'Orco, che lo trattiene palesemente per la maglia
Icardi vede pochi palloni, ne tiene ancora meno. Le occasioni migliori, in tutto questo, sono per Mazzitelli e Defrel da una parte, e per Candreva (palo su deviazione prima e buona risposta di Consigli poi) ed il capitano nerazzurro, che su un meraviglioso cross dell’ex biancoceleste (uno dei pochissimi ben fatti di tutta la partita), la gira di testa ad un centimetro dal palo.
Al ritorno in campo non c’è neanche il tempo di giudicare se le parole di Pioli abbiano fatto effetto, chè, su un rilancio sbagliato della difesa neroverde, Icardi e Joao Mario confezionano un azione che porta al tiro del portoghese, ribadito in gol da una sassata di Candreva dopo la parata di Consigli.
Il gol, come spesso accaduto, mette ansia alla squadra, anziché tranquillizzarla; a questo si aggiungono i cambi di Di Francesco, che inserendo Matri e Missiroli prova a rendere più pericolosi i suoi: tutto ciò si traduce in un ottimo intervento di Handa su Sensi e su un Sassuolo che conquista campo, mentre l’Inter non riesce a ripartire in contropiede. Pioli dovrà lavorare molto ancora su questo aspetto.
Il finale è denso di episodi: il Sassuolo che preme, l’Inter che sbaglia due volte sottoporta con un Perisic sempre più appannato, il rosso (esagerato) a Felipe Melo, che salterà la Lazio assieme a Joao Mario, diffidato ed ammonito. Nel finale, dopo un gollonzo sfiorato da Iemmello su rinvio di Miranda, c’è tempo per il tanto agognato esordio di Gabigol, che non avendo minuti a disposizione per entrare nel tabellino dei marcatori, quanto meno lascia traccia facendosi ammonire, calciando a gioco fermo e guadagnando qualche secondo.
Il triplice fischio arriva come una liberazione per i tifosi e per Pioli, che sperava di evitare le domande sul 96 brasiliano facendolo entrare...Tutto inutile.
L’Inter torna a vincere a Sassuolo, lo fa soffrendo e lottando, dimostrando a sprazzi bel gioco, ma ancora tanta, troppa mancanza di personalità, soprattutto nel gestire il vantaggio. Melo ha dimostrato di poter essere il frangiflutti che ci serve in mancanza di Medel, ma paga ancora una volta il peso della sua fama. Benino Joao Mario, che in posizione avanzata è svincolato da compiti difensivi, ma si dimostra spesso frettoloso e poco lucido.
Sugli scudi Candreva, alla faccia di chi gufava per un suo nuovo litigio con Pioli, in risalita Ansaldi dopo alcune prestazioni negative. Male Murillo e Perisic, menzione speciale per Banega che, subentrato per Joao Mario, dimostra come al solito di avere intelligenza calcistica superiore ma anche un totale ribrezzo per la fase difensiva, scansandosi da un contrasto sulla linea laterale... Io lo amo anche per questo.
Lo sapevamo, la trasferta di Sassuolo non sarebbe stata una partita facile.
Se l’Inter ci ha insegnato qualcosa in questi anni, è che la parola “favorita” non è associabile al nostro meraviglioso nome.
Che poi non è nemmeno tutta colpa dei giocatori, loro ci provano anche ad arrivare concentrati e tranquilli alle partite che necessitano di tali componenti, ma c’è sempre qualcosa che spunta fuori, che sia la polemica della curva, che sia l’agente di un ex-calciatore montenegrino...
L’Inter che abbiamo ammirato al Mapei Stadium è quanto di più vicino ad un camaleonte si possa ammirare in Serie A, ma non come quelli bianconeri, quelli di Torino, che sanno addirittura cambiare modulo passando da un’azione difensiva ad una offensiva, facendolo alla perfezione.. Noi siamo quel camaleonte che, a metà tra il ramo e la foglia, colora il suo mantello di verde e marrone, a parti invertite, e la preda se lo pappa: nel primo tempo l’annunciato 343 in realtà è un 4231 di deboeriana memoria, ma dietro si balla esattamente come nel primo tempo contro il Genoa: su tutti, due svarioni di Murillo fanno perdere almeno 10 anni di vita al piccolo Pinamonti, seduto davanti alla TV.
In mezzo al campo si alternano giocate di prima, in velocità, che esaltano i tifosi, a pasticci inspiegabili e confusione. In tutto ciò, si assiste ad un Melo che si esalta nella confusione, ad un Brozovic sottotono, ad un Perisic completamente fuori fase ed un Candreva in versione Ciuchino per il malcapitato Dell’Orco: è la sua spina nel fianco.
Candreva sfugge in velocità a Dell'Orco, che lo trattiene palesemente per la maglia
Icardi vede pochi palloni, ne tiene ancora meno. Le occasioni migliori, in tutto questo, sono per Mazzitelli e Defrel da una parte, e per Candreva (palo su deviazione prima e buona risposta di Consigli poi) ed il capitano nerazzurro, che su un meraviglioso cross dell’ex biancoceleste (uno dei pochissimi ben fatti di tutta la partita), la gira di testa ad un centimetro dal palo.
Al ritorno in campo non c’è neanche il tempo di giudicare se le parole di Pioli abbiano fatto effetto, chè, su un rilancio sbagliato della difesa neroverde, Icardi e Joao Mario confezionano un azione che porta al tiro del portoghese, ribadito in gol da una sassata di Candreva dopo la parata di Consigli.
Il gol, come spesso accaduto, mette ansia alla squadra, anziché tranquillizzarla; a questo si aggiungono i cambi di Di Francesco, che inserendo Matri e Missiroli prova a rendere più pericolosi i suoi: tutto ciò si traduce in un ottimo intervento di Handa su Sensi e su un Sassuolo che conquista campo, mentre l’Inter non riesce a ripartire in contropiede. Pioli dovrà lavorare molto ancora su questo aspetto.
Il finale è denso di episodi: il Sassuolo che preme, l’Inter che sbaglia due volte sottoporta con un Perisic sempre più appannato, il rosso (esagerato) a Felipe Melo, che salterà la Lazio assieme a Joao Mario, diffidato ed ammonito. Nel finale, dopo un gollonzo sfiorato da Iemmello su rinvio di Miranda, c’è tempo per il tanto agognato esordio di Gabigol, che non avendo minuti a disposizione per entrare nel tabellino dei marcatori, quanto meno lascia traccia facendosi ammonire, calciando a gioco fermo e guadagnando qualche secondo.
Il triplice fischio arriva come una liberazione per i tifosi e per Pioli, che sperava di evitare le domande sul 96 brasiliano facendolo entrare...Tutto inutile.
L’Inter torna a vincere a Sassuolo, lo fa soffrendo e lottando, dimostrando a sprazzi bel gioco, ma ancora tanta, troppa mancanza di personalità, soprattutto nel gestire il vantaggio. Melo ha dimostrato di poter essere il frangiflutti che ci serve in mancanza di Medel, ma paga ancora una volta il peso della sua fama. Benino Joao Mario, che in posizione avanzata è svincolato da compiti difensivi, ma si dimostra spesso frettoloso e poco lucido.
Sugli scudi Candreva, alla faccia di chi gufava per un suo nuovo litigio con Pioli, in risalita Ansaldi dopo alcune prestazioni negative. Male Murillo e Perisic, menzione speciale per Banega che, subentrato per Joao Mario, dimostra come al solito di avere intelligenza calcistica superiore ma anche un totale ribrezzo per la fase difensiva, scansandosi da un contrasto sulla linea laterale... Io lo amo anche per questo.
Ed eccoci. Alla fine ci siamo. Siamo arrivati alla resa dei conti. La partita che tutti sognano di giocare ma AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA La domanda è come ci siamo arrivati? Con che tipo di equilibrio mentale? Con quale emozione dominante? Lo scopriremo nelle prossime righe. Io intanto vi dico che ho scavato una buca in giardino per […]
Cari amici di Ranocchiate, come state?Io insommina. Insommina. Ultimamente c’é una cosa che mi sta mettendo in difficoltà: il tempo.Pare che col passare di questo tempo ci si avvicini sempre più alla finale e questa cosa sta iniziando a mettere a dura prova i miei nervi. Già di per sé non é facile alzarsi e […]
YANN 6.5 – Ieri aveva quello sguardo disincantato che avevamo tutti noi, la consapevolezza di esserci giocati tutte le opportunità e la fatica di capire la necessità di questa partita, tra fuochi d’artificio e premiazioni già allestite da un’altra parte.Però non ha fatto passare nemmeno uno spillo, nemmeno nel recupero, quando forse una gioia al […]
0' - Ritardo perchè a Fuorigrotta stanno sparando pure le bombe a idrogeno. PRIMO TEMPO: 2' - Le nuove regole prevedono niente punizioni per noi 14' - Al terzo minuto c'era stato un salvataggio sulla linea, poi più nulla 17' - Strefezza e quella somiglianza con Politano 20’ - forza Stefanino, facciamo il nostro. Senza […]
😞 Ultimo giorno da campioni d'Italia. E la notizia buona è che l'anno prossimo non avremo coccardine sulla maglia a rovinare lo stiling. 😞 Ci portiamo avanti. Nessuna illusione. Il Napoli vincerà una partita bella che segnata e noi soffriremo come cani randagi nella location VIP del lago di Como. Però vorrei sapere chi sarà […]
YANN 6.5 - Nel primo tempo ci illude che gli dei del calcio siano dalla nostra parte, con l’intervento salvifico sul biondino islandese, ma poi noi decidiamo di ribellarci alle divinità e soprattutto Baroni decide di fare entrare Pedropedropedropedropè, che credo ci segni contro ininterrottamente dal 2009 e continuerà a farlo fino al 2033, giusto […]