Cari amici di Ranocchiate, vi espongo subito il mio problema: dovrei raccontarvi della partita di ieri e voi, come me, certamente non avrete voglia di sentirne più parlare.
Ho una sorta di blocco dello scrittore, considerato che c’è davvero poco da ridere o raccontare se si parla di ieri: ci ho pensato molto e questa volta preferisco raccontarvi una favola; almeno so per certo da dove partire, quel “c’era una volta” è una garanzia migliore della tamarraggine della capigliatura di Cordaz.
C’era una volta, quindi, una Nobile che viveva in un luogo molto lontano, a cui di “nobile” però, da molto tempo, le rimaneva soltanto l’altisonanza di cotanto titolo.
Questa nobile, vestita dai colori del cielo e della notte, era giudicata a ragione come la più eccentrica fra le nobili del posto: cosa la distingueva dalle altre?
Lei era una di quelle incapace di passare inosservata, troppo diversa dalle altre sue pari: non si poteva proprio non notarla quella tendenza a fare grandi cose, possibile grazie alla propria determinazione; a volte si, ci metteva più del dovuto a compiere le proprie piccole grandi imprese, ma ci arrivava sempre.
La nobile, guidata dalla mano elegante ed amorevole di un padre che di tutto avrebbe fatto per lei, trovò la propria anima gemella in un giovane portoghese impudente di nome Josè, con cui di lì a poco raggiunse traguardi impensabili soltanto fino a qualche tempo prima.
Purtroppo però un dio, invidioso di cotanto impensabile idillio, in una magica notte di Maggio del 2010 decise di lanciare un’anatema sulla nobile: di lì a poco, il suo intero mondo si sgretolò.
Perse Josè, perse quel padre tanto amorevole ed elegante.
Vagò invano sotto il braccio di altri amori, che si rivelavano però essere soltanto l’avventura di una notte, nessuno di loro era capace di comprendere ed apprezzare a pieno così tanta stravaganza.
Un giorno, però, qualcosa sembrò cambiare: ricevette l’inaspettato sostegno di un uomo dell’Oriente, che le permise di poter provare davvero a tornare a quei fasti ormai perduti.
Dopo qualche tentativo, ebbe la sensazione di aver trovato ciò che disperatamente cercava in un pittoresco personaggio toscano, tanto sfacciato quanto calvo, di nome Luciano.
Il suo modo così peculiare di vedere e dire le cose, sembrò poter segnare la fine di quell’anatema così ingiusto: Luciano poteva contare sull’aiuto di una madre che tutto vedeva e tutto capiva, per cui era fatta!
Ma proprio quando le cose sembravano potessero riportarla a quell’efficacia ormai perduta, tutte le paure ed i fantasmi di quel passato così ingombrante, la imprigionarono in un vortice talmente potente da sembrare impenetrabile persino per il prode Luciano.
E’ in questo punto che la nostra favola si conclude.
Il finale?
Non chiedetelo a me, non è un momento in cui riesco a vedere un lieto fine, nonostante li ami da sempre.
Posso dirvi soltanto una cosa: fra arrivi ipotizzati e unfollowate varie, pareggiare contro il Crotone non producendo nulla è la ciliegina si, ma posta su una montagna di feci.
… alla fine, non può piovere per sempre, giusto?