Se ancora non si fosse capito, il popolo nerazzurro è pazzo.
Pazzo d’amore. Pazzo di passione. Pazzo, pazzo e basta, altrimenti non avrebbe alcun senso il dato sulla media-spettatori della stagione appena conclusa, che vede in testa proprio i tifosi nerazzurri con un 46.662 che significa anche un aumento del 2,40% rispetto allo scorso anno. Un dato impressionante, soprattutto se considerata una stagione che, tra l’anonima e l’umiliante, ha regalato ben poche gioie.
MASOCHISMO Il masochismo è la ricerca del piacere attraverso il dolore *; questo può essere psicologico (umiliazione) oppure fisico. (Definizione da Wikipedia) Che sia questo a spingere ancora noi tifosi? Ne dubito, ma non è da escludere a priori: il gusto perverso di difendere i nostri colori nei momenti più duri è un qualcosa di insito nel tifoso nerazzurro, che abbiamo affinato negli anni, senza sosta: dal derby tennistico al sole di maggio di Roma, dalla pioggia del Madrigal a 45 lunghi anni senza la Coppa.
E potrei continuare.Il punto è che, archiviata la stagione, archiviati i fischi (giustissimi) dell’ultima con l’Udinese, siamo di nuovo qua, sempre e solo per una maglia che non smetteremo mai d’amare.
I calciatori vanno e vengono, lo stesso vale per gli allenatori ed i dirigenti, e pur ricordando con gioia alcuni e con meno gioia altri, è solo la maglia che conta.Questo non significa che non vogliamo tornare a vincere, anzi, ma attenzione: non perché pensiamo di avere fenomeni che vestono il nerazzurro, bensì perché chi veste il nerazzurro di Milano deve dimostrare di poterlo indossare.
“Passa il tempo ma noi no”, diceva Fiorella Mannoia parlando delle donne. E per noi che la Donna l’abbiamo scelta vestita dei colori della notte, questa frase è sempre di moda.
A cura di Federico Viafora