Moggey era stato condannato, tanto per cominciare. La sua condanna era stata firmata dal giudice, dal magistrato e virtualmente da tutti i tifosi interisti. La notizia l’aveva appresa anche il suo socio in affari, Beppeneezer Scroogiotta, ed il suo nome aveva una grande importanza in tutto l’ambiente della Lega di Serie A. Insomma Lucjacob Moggey era stato condannato, e questo deve essere assolutamente chiaro a tutti coloro che leggono questa storia, altrimenti nulla avrebbe senso.
Scroogiotta non aveva mai cancellato il nome del suo socio Moggey dall’ufficio, esso rimase lì per anni a fianco della porta d’ingresso: “Scroogiotta e Moggey” e qualche volta, gente nuova nel mondo del calcio, chiedeva ancora se Moggey fosse dentro negli affari.
Beppeneezer non se ne curava, lui sapeva spremere e sfruttare i propri collaboratori, cogliere i migliori parametri zero soffiandoli alla concorrenza con estrema avidità, cattiveria e senza rimorso alcuno. Quando camminava verso il suo ufficio, il suo viso era duro ed acuto. La cuffietta gli copriva il capo e la pelata lucida, un occhio fisso sulla via da percorrere, l’altro, alla Malocchio Moody, girava in continuazione alla ricerca di qualche colpo di mercato da strappare agli avversari. Guanti e sciarpa sempre ben indossati, rigorosamente neri. I bambini scappavano quando si palesava in fondo alla via, i cani dei ciechi tiravano i propri padroni da un lato per evitare il malocchio. Nessuno lo fermava, nessuno ci parlava, nessuno gli chiedeva la via per lo stadio o l’ora della partita. Diciamo pure che a Beppeneezer questo andava bene, nessuno scocciatore lo disturbava dai suoi affari, nessuno lo distraeva dai suoi conti.
Beppeneezer Scroogiotta.
Un giorno, alla Vigilia di Natale, Scroogiotta era nel suo ufficio come sempre. Faceva particolarmente freddo quel giorno, la nebbia entrava da ogni fessura delle finestre, dalle porte, e nonostante fosse ancora pomeriggio, già il cielo era buio. Nemmeno i riflettori del Centro Sportivo della Pinetina riuscivano a penetrare quella nebbia. La porta dell’ufficio di Scroogiotta era aperta così che lui potesse tenere sotto controllo con l’occhio magico il suo collaboratore sfruttato e malpagato Peter Auscractchit, il quale stava cercando di scaldarsi con un tizzone ardente nel camino. Questo perché Scroogiotta era maledettamente avido e tirchio, non solo sul calciomercato, ma anche e soprattutto nella quotidianità.
“Felice Natale e forza Inter zio, che i MITT siano con te” gridò l’allegra voce di Javred.
“Bah sciocchezze…” rispose con un mugugno il vecchio affarista.
“Forza Inter… che diritto hai tu di dire buon Natale e forza Inter? Non avete vinto niente di recente mi pare!”. Javred gli sorrise rispondendo prontamente “Zio ma che motivo avete voi di essere così triste? Avete vinto tanto negli ultimi anni invece.” Dalla strada fuori si udivano voci lontane di bambini giocosi e gli parve di sentire le urla di allenatori passati “Bisogna vincere di ‘orto muso! Te ne intendi tu di ippica?”
Scroogiotta le ignorò e continuò “Forza Inter… se potessi fare a modo mio, tutti coloro che vanno in giro con codesto Inter Bells sulle labbra dovrebbero essere bolliti nel loro brodo! Questo vorrei!”
“Ma zio!”
“Nipote”
“Io niente voglio, niente vi chiedo. L’Inter è una squadra bellissima, pazza, particolare. Sono convinto che sia una di quelle società che porti i tifosi a vedere i #MITT non come se fossero oggetti misteriosi o creature di un’altra specie, ma giovani promesse degne di minutaggio e posto in Prima Squadra per far sì che possano crescere. E anche se l’Inter a Natale non mi ha mai messo niente in bacheca, a parte un Mondiale per Club, ma voi non sapete nemmeno di che si tratti, io dico PEPPINO PRISCO LA BENEDICA!”
In quel momento a Peter Auscratchit partì quasi involontariamente un caloroso applauso rivolto alle parole del giovane Javred.
“Fatemi sentire un altro rantolo Peter, e festeggerete il titolo di campioni d’inverno perdendo il vostro posto” disse Beppeneezer. Poi si rivolse ancora al nipote “Sei un bravo oratore, strano che tu non sia nel Consiglio della Lega di Serie A”. “Dai zio non essere in collera, vieni a pranzo da me al mio ristorante de carne argentina “El Patio del Gaucho”, ci terrei molto ad averti come ospite, dopotutto è Natale.” Scroogiotta, si voltò e si sedette. “Preferirei vederti in Serie D piuttosto, buona sera Javred”. Javred non perse comunque la Garra Charrua, salutò il buon Peter Auscratchit e se ne andò.
Qualche minuto più tardi si sentì bussare alla porta, subito entrarono in maniera garbata due distinti signori, con in mano un microfono, dei bizzarri auricolari nelle orecchie, ed uno smanicato nero.
Di Marzio e Nebuloni
“Abbiamo l’onore di parlare col signor Moggey o il signor Scroogiotta?”. Dissero porgendo il loro tesserino da giornalisti per qualificarsi. “Il signor Moggey è stato squalificato nel 2006…” rispose con voce rauca Beppeneezer. Sul tesserino capeggiava la scritta –Di Marzio & Nebuloni -.
Il primo, imbarazzato, si schiarì la voce: “In questo gioioso periodo dell’anno, stiamo raccogliendo news per il mercato di riparazione di gennaio. Sono molte le squadre che non hanno #MITT e che sono piene di #BDUN, che vorrebbero scambiare. Squadre a cui manca financo un centrocampista centrale. Sono certo che voi vorrete darci qualche news succulenta, qualche traccia, offrire qualche prestito con diritto di riscatto. Cosa posso segnare a vostro nome?”.
Beppeneezer li fissò, passando l’occhio buono prima su uno, poi sull’altro. I microfoni erano ormai tesi sotto il suo mento, pronti a raccogliere ogni preziosa notizia. “Niente” disse.
“Oh allora preferite restare anonimo”. “Preferisco non essere seccato 24 ore al giorno, tutti i giorni. Sono una persona seria. E ora fuori dai piedi, sono in silenzio stampa.” I due giornalisti si guardarono delusi, poi mestamente uscirono dall’ufficio.
Il campanile batteva le nove quando Scroogiotta, camminando lento ed affaticato, si avviava verso casa. La notte era particolarmente buia e fredda, la nebbia fitta. Arrivato davanti alla villa, stava aprendo il cancello, quando al suo occhio magico parve di scorgere… no, non può essere. Parve di scorgere il viso di Moggey sulla porta.
Moggey
Beppeneezer strizzò gli occhi, il volto non c’era più. Eppure quella visione era così viva. Esaminò per bene la porta ma nulla. Entrò in casa, salì le scale piano, l’orecchio attento a scorgere rumori molesti. Ma tutto taceva nell’oscurità della casa. Si sedette sulla poltrona. “Devo essermi suggestionato, proprio così, che giornata pesante”. Mentre ancora pensava queste cose, udì il portone aprirsi, dalle scale provenire rumori di catene e passi pesanti trascinarsi per le scale. Scroogiotta estrasse lo smartphone –batteria scarica- “Mannaggia a me che non lo carico da una settimana per risparmiare”.
Cominciò a sudare, le mani erano bagnate ma di un sudore gelido, i passi si facevano sempre più pesanti e vicini. Poi tutto tacque. All’improvviso la porta fu attraversata da un uomo che fluttuava nell’aria, coperto di catene lunghissime alle quali erano attaccate diverse coppe scudetto. Lo spettro urlò e si palesò al povero umano. Beppeneezer balbettando scostò la cuffia dall’occhio buono “Mo…Mo… ma non è possibile, Moggey”.
Il fantasma si avvicinò “Siii sono proprio io. Vedi queste catene Beppeneezer? Sono quelle che mi sono forgiato in attività, quando rubavo scudetti e corrompevo arbitri. Ora per punizione sono costretto a vagare per il mondo a guardare VAR.” Il vecchio affarista era palesemente spaventato. “Ma come? Voi siete stato il più bravo uomo d’affari del calcio, ma come…” “No no no, ero cieco! Non vedevo le opportunità dei #MITT che il mercato mi metteva davanti! Ma ti do un’opportunità Scroogiotta per convertirti. Stanotte riceverai la visita di tre Spiriti. Dai loro ascolto! Fai quel che dicono! O le tue catene saranno molto più pesanti delle mie! Quanto al rivedermi, non accadrà più”.
“No aspetta Moggey dimmi di più, a cosa mi devo convertire! Non voglio fare la tua fine!”. Ma fu tutto inutile, il fantasma del socio Moggey era ormai uscito dalla finestra ed era sparito nella nebbia. A Beppeneezer parve per un momento di averlo sognato. Prima di coricarsi, controllò accuratamente le serrature delle porte, guardò sotto al letto, mise perfino lo Smartphone in carica, prima di lasciarsi andare ad un sonno nervoso e pieno di incubi.
Moggey era stato condannato, tanto per cominciare. La sua condanna era stata firmata dal giudice, dal magistrato e virtualmente da tutti i tifosi interisti. La notizia l’aveva appresa anche il suo socio in affari, Beppeneezer Scroogiotta, ed il suo nome aveva una grande importanza in tutto l’ambiente della Lega di Serie A. Insomma Lucjacob Moggey era stato condannato, e questo deve essere assolutamente chiaro a tutti coloro che leggono questa storia, altrimenti nulla avrebbe senso.
Scroogiotta non aveva mai cancellato il nome del suo socio Moggey dall’ufficio, esso rimase lì per anni a fianco della porta d’ingresso: “Scroogiotta e Moggey” e qualche volta, gente nuova nel mondo del calcio, chiedeva ancora se Moggey fosse dentro negli affari.
Beppeneezer non se ne curava, lui sapeva spremere e sfruttare i propri collaboratori, cogliere i migliori parametri zero soffiandoli alla concorrenza con estrema avidità, cattiveria e senza rimorso alcuno. Quando camminava verso il suo ufficio, il suo viso era duro ed acuto. La cuffietta gli copriva il capo e la pelata lucida, un occhio fisso sulla via da percorrere, l’altro, alla Malocchio Moody, girava in continuazione alla ricerca di qualche colpo di mercato da strappare agli avversari. Guanti e sciarpa sempre ben indossati, rigorosamente neri. I bambini scappavano quando si palesava in fondo alla via, i cani dei ciechi tiravano i propri padroni da un lato per evitare il malocchio. Nessuno lo fermava, nessuno ci parlava, nessuno gli chiedeva la via per lo stadio o l’ora della partita. Diciamo pure che a Beppeneezer questo andava bene, nessuno scocciatore lo disturbava dai suoi affari, nessuno lo distraeva dai suoi conti.
Beppeneezer Scroogiotta.
Un giorno, alla Vigilia di Natale, Scroogiotta era nel suo ufficio come sempre. Faceva particolarmente freddo quel giorno, la nebbia entrava da ogni fessura delle finestre, dalle porte, e nonostante fosse ancora pomeriggio, già il cielo era buio. Nemmeno i riflettori del Centro Sportivo della Pinetina riuscivano a penetrare quella nebbia. La porta dell’ufficio di Scroogiotta era aperta così che lui potesse tenere sotto controllo con l’occhio magico il suo collaboratore sfruttato e malpagato Peter Auscractchit, il quale stava cercando di scaldarsi con un tizzone ardente nel camino. Questo perché Scroogiotta era maledettamente avido e tirchio, non solo sul calciomercato, ma anche e soprattutto nella quotidianità.
“Felice Natale e forza Inter zio, che i MITT siano con te” gridò l’allegra voce di Javred.
“Bah sciocchezze…” rispose con un mugugno il vecchio affarista.
“Forza Inter… che diritto hai tu di dire buon Natale e forza Inter? Non avete vinto niente di recente mi pare!”. Javred gli sorrise rispondendo prontamente “Zio ma che motivo avete voi di essere così triste? Avete vinto tanto negli ultimi anni invece.” Dalla strada fuori si udivano voci lontane di bambini giocosi e gli parve di sentire le urla di allenatori passati “Bisogna vincere di ‘orto muso! Te ne intendi tu di ippica?”
Scroogiotta le ignorò e continuò “Forza Inter… se potessi fare a modo mio, tutti coloro che vanno in giro con codesto Inter Bells sulle labbra dovrebbero essere bolliti nel loro brodo! Questo vorrei!”
“Ma zio!”
“Nipote”
“Io niente voglio, niente vi chiedo. L’Inter è una squadra bellissima, pazza, particolare. Sono convinto che sia una di quelle società che porti i tifosi a vedere i #MITT non come se fossero oggetti misteriosi o creature di un’altra specie, ma giovani promesse degne di minutaggio e posto in Prima Squadra per far sì che possano crescere. E anche se l’Inter a Natale non mi ha mai messo niente in bacheca, a parte un Mondiale per Club, ma voi non sapete nemmeno di che si tratti, io dico PEPPINO PRISCO LA BENEDICA!”
In quel momento a Peter Auscratchit partì quasi involontariamente un caloroso applauso rivolto alle parole del giovane Javred.
“Fatemi sentire un altro rantolo Peter, e festeggerete il titolo di campioni d’inverno perdendo il vostro posto” disse Beppeneezer. Poi si rivolse ancora al nipote “Sei un bravo oratore, strano che tu non sia nel Consiglio della Lega di Serie A”. “Dai zio non essere in collera, vieni a pranzo da me al mio ristorante de carne argentina “El Patio del Gaucho”, ci terrei molto ad averti come ospite, dopotutto è Natale.” Scroogiotta, si voltò e si sedette. “Preferirei vederti in Serie D piuttosto, buona sera Javred”. Javred non perse comunque la Garra Charrua, salutò il buon Peter Auscratchit e se ne andò.
Qualche minuto più tardi si sentì bussare alla porta, subito entrarono in maniera garbata due distinti signori, con in mano un microfono, dei bizzarri auricolari nelle orecchie, ed uno smanicato nero.
Di Marzio e Nebuloni
“Abbiamo l’onore di parlare col signor Moggey o il signor Scroogiotta?”. Dissero porgendo il loro tesserino da giornalisti per qualificarsi. “Il signor Moggey è stato squalificato nel 2006…” rispose con voce rauca Beppeneezer. Sul tesserino capeggiava la scritta –Di Marzio & Nebuloni -.
Il primo, imbarazzato, si schiarì la voce: “In questo gioioso periodo dell’anno, stiamo raccogliendo news per il mercato di riparazione di gennaio. Sono molte le squadre che non hanno #MITT e che sono piene di #BDUN, che vorrebbero scambiare. Squadre a cui manca financo un centrocampista centrale. Sono certo che voi vorrete darci qualche news succulenta, qualche traccia, offrire qualche prestito con diritto di riscatto. Cosa posso segnare a vostro nome?”.
Beppeneezer li fissò, passando l’occhio buono prima su uno, poi sull’altro. I microfoni erano ormai tesi sotto il suo mento, pronti a raccogliere ogni preziosa notizia. “Niente” disse.
“Oh allora preferite restare anonimo”. “Preferisco non essere seccato 24 ore al giorno, tutti i giorni. Sono una persona seria. E ora fuori dai piedi, sono in silenzio stampa.” I due giornalisti si guardarono delusi, poi mestamente uscirono dall’ufficio.
Il campanile batteva le nove quando Scroogiotta, camminando lento ed affaticato, si avviava verso casa. La notte era particolarmente buia e fredda, la nebbia fitta. Arrivato davanti alla villa, stava aprendo il cancello, quando al suo occhio magico parve di scorgere… no, non può essere. Parve di scorgere il viso di Moggey sulla porta.
Moggey
Beppeneezer strizzò gli occhi, il volto non c’era più. Eppure quella visione era così viva. Esaminò per bene la porta ma nulla. Entrò in casa, salì le scale piano, l’orecchio attento a scorgere rumori molesti. Ma tutto taceva nell’oscurità della casa. Si sedette sulla poltrona. “Devo essermi suggestionato, proprio così, che giornata pesante”. Mentre ancora pensava queste cose, udì il portone aprirsi, dalle scale provenire rumori di catene e passi pesanti trascinarsi per le scale. Scroogiotta estrasse lo smartphone –batteria scarica- “Mannaggia a me che non lo carico da una settimana per risparmiare”.
Cominciò a sudare, le mani erano bagnate ma di un sudore gelido, i passi si facevano sempre più pesanti e vicini. Poi tutto tacque. All’improvviso la porta fu attraversata da un uomo che fluttuava nell’aria, coperto di catene lunghissime alle quali erano attaccate diverse coppe scudetto. Lo spettro urlò e si palesò al povero umano. Beppeneezer balbettando scostò la cuffia dall’occhio buono “Mo…Mo… ma non è possibile, Moggey”.
Il fantasma si avvicinò “Siii sono proprio io. Vedi queste catene Beppeneezer? Sono quelle che mi sono forgiato in attività, quando rubavo scudetti e corrompevo arbitri. Ora per punizione sono costretto a vagare per il mondo a guardare VAR.” Il vecchio affarista era palesemente spaventato. “Ma come? Voi siete stato il più bravo uomo d’affari del calcio, ma come…” “No no no, ero cieco! Non vedevo le opportunità dei #MITT che il mercato mi metteva davanti! Ma ti do un’opportunità Scroogiotta per convertirti. Stanotte riceverai la visita di tre Spiriti. Dai loro ascolto! Fai quel che dicono! O le tue catene saranno molto più pesanti delle mie! Quanto al rivedermi, non accadrà più”.
“No aspetta Moggey dimmi di più, a cosa mi devo convertire! Non voglio fare la tua fine!”. Ma fu tutto inutile, il fantasma del socio Moggey era ormai uscito dalla finestra ed era sparito nella nebbia. A Beppeneezer parve per un momento di averlo sognato. Prima di coricarsi, controllò accuratamente le serrature delle porte, guardò sotto al letto, mise perfino lo Smartphone in carica, prima di lasciarsi andare ad un sonno nervoso e pieno di incubi.
0' - Chissà perché tutte le squadre dell'ex URSS hanno attaccanti brasiliani.Chi ci segnerà, Edmilson o Costa Monteiro? E perché entrambi? PRIMO TEMPO: 4' - Abbiamo già preso gol da qualche giocatore sconosciuto?Sto accendendo solo ora 5' - Fallo su Lauti per vendicare quello di Bisseck 10’ - Ah é una di quelle partite in […]
SOMMER 5.5 – Il pomeriggio trascorreva troppo tranquillo, la pioggia scorreva a fiumi ed il Verona non ne voleva sapere di riaprire la partita. A quel punto, al loro primo tiro in porta, non gliela vogliamo dare una possibilità di pareggiare e rendere tutto più frizzante fino al recupero? Ed allora avanti, signor Giovane, segna […]
PRIMO TEMPO: 1' - Lo sguardo di LH11 è quello di un cucciolo abbandonato sull'autostrada. E con questo non vorrei aver dato idee ad Ausilio 13' - Ritmi indiavolati in questi 13 minuti, ora quasi quasi torno a dormire 16' - PIETROOOOMA CHE GOL HAI FATTO PIETROOOOOOOTemo che abbiamo fatto il più bel gol della […]
SOMMER 6: Mentre il suo dirimpettaio De Gea faceva il devasto come era prevedibile, Sommer non è particolarmente indaffarato, anche per merito dello stato di grazia del suo omonimo Yann. Tutto mi sarei aspettato da questa partita, tranne che non prendere nemmeno un gol dalla Fiorentina più disastrata di sempre. Ancora adesso, a 24 ore […]
0’ - non gioca Ranieri. Quanto mi dispiace.Questa partita mi fa temere per le mie mutande in modo non indifferente PRIMO TEMPO: 10' - Lauti raddrizza la capoccia per favore 15’ - Mi sto perdendo la ruota della fortuna per guardarvi ma potrei cambiare presto idea 18’ - Bravo Bisteccone!Adesso continua così fino al 90esimo+recupero […]
SOMMER 5.5 – Metto le mani avanti come i nuovi capoclassifica: forse il voto è basso, alcuni dicono che poteva uscire sul secondo gol, ma avete provato voi ad uscire dalla porta con la stecca del Subbuteo inflilata proprio lì? La cosa migliore che fa è usare la telepatia per colpire l’adduttore di De Bruyne; […]