Aggressivo, veemente ed istintivo, siamo abituati a descrivere in questi termini il neo acquisto neroazzurro ma si sa, come diceva Pirandello “imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della
vita incontrerai tante maschere e pochi volti”.
Arturo, se non fosse diventato calciatore professionista, cosa avrebbe fatto nella vita?
“Non è semplice per me rispondere a questa domanda, ma le racconto un aneddoto per spiegarmi meglio. Siamo abituati a vedere i calciatori arrivare allo stadio con le cuffie, addirittura in molti ascoltano musica fino a pochi minuti dalla partita per caricarsi.
Ebbene non è il mio caso, approfitto del prepartita per indossare le cuffie e riascoltare i miei appunti su Schopenhauer.
Sono un grande appassionato di filosofia e letteratura, una passione che fonda le sue antiche radici negli insegnamenti della mia maestra delle scuole elementari, Ines Diadora Beghelli.
In gran segreto ho portato avanti questa declinazione della mia personalità fino a laurearmi, lo scorso anno, in lettere e filosofia presso l’Universidade Catolica de Chile, fucina dei più noti intellettuali contemporanei come il mio amico Edu Vargas.”
Pensa che in futuro potrà diventare questa la sua professione?
“Me lo auguro con tutto il cuore. Sinceramente non ho mai abbandonato questo sogno. Questa estate quando l’ inter mi ha chiamato ho avuto l’illuminazione per scrivere un trattato gnoseologico dal titolo “e se l’attesa di un terzino sinistro all’altezza fosse essa stessa un terzino sinistro all’altezza”. Insomma mi tengo in allenamento in attesa di spiccare il volo come l’aquila di Nietzsche”.
Veemente, istintivo ma con aspetti sconosciuti ai più, ecco Arturo Vidal. Sono queste, inevitabilmente, le storie che ci lasciano riflettere, che ci consentono di vedere oltre al personaggio e di spaziare in quel fantastico universo che è la natura umana.