Che questa non sia una partita come le altre lo abbiamo sempre saputo, oggi però forse ci giochiamo qualcosa di più che un posto in Champions: quindi ragazzi mettetevi comodi e state a sentire come ciò che ci serviva in questo momento, forse è proprio Handa.
Noi interisti siamo quelli che ci credono fino alla fine, in barba a tutte le superstizioni e tutte le smentite, nonostante i nostri tira e molla a metà del campionato: ci proviamo sempre e, se all'inizio sembra possa andare tutto bene, una crisi improvvisa dettata da un’assenza, finisce per catapultarci lontano da quel momento felice che vorremmo veder arrivare.
Eppure siamo qui a giocarcela, a sei punti dalla vetta con cinque da giocare, in un matrimonio già dato per scontato dall’inizio della contesa.
E troviamo lei, la Roma: quante gioie abbiamo vissuto, quante volte abbiamo festeggiato proprio contro di loro...
Sappiamo bene che questa sera non sarà facile vincere, ma mentre aspettiamo quel treno chiamato Campionato, potrebbe capitare che quell’ombrello passato di mano in mano con le iniziali TM (Totti Montella per loro, Toldo Martins per noi), un giorno torneremo a renderglielo.
E noi ci troveremo ancora li, in quel bar, con il tabellone di freccette a sfidare Barney Stinsovic (un mago delle conquiste grazie alla sua fantomatica voglia di vivere), ascoltando le storie di Christian Marshall Eriksen sulle nostre malefatte giovanili mentre Lily Bareldrin lo guarda completamente innamorato, incitandoci a trovare il nostro vero amore.
Che poi è sempre stato lì, seduto con noi, quel Robin Ranocchiatsky per cui abbiamo perso completamente la testa.
C’è ancora tempo per un ultima birra e per vedere dove questo treno ci porterà, ma una cosa è sicura: comunque vada, quando quella palla arriverà, potremo sempre contare su Handa.