Ieri ero in ansia. Partita da dentro o fuori, derby, probabili ripercussioni psicologiche sulla squadra fino a fine stagione... pensieri che condividiamo, no? Per cui mi sono detto: “Sarà meglio fare qualcosa per svuotare la testa”, come forse anche tu, caro lettore interista, avrai fatto. Insomma, sono uscito per la mia solita passeggiata svuota-testa. E fin qui, penserai probabilmente, tutto normale. Troppo normale. Ma, vedi, quella di ieri non è stata la mia normale passeggiata svuota-testa. Avrebbe dovuto esserlo, ma è successo qualcosa di inaspettato, che da adesso in poi ti racconterò.
Dopo la solita svolta a sinistra, a seguito della solita svolta a destra al lampione, uscito dal Parco (che nel mio paese chiamiamo così, il Parco, anche se è un quartiere industriale tutto cemento e acciaio, perché al mio paese siamo un po’ sarcastici, pazzerelli ecco), non mi sono ritrovato davanti la solita edicola dove sbircio a scrocco i titoli dei quotidiani, ma una versione in miniatura di un tendone da circo, viola, punteggiata di giallo, con un cartello all’esterno che diceva:
“Tarocchi – lettura del futuro GRATIS. Provare per credere”
Mi sono detto: “Anvedi! La mamma di Lukaku!”
Ora, lungi da me credere alla veridicità dei tarocchi, ma ritrovarmi davanti a quel tendone così, di punto in bianco, sai com’è, ha fatto sembrare il tutto un segno del destino, per cui mi sono lasciato convincere dall’annuncio e, così su due piedi, sono entrato nel mini-tendone. Il suo interno non era certamente eccezionale. Rispecchiava quasi esattamente ciò che pensavo avrei trovato dall’altra parte. Penombra, un tavolo rotondo al centro, apparecchiato con una lunga tovaglia decorata con un motivo dall’aspetto gitano, con sopra un mazzo di carte lunghe e strette, ingiallite, consunte dall’usura, e due sedie, una di fronte all’altra; il tutto illuminato da qualche tozza candela sparsa qui e là, per terra.
Davanti a me, una donnona altissima, forse la più alta che ho mai visto in vita mia. Era sulla trentina, abbigliata in maniera modesta, con un velo scuro calato davanti al volto. Nella penombra, sembrava un palo della luce. Lo sguardo era acceso abbastanza da dare enfaticamente ragione alla mia precedente metafora. «Accomodati, Andrea».
Un brivido ha percorso la mia schiena. Non ve lo nascondo, il fatto che quella donna-palo abbia indovinato come mi chiamavo senza che io aprissi bocca mi ha terrorizzato, lì per lì. Più tardi, cambiandomi per andare a letto, mi sono reso conto che avevo ancora appiccicato alla maglietta l’adesivo “Hello, my name is ANDREA” del simposio sull’affidabilità delle date di scadenza dello yogurt a cui avevo partecipato la settimana scorsa. Ma questa è un’altra storia.
Insomma, mi sono seduto sulla sedia più vicina a me. La donna-palo-della-luce, che da qui in poi chiamerò semplicemente... Palo Della Luce... P-D-L... PoDoLski... Poldi!, sì ecco, Poldi, si è accomodata sulla sedia libera, di fronte a me.
Mi ha chiesto di mischiare le carte, cosa che ho fatto. Dopodiché, sempre seguendo le sue istruzioni, ho tagliato il mazzo in tre parti, e ho pescato le prime sei carte di ciascun mazzetto. Poldi le ha disposte in tre file. Mi ha detto: «Una fila per passato, una fila per presente, una fila per futuro», puntando con il dito (che mani enormi!) a ciascuna fila di carte. Poi, con fare esperto, ha scoperto la prima fila di carte, quelle relative al passato.
«Mmmh... il Gobbo, il Ladro, la Vecchia, il Trono Rovesciato, il Trofeo Lucente ed il Conte. Queste tue carte di passato», mi ha detto. Non serve che ti dica che significato avevano, per me, quelle carte. Ti basti sapere che Poldi l'ha interpretato correttamente. «Trofeo vinto rovesciando gobbi grazie a Conte... Inter, eh?», ha detto. Io ero esterrefatto, e da buon esterrefatto, ho risposto: «Eh.»
Non ha speso altro tempo sulle carte del passato. Una a una, con lo stesso fare aggraziato ed enigmatico, ha voltato le carte della fila del presente, e ha iniziato a rifletterci sopra, chiamandole per nome come aveva fatto prima. «Mmmh... il Diavolo, la Coppa, la Stella, la Battaglia, la Paura ed il Fetore. Queste tue carte di presente. Insomma, per fare storia breve ti fai cacca sotto per derby di domani, Andrea». Ormai ero totalmente convinto che Poldi avesse dei poteri paranormali. Perlomeno, nel passarmi le carte giuste. Della cacca poteva farsi un’idea anche senza poteri. Basta l’olfatto. Ma sto divagando.
La parte più incredibile, ciò che mi ha spinto a raccontarti questa esperienza, è stato lo svelamento delle carte del futuro, l’ultima fila. Come fatto in precedenza, Poldi le ha girate una ad una, ad eccezione dell’ultima, che ha chiamato «Carta decisiva». Le prime cinque erano, in quest’ordine... «Mmmh... il Convivio, l’Arena, la Prima Ora, la Noia, la Patta. Queste tue carte di futuro».
«Guarderai partita su divano, ma qualcuno che conosci sarà allo stadio. Carte dicono che non ci sarà comunicazione fra voi durante partita. «Partita sarà equilibrata, a lungo in pareggio. Carte dicono che squadre faranno poche occasioni da gol. Tu farai sbadigli e lamentele come giocatore di Inter a centrocampo. Il nome di giocatore... carte dicono che inizia con B, e forse c’entra un coccodrillo. «Convivio e Noia insieme indicano rapporti tesi. Probabilmente vedrai partita con qualcuno che tifa altra squadra. Qualcuno che tu conosce bene, amico stretto o... parente. Forse cugino. Ma questo è derby, quindi chiunque tifa altra squadra è cugino. Carte non parlano chiaro su questo. «Carte ancora non rivelano come finirà partita. Ci serve scoprire carta decisiva per saperlo».
Dicendo così, Poldi ha preso e l’ha girata. Io ho evitato di guardarla, per paura che potesse prevedere una sconfitta. Poldi non ha parlato. La tensione si è fatta asfissiante, io non reggevo più, ma Poldi continuava a star zitta, e alla fine ho ceduto. Proprio mentre il mio sguardo atterrava sull’ultimo tarocco, Poldi ha pronunciato il suo nome, levandosi il velo che teneva davanti al volto mentre lo faceva. “Non era la mamma!”, ho esclamato in cuor mio. Era lui – Big Rom. In completo da Rom, veramente. Non credevo ai miei occhi!
Ma la cosa più assurda era l’ultima carta. Io e Pold... Lukaku ci siamo guardati negli occhi, per un istante interminabile, poi con un cenno unanime abbiamo abbassato lo sguardo, ad osservarla ancora una volta. Il LEONE IN GABBIA. Complimenti ai cugini.
Ieri ero in ansia. Partita da dentro o fuori, derby, probabili ripercussioni psicologiche sulla squadra fino a fine stagione... pensieri che condividiamo, no? Per cui mi sono detto: “Sarà meglio fare qualcosa per svuotare la testa”, come forse anche tu, caro lettore interista, avrai fatto. Insomma, sono uscito per la mia solita passeggiata svuota-testa. E fin qui, penserai probabilmente, tutto normale. Troppo normale. Ma, vedi, quella di ieri non è stata la mia normale passeggiata svuota-testa. Avrebbe dovuto esserlo, ma è successo qualcosa di inaspettato, che da adesso in poi ti racconterò.
Dopo la solita svolta a sinistra, a seguito della solita svolta a destra al lampione, uscito dal Parco (che nel mio paese chiamiamo così, il Parco, anche se è un quartiere industriale tutto cemento e acciaio, perché al mio paese siamo un po’ sarcastici, pazzerelli ecco), non mi sono ritrovato davanti la solita edicola dove sbircio a scrocco i titoli dei quotidiani, ma una versione in miniatura di un tendone da circo, viola, punteggiata di giallo, con un cartello all’esterno che diceva:
“Tarocchi – lettura del futuro GRATIS. Provare per credere”
Mi sono detto: “Anvedi! La mamma di Lukaku!”
Ora, lungi da me credere alla veridicità dei tarocchi, ma ritrovarmi davanti a quel tendone così, di punto in bianco, sai com’è, ha fatto sembrare il tutto un segno del destino, per cui mi sono lasciato convincere dall’annuncio e, così su due piedi, sono entrato nel mini-tendone. Il suo interno non era certamente eccezionale. Rispecchiava quasi esattamente ciò che pensavo avrei trovato dall’altra parte. Penombra, un tavolo rotondo al centro, apparecchiato con una lunga tovaglia decorata con un motivo dall’aspetto gitano, con sopra un mazzo di carte lunghe e strette, ingiallite, consunte dall’usura, e due sedie, una di fronte all’altra; il tutto illuminato da qualche tozza candela sparsa qui e là, per terra.
Davanti a me, una donnona altissima, forse la più alta che ho mai visto in vita mia. Era sulla trentina, abbigliata in maniera modesta, con un velo scuro calato davanti al volto. Nella penombra, sembrava un palo della luce. Lo sguardo era acceso abbastanza da dare enfaticamente ragione alla mia precedente metafora. «Accomodati, Andrea».
Un brivido ha percorso la mia schiena. Non ve lo nascondo, il fatto che quella donna-palo abbia indovinato come mi chiamavo senza che io aprissi bocca mi ha terrorizzato, lì per lì. Più tardi, cambiandomi per andare a letto, mi sono reso conto che avevo ancora appiccicato alla maglietta l’adesivo “Hello, my name is ANDREA” del simposio sull’affidabilità delle date di scadenza dello yogurt a cui avevo partecipato la settimana scorsa. Ma questa è un’altra storia.
Insomma, mi sono seduto sulla sedia più vicina a me. La donna-palo-della-luce, che da qui in poi chiamerò semplicemente... Palo Della Luce... P-D-L... PoDoLski... Poldi!, sì ecco, Poldi, si è accomodata sulla sedia libera, di fronte a me.
Mi ha chiesto di mischiare le carte, cosa che ho fatto. Dopodiché, sempre seguendo le sue istruzioni, ho tagliato il mazzo in tre parti, e ho pescato le prime sei carte di ciascun mazzetto. Poldi le ha disposte in tre file. Mi ha detto: «Una fila per passato, una fila per presente, una fila per futuro», puntando con il dito (che mani enormi!) a ciascuna fila di carte. Poi, con fare esperto, ha scoperto la prima fila di carte, quelle relative al passato.
«Mmmh... il Gobbo, il Ladro, la Vecchia, il Trono Rovesciato, il Trofeo Lucente ed il Conte. Queste tue carte di passato», mi ha detto. Non serve che ti dica che significato avevano, per me, quelle carte. Ti basti sapere che Poldi l'ha interpretato correttamente. «Trofeo vinto rovesciando gobbi grazie a Conte... Inter, eh?», ha detto. Io ero esterrefatto, e da buon esterrefatto, ho risposto: «Eh.»
Non ha speso altro tempo sulle carte del passato. Una a una, con lo stesso fare aggraziato ed enigmatico, ha voltato le carte della fila del presente, e ha iniziato a rifletterci sopra, chiamandole per nome come aveva fatto prima. «Mmmh... il Diavolo, la Coppa, la Stella, la Battaglia, la Paura ed il Fetore. Queste tue carte di presente. Insomma, per fare storia breve ti fai cacca sotto per derby di domani, Andrea». Ormai ero totalmente convinto che Poldi avesse dei poteri paranormali. Perlomeno, nel passarmi le carte giuste. Della cacca poteva farsi un’idea anche senza poteri. Basta l’olfatto. Ma sto divagando.
La parte più incredibile, ciò che mi ha spinto a raccontarti questa esperienza, è stato lo svelamento delle carte del futuro, l’ultima fila. Come fatto in precedenza, Poldi le ha girate una ad una, ad eccezione dell’ultima, che ha chiamato «Carta decisiva». Le prime cinque erano, in quest’ordine... «Mmmh... il Convivio, l’Arena, la Prima Ora, la Noia, la Patta. Queste tue carte di futuro».
«Guarderai partita su divano, ma qualcuno che conosci sarà allo stadio. Carte dicono che non ci sarà comunicazione fra voi durante partita. «Partita sarà equilibrata, a lungo in pareggio. Carte dicono che squadre faranno poche occasioni da gol. Tu farai sbadigli e lamentele come giocatore di Inter a centrocampo. Il nome di giocatore... carte dicono che inizia con B, e forse c’entra un coccodrillo. «Convivio e Noia insieme indicano rapporti tesi. Probabilmente vedrai partita con qualcuno che tifa altra squadra. Qualcuno che tu conosce bene, amico stretto o... parente. Forse cugino. Ma questo è derby, quindi chiunque tifa altra squadra è cugino. Carte non parlano chiaro su questo. «Carte ancora non rivelano come finirà partita. Ci serve scoprire carta decisiva per saperlo».
Dicendo così, Poldi ha preso e l’ha girata. Io ho evitato di guardarla, per paura che potesse prevedere una sconfitta. Poldi non ha parlato. La tensione si è fatta asfissiante, io non reggevo più, ma Poldi continuava a star zitta, e alla fine ho ceduto. Proprio mentre il mio sguardo atterrava sull’ultimo tarocco, Poldi ha pronunciato il suo nome, levandosi il velo che teneva davanti al volto mentre lo faceva. “Non era la mamma!”, ho esclamato in cuor mio. Era lui – Big Rom. In completo da Rom, veramente. Non credevo ai miei occhi!
Ma la cosa più assurda era l’ultima carta. Io e Pold... Lukaku ci siamo guardati negli occhi, per un istante interminabile, poi con un cenno unanime abbiamo abbassato lo sguardo, ad osservarla ancora una volta. Il LEONE IN GABBIA. Complimenti ai cugini.
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