29 settembre 2009, la seconda giornata del girone F vede l’Inter impegnata in una trasferta epica, quasi daEuropa League, o, come si diceva un tempo, da Coppa UEFA.
I prossimi avversari sono i granata del Rubin Kazan, principale squadra della Repubblica del Tatarstan, in Russia. Il Rubin ha da poco vinto il campionato russo, per la prima volta nella sua storia. Un progetto ambizioso, finanziato dai rubli del governo tataro, che ha spostato l’asse del calcio russo, storicamente centrato su Mosca. Ma non preoccupatevi, avremo modo di andare anche lì, solo che non lo sappiamo ancora.
L’Inter si prepara ai 2995 km che separano Kazan da Milano dopo una brutta partita a Marassi, che ha visto la Samp vincere per 1-0 con un gol di Pazzini. La squadra di Mourinho è priva di tanti uomini chiave: Milito, Motta, Sneijder e se vogliamo possiamo metterci in mezzo anche Muntari. Bisognerà stringere i denti nonostante le assenze, consapevoli che è necessario iniziare a far punti e che il Rubin non è affatto un avversario da sottovalutare.
Ci troviamo di fronte alla classica squadra dell’est che ha avuto tanto successo in questi anni duemila: quelle presidenti pieni di soldi arrivati da non si sa dove, un po' come il mitico Anzhi Machakala che ci porterà via Et.... no no, niente spoiler.
Il Rubin ha anche un allenatore iconico: il turkmeno Kurban Berdyev, in carica addirittura dal 2001 e protagonista della cavalcata del Rubin. Lo ricorderete forse per la sua abitudine di tenere sempre un rosario in mano. Comprensibile.
I giocatori in campo corrispondono al solito mix delle squadre russe: un po’ di sudamericani finiti lì per caso e il blocco di calciatori russi che, non so se l’ho notato solo io, ma sono disponibili soltanto in due versioni: bestioni con la faccia da metalmeccanico appena uscito da un turno di 10 ore oppure fighetti alla Arshavin che sembrano una specie di Justin Bieber post-sovietico.
Il Rubin ha il giusto mix e infatti ci mette subito in difficoltà. Soprattutto con i due argentini: uno è Alejandro Dominguez, detto el Chori, il salsicciotto. Soprannome che ha bisogno di poche spiegazioni ma che probabilmente si è auto-assegnato da solo. L’altro è l’eroico, mitico, irreprensibile Cristian Ansaldi.
Noi siamo messi proprio male e schieriamo una formazione rimaneggiata: dietro è tutto come al solito con Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel e Chivu, ma scegliamo un 4-3-3 con centrocampo Zanetti-Cuchu-Stankovic e un attacco futuristico con Balotelli, Eto’o e quella pippa immonda di Amantino Mancini
Rubin Kazan-Inter: la partita
Il Rubin parte fortissimo in quello che è il suo esordio casalingo assoluto in Champions. Spinto dal pubblico di casa, gioca un calcio sorprendentemente offensivo mentre noi siamo imbambolati, il centrocampo manca di un regista e l’esperimento Mancini-Balotelli non funziona. Non a caso faranno a botte in allenamento poco tempo dopo. Ah no, quello era un altro Mancini.
Il 433 era il modulo di partenza di Mou ma non aveva funzionato l’anno prima con Ibrahimovic al centro dell’attacco, perciò figuriamoci ora, come prevedibile anche Eto’o fa fatica e rimane imbrigliato nella tenace difesa granata.
Al decimo minuto c'è un'incursione offensiva rapidissima del salsicciotto Dominguez che salta prima Samuel, poi Lucio, poi il ritorno in scivolata disperato di Samuel (gli è andata bene perché se lo prendeva finiva male…) e batte Julio Cesar per il gol dell’1-0. Secondo gol in due partite per il Chori.
Il Rubin va addirittura vicino al raddoppio, ma per fortuna sulla destra abbiamo Maicon, che inventa un bel cross per Stankovic, che con uno dei suoi impeccabili inserimenti in area realizza il gol del pareggio. Deki vero e proprio trascinatore in questa fase a gironi in cui stiamo ancora cercando la nostra identità.
Andiamo a riposo nell’intervallo consapevoli che ci sarebbe da cambiare qualcosa, ma purtroppo le assenze sono tante.
La panchina dice: Toldo, Orlandoni, Cordoba, Krhin, Santon, Vieira, Quaresma. Proprio così, ci siamo portati due portieri in panchina perché non potevamo mettere nessun altro.
Mourinho, come dichiarerà qualche anno dopo, passa tutto l’intervallo a catechizzare Balotelli: “mi raccomando, sei già ammonito, non abbiamo cambi, non fare stronzate e non farti buttare fuori” Mou conosceva bene i suoi polli e infatti finiremo in 10 per doppia ammonizione stupidissima di Balo.
E comunque dopo qualche anno Mourinho l’ha presa sul ridere:
A questo punto andiamo proprio di arroganza con MITT AL TRIVELA QUARESMA che purtroppo non riesce a cambiare le cose. Finisce 1-1, il Rubin prende anche un palo e finiamo per accontentarci di un pareggio che a detta di Mou e tanti altri dei nostri giocatori ci può anche stare, ma che scatena già le ire della CRISI INTER.
I giornali al rientro in Italia ci bastonano come prevedibile: Siamo con un piede fuori dalla champions, Balotelli è scemo, Mourinho è un pirla ed è nervoso ed è meglio che vada via dall’Inter, e oltretutto non sa vincere in Europa. Modulo sbagliato, partita sbagliata, e poco conta che mancassero Motta Sneijder e Milito.. con questa sono 7 le partite consecutive in Champions senza vittoria. Anche se 3 di queste sono state contro Manchester e Barcellona. I giornali titolano “L’INTER RUSSA” e il commento più gettonato è “Così non andiamo da nessuna parte…”
29 settembre 2009, la seconda giornata del girone F vede l’Inter impegnata in una trasferta epica, quasi daEuropa League, o, come si diceva un tempo, da Coppa UEFA.
I prossimi avversari sono i granata del Rubin Kazan, principale squadra della Repubblica del Tatarstan, in Russia. Il Rubin ha da poco vinto il campionato russo, per la prima volta nella sua storia. Un progetto ambizioso, finanziato dai rubli del governo tataro, che ha spostato l’asse del calcio russo, storicamente centrato su Mosca. Ma non preoccupatevi, avremo modo di andare anche lì, solo che non lo sappiamo ancora.
L’Inter si prepara ai 2995 km che separano Kazan da Milano dopo una brutta partita a Marassi, che ha visto la Samp vincere per 1-0 con un gol di Pazzini. La squadra di Mourinho è priva di tanti uomini chiave: Milito, Motta, Sneijder e se vogliamo possiamo metterci in mezzo anche Muntari. Bisognerà stringere i denti nonostante le assenze, consapevoli che è necessario iniziare a far punti e che il Rubin non è affatto un avversario da sottovalutare.
Ci troviamo di fronte alla classica squadra dell’est che ha avuto tanto successo in questi anni duemila: quelle presidenti pieni di soldi arrivati da non si sa dove, un po' come il mitico Anzhi Machakala che ci porterà via Et.... no no, niente spoiler.
Il Rubin ha anche un allenatore iconico: il turkmeno Kurban Berdyev, in carica addirittura dal 2001 e protagonista della cavalcata del Rubin. Lo ricorderete forse per la sua abitudine di tenere sempre un rosario in mano. Comprensibile.
I giocatori in campo corrispondono al solito mix delle squadre russe: un po’ di sudamericani finiti lì per caso e il blocco di calciatori russi che, non so se l’ho notato solo io, ma sono disponibili soltanto in due versioni: bestioni con la faccia da metalmeccanico appena uscito da un turno di 10 ore oppure fighetti alla Arshavin che sembrano una specie di Justin Bieber post-sovietico.
Il Rubin ha il giusto mix e infatti ci mette subito in difficoltà. Soprattutto con i due argentini: uno è Alejandro Dominguez, detto el Chori, il salsicciotto. Soprannome che ha bisogno di poche spiegazioni ma che probabilmente si è auto-assegnato da solo. L’altro è l’eroico, mitico, irreprensibile Cristian Ansaldi.
Noi siamo messi proprio male e schieriamo una formazione rimaneggiata: dietro è tutto come al solito con Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel e Chivu, ma scegliamo un 4-3-3 con centrocampo Zanetti-Cuchu-Stankovic e un attacco futuristico con Balotelli, Eto’o e quella pippa immonda di Amantino Mancini
Rubin Kazan-Inter: la partita
Il Rubin parte fortissimo in quello che è il suo esordio casalingo assoluto in Champions. Spinto dal pubblico di casa, gioca un calcio sorprendentemente offensivo mentre noi siamo imbambolati, il centrocampo manca di un regista e l’esperimento Mancini-Balotelli non funziona. Non a caso faranno a botte in allenamento poco tempo dopo. Ah no, quello era un altro Mancini.
Il 433 era il modulo di partenza di Mou ma non aveva funzionato l’anno prima con Ibrahimovic al centro dell’attacco, perciò figuriamoci ora, come prevedibile anche Eto’o fa fatica e rimane imbrigliato nella tenace difesa granata.
Al decimo minuto c'è un'incursione offensiva rapidissima del salsicciotto Dominguez che salta prima Samuel, poi Lucio, poi il ritorno in scivolata disperato di Samuel (gli è andata bene perché se lo prendeva finiva male…) e batte Julio Cesar per il gol dell’1-0. Secondo gol in due partite per il Chori.
Il Rubin va addirittura vicino al raddoppio, ma per fortuna sulla destra abbiamo Maicon, che inventa un bel cross per Stankovic, che con uno dei suoi impeccabili inserimenti in area realizza il gol del pareggio. Deki vero e proprio trascinatore in questa fase a gironi in cui stiamo ancora cercando la nostra identità.
Andiamo a riposo nell’intervallo consapevoli che ci sarebbe da cambiare qualcosa, ma purtroppo le assenze sono tante.
La panchina dice: Toldo, Orlandoni, Cordoba, Krhin, Santon, Vieira, Quaresma. Proprio così, ci siamo portati due portieri in panchina perché non potevamo mettere nessun altro.
Mourinho, come dichiarerà qualche anno dopo, passa tutto l’intervallo a catechizzare Balotelli: “mi raccomando, sei già ammonito, non abbiamo cambi, non fare stronzate e non farti buttare fuori” Mou conosceva bene i suoi polli e infatti finiremo in 10 per doppia ammonizione stupidissima di Balo.
E comunque dopo qualche anno Mourinho l’ha presa sul ridere:
A questo punto andiamo proprio di arroganza con MITT AL TRIVELA QUARESMA che purtroppo non riesce a cambiare le cose. Finisce 1-1, il Rubin prende anche un palo e finiamo per accontentarci di un pareggio che a detta di Mou e tanti altri dei nostri giocatori ci può anche stare, ma che scatena già le ire della CRISI INTER.
I giornali al rientro in Italia ci bastonano come prevedibile: Siamo con un piede fuori dalla champions, Balotelli è scemo, Mourinho è un pirla ed è nervoso ed è meglio che vada via dall’Inter, e oltretutto non sa vincere in Europa. Modulo sbagliato, partita sbagliata, e poco conta che mancassero Motta Sneijder e Milito.. con questa sono 7 le partite consecutive in Champions senza vittoria. Anche se 3 di queste sono state contro Manchester e Barcellona. I giornali titolano “L’INTER RUSSA” e il commento più gettonato è “Così non andiamo da nessuna parte…”
0’ - ma quindi, questa terza maglia, ci piace o no? PRIMO TEMPO: 5’ - velo di Thuram. ✅ 9' - La fiera dei passaggi sbagliati 10’ - tutti in piedi, il Presidente è stato inquadrato 20' - Questa Marotta League non funziona bene 23’ - ma in tutto ciò siete pronti alla settimanina tranquilla […]
🫢 Iniziamo da LUI. Dal re dei paragoni, dalla regina delle pagelle, dalla più grande cavolata della storia recente della carta stampata rosa. L'avete letta tutti, ma sembrava corretto riproporla come monito ai giornalisti di domani. Ok. Prendiamo atto. Anche perché uno dei due è una delle principali fonti di gioco di sinistra dell'Inter da […]
Cari amici di Ranocchiate, anche questa sessione di mercato si è finalmente conclusa.E noi siamo pronti a presentarvi in esclusiva il dietro le quinte della Serie A.Qualcuno potrebbe obiettare che è tutto frutto della nostra immaginazione e che nulla di quanto leggerete è realmente accaduto: signori, fidatevi.Quel qualcuno dice una cosa giustissima ATALANTA:Gasp: "Presidente carissimo […]
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Premessa: non c'è un'emoji specifica per il carro quindi useremo tutto quello che la tastiera propone che possa assomigliare al concetto di "salire sul carro". E questo lo facciamo perché a parlare con qualsiasi tifoso interista pare di essere tornati in banter era o nell'estate 2021 quando abbiamo ceduto pure le colonne di San Siro. […]