SAMPDORIA-INTER: “Guarda, io sono interista, però per me a Genova c’è solo la Samp”.
GENOA – INTER: “Guarda, io sono interista, però per me a Genova c’è solo il Genoa”
-Dal Vademecum del tifoso interista in trasferta a Genova
Per me che abito in Liguria, le due partite stagionali di Marassi sono un appuntamento quasi fisso.
Ovviamente mi capita sempre di trovarmi in mezzo ai tifosi della squadra avversaria. Sia per sedermi vicino ai miei amici, sia perché a vedere la partita nel settore ospiti ti fanno sentire più un avanzo di galera che un cliente della quarta lega professionistica più importante d’Europa.
Così devo pensare a modi per non correre rischi. A dire il vero non ho mai avuto problemi, però in questo mondo pazzo e malato non si sa mai cosa ti può capitare.
“Sarà meglio non esultare”, penso mentre mi incammino dalla stazione al Ferraris, col solito vento che sferza su Genova, in mezzo a una bella cornice colorata di tifosi e tifose di veramente tutte le età ognuno con la propria sciarpa o bandierina blucerchiata che si recano in religioso pellegrinaggio per vedere la loro squadra del cuore.
“Mi sa che per stasera non avrò questo problema”, mi viene in mente subito dopo, mentre attraverso i tornelli dello stadio.
Nel riscaldamento, mentre risuona il bell’inno della squadra di casa, scruto le persone intorno a me per individuare qualche altro interista sotto copertura. Come ogni anno, qualcuno non ha resistito e spunta da sotto il colletto un pezzetto di “nerazzurro”.
La serata inizia con Icardi che, ironia della sorte, legge un brano contro la violenza sulle donne. Nessuno saprà mai cosa ha detto perché si alzano immediatamente i cori in cui gli danno dell’uomo di merda (Una di quelle classiche faide in cui si finirà per odiarsi a vicenda senza ricordare nemmeno il perché).
La situazione è surreale, perché la Curva Nord, dalla gabbietta dei tifosi ospiti (che non si capisce mai chi debba difendere, se quelli dentro o quelli fuori) applaude ai cori in segno di approvazione.
Ma d’altronde mi ero già preparato alla serata senza aspettarmi proprio niente di normale. Tra l’altro siamo pure sotto Halloween, perciò l’Inter Horror Show è più atteso che mai.
La partita inizia con due squadre che sin da subito vogliono giocarsela, un paio di tiri a lato dei blucerchiati, ma la prima grande fiammata della partita arriva da Brozovic, che salta qualche avversario e, quando ormai mi sembra di vedere già il pallone in rete, colpisce in pieno la traversa.
Quando non è giornata, peccato che queste “giornate” vadano avanti da un po’ troppo tempo.
Tutto sommato sono soddisfatto del primo tempo, l’orologio indica che è il 40’ e scrivo un messaggio al telefono “Primo tempo non male, speriamo però di andare all’intervallo tranquilli”.
Purtroppo me lo sentivo, perché proprio nel momento peggiore arriva il classico gol di Quagliarella. Classico, perché ci segna spesso, e classico perché arriva nel nostro miglior momento.
Ancora una volta siamo in svantaggio. Dopo l’intervallo, la roccaforte blucerchiata difende coraggiosamente il suo 1-0, sospinta dal pubblico, mentre noi tentiamo alcuni affondi in realtà mai troppo convinti.
Icardi ha l’occasione più grande della partita ma, le stesse critiche che un tempo lo esaltavano, adesso lo rendono un mezzo giocatore. Forse ormai sono diventate fin troppo pesanti anche per uno sbruffone come lui.
Miranda ci mette una pezza in qualche occasione, e non pago di quanto accaduto nel primo tempo scrivo per messaggio “Miranda già ammonito mi fa paura”. Perché Ranocchia non lo voglio veder giocare nemmeno contro l’ultima in classifica.
Ancora una volta le mie brutte sensazioni non si smentiscono e un momento dopo commette un fallo da secondo giallo, ma per fortuna Mazzoleni lo grazia e non estrae il cartellino.
Nel finale, mi avvicino all’uscita per non restare impantanato nella mischia, e seguo gli ultimi istanti di partita un po’ come un Mancini isterico pronto a scappare negli spogliatoi. Ho il tempo di vedere un “qualcosa di molto confuso” sulla loro linea di porta, che poi scoprirò essere stata una traversa di Palacio.
Poco importa, quando deve girare male gira male.
Immagino che la mia depressione mentre torno a casa sia la stessa provata dalla squadra e da De Boer.
Io penso a problemi più “umani”, come al fatto che ho speso una barcata di soldi, e che il treno di ritorno sia in ritardo di 15 minuti.
Ma forse anche i problemi della squadra sono più umani di quanto si possa pensare, con Franchino che recrimina ai suoi un impegno “part time” e parla di problematiche più psicologiche che calcistiche.
Una volta sul treno sento vociferare addirittura di possibile gol in fuorigioco. “Niente, ormai sono troppo incazzato per pensare pure agli arbitri, tanto piove sempre sul bagnato. Stavolta mi sono davvero rotto i coglioni.”
Però dopo un attimo mi ricordo che in tempi non sospetti mi sono già organizzato per Inter-Crotone di domenica prossima, perché “dai, tanto costano 10 euro e col Crotone ci divertiamo di sicuro”.
SAMPDORIA-INTER: “Guarda, io sono interista, però per me a Genova c’è solo la Samp”.
GENOA – INTER: “Guarda, io sono interista, però per me a Genova c’è solo il Genoa”
-Dal Vademecum del tifoso interista in trasferta a Genova
Per me che abito in Liguria, le due partite stagionali di Marassi sono un appuntamento quasi fisso.
Ovviamente mi capita sempre di trovarmi in mezzo ai tifosi della squadra avversaria. Sia per sedermi vicino ai miei amici, sia perché a vedere la partita nel settore ospiti ti fanno sentire più un avanzo di galera che un cliente della quarta lega professionistica più importante d’Europa.
Così devo pensare a modi per non correre rischi. A dire il vero non ho mai avuto problemi, però in questo mondo pazzo e malato non si sa mai cosa ti può capitare.
“Sarà meglio non esultare”, penso mentre mi incammino dalla stazione al Ferraris, col solito vento che sferza su Genova, in mezzo a una bella cornice colorata di tifosi e tifose di veramente tutte le età ognuno con la propria sciarpa o bandierina blucerchiata che si recano in religioso pellegrinaggio per vedere la loro squadra del cuore.
“Mi sa che per stasera non avrò questo problema”, mi viene in mente subito dopo, mentre attraverso i tornelli dello stadio.
Nel riscaldamento, mentre risuona il bell’inno della squadra di casa, scruto le persone intorno a me per individuare qualche altro interista sotto copertura. Come ogni anno, qualcuno non ha resistito e spunta da sotto il colletto un pezzetto di “nerazzurro”.
La serata inizia con Icardi che, ironia della sorte, legge un brano contro la violenza sulle donne. Nessuno saprà mai cosa ha detto perché si alzano immediatamente i cori in cui gli danno dell’uomo di merda (Una di quelle classiche faide in cui si finirà per odiarsi a vicenda senza ricordare nemmeno il perché).
La situazione è surreale, perché la Curva Nord, dalla gabbietta dei tifosi ospiti (che non si capisce mai chi debba difendere, se quelli dentro o quelli fuori) applaude ai cori in segno di approvazione.
Ma d’altronde mi ero già preparato alla serata senza aspettarmi proprio niente di normale. Tra l’altro siamo pure sotto Halloween, perciò l’Inter Horror Show è più atteso che mai.
La partita inizia con due squadre che sin da subito vogliono giocarsela, un paio di tiri a lato dei blucerchiati, ma la prima grande fiammata della partita arriva da Brozovic, che salta qualche avversario e, quando ormai mi sembra di vedere già il pallone in rete, colpisce in pieno la traversa.
Quando non è giornata, peccato che queste “giornate” vadano avanti da un po’ troppo tempo.
Tutto sommato sono soddisfatto del primo tempo, l’orologio indica che è il 40’ e scrivo un messaggio al telefono “Primo tempo non male, speriamo però di andare all’intervallo tranquilli”.
Purtroppo me lo sentivo, perché proprio nel momento peggiore arriva il classico gol di Quagliarella. Classico, perché ci segna spesso, e classico perché arriva nel nostro miglior momento.
Ancora una volta siamo in svantaggio. Dopo l’intervallo, la roccaforte blucerchiata difende coraggiosamente il suo 1-0, sospinta dal pubblico, mentre noi tentiamo alcuni affondi in realtà mai troppo convinti.
Icardi ha l’occasione più grande della partita ma, le stesse critiche che un tempo lo esaltavano, adesso lo rendono un mezzo giocatore. Forse ormai sono diventate fin troppo pesanti anche per uno sbruffone come lui.
Miranda ci mette una pezza in qualche occasione, e non pago di quanto accaduto nel primo tempo scrivo per messaggio “Miranda già ammonito mi fa paura”. Perché Ranocchia non lo voglio veder giocare nemmeno contro l’ultima in classifica.
Ancora una volta le mie brutte sensazioni non si smentiscono e un momento dopo commette un fallo da secondo giallo, ma per fortuna Mazzoleni lo grazia e non estrae il cartellino.
Nel finale, mi avvicino all’uscita per non restare impantanato nella mischia, e seguo gli ultimi istanti di partita un po’ come un Mancini isterico pronto a scappare negli spogliatoi. Ho il tempo di vedere un “qualcosa di molto confuso” sulla loro linea di porta, che poi scoprirò essere stata una traversa di Palacio.
Poco importa, quando deve girare male gira male.
Immagino che la mia depressione mentre torno a casa sia la stessa provata dalla squadra e da De Boer.
Io penso a problemi più “umani”, come al fatto che ho speso una barcata di soldi, e che il treno di ritorno sia in ritardo di 15 minuti.
Ma forse anche i problemi della squadra sono più umani di quanto si possa pensare, con Franchino che recrimina ai suoi un impegno “part time” e parla di problematiche più psicologiche che calcistiche.
Una volta sul treno sento vociferare addirittura di possibile gol in fuorigioco. “Niente, ormai sono troppo incazzato per pensare pure agli arbitri, tanto piove sempre sul bagnato. Stavolta mi sono davvero rotto i coglioni.”
Però dopo un attimo mi ricordo che in tempi non sospetti mi sono già organizzato per Inter-Crotone di domenica prossima, perché “dai, tanto costano 10 euro e col Crotone ci divertiamo di sicuro”.
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