Ottobre 2017, Appiano Gentile.
Uno studente di medicina si apposta all'uscita della Pinetina per aspettare i Campioni neroazzurri dopo un Derby vinto per 3 a 2. É un pomeriggio soleggiato e c'è una piccola folla che ferma le auto per salutare e strappare una foto ai propri beniamini. Il clima è molto disteso e quasi tutti si concedono ad un selfie con il sorriso di chi ha appena riconquistato il dominio sportivo di Milano: San Samir, MilanO Skriniar, Nonno Valero, Vecino Charruo, e pure i meno meritevoli panzerotto Eder, Dalberto Carlos e Joao il Bello.
Ad un certo punto si avvicina una macchina aziendale del nostro motor partner dell'epoca: si mormora "sarà solo un dirigente...". L'auto improvvisamente rallenta e abbassa il finestrino oscurato: la folla con sorpresa si rende conto che si trattava del giocatore più amato in quel momento, il più decisivo e, soprattutto, IL CAPITANO dell'Inter. Si esatto, era proprio Andrea Ranocchia. Andrea inizia a firmare autografi, si fa fare foto e video di saluti, pare abbia pure baciato un neonato portato apposta da una mamma per ottenere la Sua Benedizione. Dopo aver lasciato passare tutti i bambini, lo studente si avvicina al finestrino, saluta il Capitano e gli chiede una foto insieme: le mani sudate tremano, le braccia si allungano goffamente per trovare la posizione per lo scatto perfetto, anche il telefono si blocca dall'emozione, sapendo che da lì a poco avrebbe custodito nella memoria un'immagine con Andrea Ranocchia. Per uscire da una situazione un po' imbarazzante, il Capitano si lancia in uno dei suoi gesti di grande generosità a cui ci ha abituato: "dammi pure che faccio io". Il telefono passa nelle mani del Sommo che, come un professionista, inquadra e preme il tasto sullo schermo: Andrea Ranocchia aveva appena scattato il selfie che avrebbe cambiato per sempre la vita dello studente, ancora inconsapevole di quello che sarebbe successo. Dopo aver salutato il Capitano, lo studente si defila ancora incredulo, apre la foto per poterla finalmente ammirare. D'istinto bacia il telefono come farebbe una ragazzina con il poster della boy band appeso in cameretta. Smaltita l'emozione, si avvia verso casa e va a dormire sognando il bellissimo pomeriggio appena trascorso.
Il giorno seguente, lo studente si sveglia per andare a lezione, fa per alzarsi ma non riesce a reggersi in piedi si ritrova adagiato al pavimento su tutte e 4 le estremità, sentendosi tra l'altro molto comodo. Ancora nel buio, muove goffamente alcuni passi e riesce ad accendere la luce, sgRana gli occhi accecati dal bagliore e si gira verso lo specchio. Nel riflesso vede una figura insolita che si regge su quattro mani palmate, con la pelle verde brillante e viscida, gli occhi distanti e inespressivi. Improvvisamente si rende conto di ciò che era successo il giorno precedente: quel bacio al telefono toccato da Andrea lo aveva trasformato per sempre in un Ranocchio. Dopo le prime settimane di frustrazione, lo studente si rassegna alla sua metamorfosi e trova la forza di riprende la vita di tutti i giorni. Qualche mese più tardi diventa medico con un obiettivo ben preciso: unire la sua passione neroazzurra alla sua professione, parlare di Inter e Salute per spiegare in modo semplice le dinamiche degli infortuni, i tempi di recupero e tutto ciò che può riguardare la salute dei nostri campioni preferiti, ma anche di tutti noi tifosi.
Potrebbe esservi capitato di vedere fuori dallo stadio una rana camminare su due zampe, il camice bianco con il numero 13 sulla schiena, il telefono in mano a controllare i post de "Lo Stagno di Ranocchiate" o ad aspettare il classico "nel tempo di un Caffè" post partita.
Metà Rana e metà medico. Non un pazzo (o forse sì), non un cosplayer o una bestia da circo: é proprio il dR.anocchio.