(Qui potete trovare il primo e il secondo capitolo)
“Ricordami di nuovo chi stiamo cercando” chiese Pinamonti.
“Mille volte te l’ho già spiegato – rispose svogliatamente il maestro Borja – si fa chiamare Bepp Kenobi, ma Marotta il suo vero nome è”
“Questo me lo hai già detto, ma ripetimi un po’ da dove viene questo”
“Un ex membro della banda criminale chiamata Juventus lui è. La vecchia vita vuole lasciarsi alle spalle e aiutarci a porre fine al loro dominio, lui vuole”.
“Insomma, un gobbo. Noi dobbiamo salvare l’universo e ci stiamo affidando a un gobbo. Ascolta Matusalemme, secondo me stiamo facendo una cazzata”
“Fidarci di Gabi noi dobbiamo. E comunque vecchio non sono, gli stessi anni di CR7 io ho”.
“Sì, e gli stessi addominali” affermò Pinamonti, scatenando l’ilarità di YutBecca. I tre, ormai orfani del traditore Mario, erano ormai quasi arrivati alla Pinetina dove, da lì a poco, avrebbero incontrato il misterioso Marotta. Appena giunti, il giovane Pinamonti si accorse che il suo amico peloso si era distaccato dal gruppo. Egli vide nella discarica appena antecedente il centro sportivo un vecchio cartellone pubblicitario risalente alla stagione 2016/2017. Sopra vi era raffigurato un giovane Joao Mario sorridente con addosso la terza maglia, quella in stile Sprite, e con in bella vista la meravigliosa patch dell’Europa League. YutBecca sfiorò il volto del giovane Mario, e una lacrima scese dai suoi occhi. Pinamonti avvolse un braccio attorno al suo collo e con un’espressione seria del tutto inusuale per lui gli sussurrò; “è così che muore la mittanza, sotto una scrosciante bellezza. Andiamo amico, non c’è più niente da fare ormai”.
Alle porte di Appiano i tre si diressero subito dal guardiano Ranocchia per chiedere informazioni riguardo a Marotta. Il giovane guardiano ero intento a leggere uno strano libro e non si accorse del loro arrivo. Pinamonti, con la solita simpatia che lo contraddistingue, si rivolse a lui esclamando: “Uè mister zero minuti, sai dirci dove trovare il Gobbo?”
“ Seguro. Mira, està a vosotras derecha” rispose Ranocchia visibilmente sovrappensiero.
“Eh? Ma come cazzo parli?”
“Scusa, scusa. Volevo dire che il suo ufficio è proprio alla vostra destra” ribadì il guardiano e frettolosamente cercò di nascondere lo strano libro dietro la schiena.
“Ma quella è una guida turistica di Vila-Real? Perché cazzo stai leggendo una guida turistica della versione spagnola di Pavia? Va beh ora non abbiamo tempo, ne riparliamo dopo”.
I tre lasciarono l’offeso guardiano alle sue letture e corsero dentro l’ufficio di Marotta. Si trovarono davanti uno strano uomo, evidentemente segnato da anni di raggiri e ruberie. Il maestro Borja si rivolse a lui con fare sospetto: “Buongiorno Marotta, la tua fama ti precede. Tempo per i convenevoli ormai non è, recuperare Gabigol e Karamoh noi dobbiamo. Pensi di potercela fare?”
“Posso provare” rispose Marotta.
“Fare o non fare, non c’è provare – ribadì l’anziano maestro – Joao Mario dei contratti finti ha creato per non farli tornare, qualcosa tu dovrai fare”.
“Ci butterò un occhio”.
“Ah beh, allora siamo a posto” esclamò Pinamonti scatenando l’ilarità di YutBecca.
“Farò finta di non avervi sentito. Comunque, caro Borja, voglio conquistare la vostra fiducia per cui partirò immediatamente per risolvere la situazione. Nel frattempo, voi vedete di trovare un sostituto per Joao Mario, ho sentito che c’è un giovane argentino molto promettente che potrebbe essere un ottimo Mitt”. Il nuovo AD nerazzurro si stava apprestando a partire quando venne placcato da Pinamonti che gridò: “Ehi occhio di falco, per caso hai visto il mio portafogli?”
“Oh sì scusa – rispose imbarazzato Marotta restituendo il portafogli a Pinamonti – pensavo fosse il mio”.
“Sì, certo. Senti Beppe, vedi di farti passare il vizio che qua non siamo più a Torino”.
Dopo queste parole l’ex ladro partì per la sua missione mentre i tre eroi si recarono sul campo d’allenamento per cercare il nuovo Mitt. Osservando gli allenamenti inizialmente le speranze di trovare un Mitt degno erano davvero poche. Certo quel Keita era esotico al punto giusto, ma era troppo spesso titolare e ultimamente era davvero troppo decisivo. C’era Antonio Candreva è vero, ma potevano inserire nella guerra dei Mitt uno che ha il 100% di cross sulla schiena degli avversari? Evidentemente no. A un certo punto entrò sul rettangolo di gioco un torello argentino con dei capelli a dir poco imbarazzanti. Nell’arco di 15 minuti aveva già abbattuto tre difensori, picchiato due magazzinieri e segnato tre goal in acrobazia. Il tutto coronato da un’esultanza tamarrissima e il numero 10 sulle spalle. Era perfetto. Borja si avvicinò a lui per vedere se davvero avrebbe potuto essere il degno sostituto del bellissimo Mario.
“Ehi tu! Sì tu – esclamò – Lautaro Martinez il tuo nome è?”
“Sì” rispose prontamente il giovane argentino
“Giocare ti ho visto, bravo tu sei. Ma perché dopo ogni goal quella cosa con le dita tu fai?”
“Es la mia esultansia, yo soy El Toro”
“Eh ti pareva – intervenne Pinamonti scettico – abbiamo trovato un altro mitomane, ma noi lavorare con gente normale mai?” e rivolse a Borja uno sguardo disperato. L’anziano maestro stava per parlare nuovamente quando venne prontamente interrotto da Pinamonti, il quale era stanco di tutte quelle chiacchiere.
“Ascolta “Toro”, “Muflone” o qualunque bovino tu sia, una cosa mi interessa sapere: hai la Garra Charrua?”
“Yo soy argentino, mica uruguagio idiota”
“Ma sì, argentini, uruguagi, molisani, è la stessa cosa. Quello che importa è che tu abbia lo spirito giusto per diventare un Mitt. Ti piace stare in panchina ed entrare negli ultimi 10 minuti?”
“Es una mierda! Mio padre se es incazzat…” il giovane argentino venne interrotto da un rumore di vetri in frantumi. Una finestra era appena stata colpita. Alle sue spalle si sentì un urlo provenire dal campo “Ahò regà scusate – gridò Candreva – m’è partito storto er cross”. Pinamonti volse sconsolato uno sguardo a Lautaro e concluse: “Va beh mi sa che non abbiamo alternative, benvenuto nel gruppo El Gatto”
“In realtà sarebbe El toro, ma io non ho cap…” Lautaro venne interrotto nuovamente. Questa volta però non dall’ennesimo cross mortifero di AK87, bensì dall’arrivo di quattro oscure figure. Subito su tutto Appiano calò il silenzio. I nuovi Mitt erano giunti. Davanti a Quaresma e Arnautovic capeggiava il tiranno Julio Cruz, scortato dal traditore Mario. Non appena il malvagio Lord Cruz vide il gruppo ribelle interruppe la propria marcia e affermò con tono di sfida: “Buongiorno stronzi, felici di vedermi?”.
In un attimo fu il panico. Tutti gli abitanti di Appiano si dileguarono in men che non si dica. Il coraggioso YutBecca partì alla carica nel disperato tentativo di fermare i quattro Mitt oscuri, ma venne spedito in Turchia con una Trivela. Quando tutto sembrava perduto però, in lontananza si sentì provenire una strana musica. Un misto di suoni brasiliani e trap francese. Improvvisamente arrivò sgommando una vettura ricoperta d’oro. Sul retro si poteva intravedere una targa incastonata di rubini con scritto “CR7 MERDA”. Dalla vettura scese per primo Bepp Kenobi, che con espressione fiera affermò: “Beh, appena in tempo!”. Fece un veloce cenno con la mano e dalla vettura scesero due figure. Una luce si proiettò su tutta Appiano Gentile, tanto da abbagliare i pochi rimasti. Quando la luce si diradò Borja e Pinamonti videro la più bella immagine del mondo. Gabigol e Karamoh erano finalmente tornati.
Pinamonti si diresse immediatamente dai tre, abbracciandoli. Borja, al solito, non riuscì a trattenere la propria curiosità e aveva sete di risposte: “Beh, allora davvero bravo tu sei – disse con tono bonario – ma, una domanda mi sorge: come hai fatto ad annullare i contratti?”
“Semplice mio caro, non li ho annullati”
“Ma, a riportarli a casa tu sei riuscito, in che modo?”
“Facendo la cosa che ho imparato a fare meglio negli ultimi anni, li ho rubati”.
Borja non riuscì nemmeno ad elaborare ciò che aveva sentito, che immediatamente alle sue spalle la tensione salì alle stelle. Il lato chiaro a e il lato oscuro erano pronti a darsi battaglia. I Mitt leggendari, Karamoh e Gabigol, coadiuvati dai fedeli Pinamonti e Lautaro, erano pronti a dare battaglia al malvagio Lord Cruz e al suo apprendista Mario, anch’essi supportati da due temibili guerrieri come Arnautovic e Quaresma.
Borja si sedette di fianco a Marotta con un’espressione piuttosto accigliata. Bepp Kenobi, sicuro di tirarlo su di morale, gli avvolse un braccio intorno al collo dicendo: “ Stai tranquillo Maestro, vedrai che andrà tutto bene, abbiamo messo in campo una squadra incredibile che sono sicuro ci porterà alla vittoria”.
“Vittoria? – rispose il Maestro – vittoria, tu la chiami? No, non vittoria, su tutto l’ombra del lato oscuro è calata. Cominciata la guerra dei Mitt è”.
(Qui potete trovare il primo e il secondo capitolo)
“Ricordami di nuovo chi stiamo cercando” chiese Pinamonti.
“Mille volte te l’ho già spiegato – rispose svogliatamente il maestro Borja – si fa chiamare Bepp Kenobi, ma Marotta il suo vero nome è”
“Questo me lo hai già detto, ma ripetimi un po’ da dove viene questo”
“Un ex membro della banda criminale chiamata Juventus lui è. La vecchia vita vuole lasciarsi alle spalle e aiutarci a porre fine al loro dominio, lui vuole”.
“Insomma, un gobbo. Noi dobbiamo salvare l’universo e ci stiamo affidando a un gobbo. Ascolta Matusalemme, secondo me stiamo facendo una cazzata”
“Fidarci di Gabi noi dobbiamo. E comunque vecchio non sono, gli stessi anni di CR7 io ho”.
“Sì, e gli stessi addominali” affermò Pinamonti, scatenando l’ilarità di YutBecca. I tre, ormai orfani del traditore Mario, erano ormai quasi arrivati alla Pinetina dove, da lì a poco, avrebbero incontrato il misterioso Marotta. Appena giunti, il giovane Pinamonti si accorse che il suo amico peloso si era distaccato dal gruppo. Egli vide nella discarica appena antecedente il centro sportivo un vecchio cartellone pubblicitario risalente alla stagione 2016/2017. Sopra vi era raffigurato un giovane Joao Mario sorridente con addosso la terza maglia, quella in stile Sprite, e con in bella vista la meravigliosa patch dell’Europa League. YutBecca sfiorò il volto del giovane Mario, e una lacrima scese dai suoi occhi. Pinamonti avvolse un braccio attorno al suo collo e con un’espressione seria del tutto inusuale per lui gli sussurrò; “è così che muore la mittanza, sotto una scrosciante bellezza. Andiamo amico, non c’è più niente da fare ormai”.
Alle porte di Appiano i tre si diressero subito dal guardiano Ranocchia per chiedere informazioni riguardo a Marotta. Il giovane guardiano ero intento a leggere uno strano libro e non si accorse del loro arrivo. Pinamonti, con la solita simpatia che lo contraddistingue, si rivolse a lui esclamando: “Uè mister zero minuti, sai dirci dove trovare il Gobbo?”
“ Seguro. Mira, està a vosotras derecha” rispose Ranocchia visibilmente sovrappensiero.
“Eh? Ma come cazzo parli?”
“Scusa, scusa. Volevo dire che il suo ufficio è proprio alla vostra destra” ribadì il guardiano e frettolosamente cercò di nascondere lo strano libro dietro la schiena.
“Ma quella è una guida turistica di Vila-Real? Perché cazzo stai leggendo una guida turistica della versione spagnola di Pavia? Va beh ora non abbiamo tempo, ne riparliamo dopo”.
I tre lasciarono l’offeso guardiano alle sue letture e corsero dentro l’ufficio di Marotta. Si trovarono davanti uno strano uomo, evidentemente segnato da anni di raggiri e ruberie. Il maestro Borja si rivolse a lui con fare sospetto: “Buongiorno Marotta, la tua fama ti precede. Tempo per i convenevoli ormai non è, recuperare Gabigol e Karamoh noi dobbiamo. Pensi di potercela fare?”
“Posso provare” rispose Marotta.
“Fare o non fare, non c’è provare – ribadì l’anziano maestro – Joao Mario dei contratti finti ha creato per non farli tornare, qualcosa tu dovrai fare”.
“Ci butterò un occhio”.
“Ah beh, allora siamo a posto” esclamò Pinamonti scatenando l’ilarità di YutBecca.
“Farò finta di non avervi sentito. Comunque, caro Borja, voglio conquistare la vostra fiducia per cui partirò immediatamente per risolvere la situazione. Nel frattempo, voi vedete di trovare un sostituto per Joao Mario, ho sentito che c’è un giovane argentino molto promettente che potrebbe essere un ottimo Mitt”. Il nuovo AD nerazzurro si stava apprestando a partire quando venne placcato da Pinamonti che gridò: “Ehi occhio di falco, per caso hai visto il mio portafogli?”
“Oh sì scusa – rispose imbarazzato Marotta restituendo il portafogli a Pinamonti – pensavo fosse il mio”.
“Sì, certo. Senti Beppe, vedi di farti passare il vizio che qua non siamo più a Torino”.
Dopo queste parole l’ex ladro partì per la sua missione mentre i tre eroi si recarono sul campo d’allenamento per cercare il nuovo Mitt. Osservando gli allenamenti inizialmente le speranze di trovare un Mitt degno erano davvero poche. Certo quel Keita era esotico al punto giusto, ma era troppo spesso titolare e ultimamente era davvero troppo decisivo. C’era Antonio Candreva è vero, ma potevano inserire nella guerra dei Mitt uno che ha il 100% di cross sulla schiena degli avversari? Evidentemente no. A un certo punto entrò sul rettangolo di gioco un torello argentino con dei capelli a dir poco imbarazzanti. Nell’arco di 15 minuti aveva già abbattuto tre difensori, picchiato due magazzinieri e segnato tre goal in acrobazia. Il tutto coronato da un’esultanza tamarrissima e il numero 10 sulle spalle. Era perfetto. Borja si avvicinò a lui per vedere se davvero avrebbe potuto essere il degno sostituto del bellissimo Mario.
“Ehi tu! Sì tu – esclamò – Lautaro Martinez il tuo nome è?”
“Sì” rispose prontamente il giovane argentino
“Giocare ti ho visto, bravo tu sei. Ma perché dopo ogni goal quella cosa con le dita tu fai?”
“Es la mia esultansia, yo soy El Toro”
“Eh ti pareva – intervenne Pinamonti scettico – abbiamo trovato un altro mitomane, ma noi lavorare con gente normale mai?” e rivolse a Borja uno sguardo disperato. L’anziano maestro stava per parlare nuovamente quando venne prontamente interrotto da Pinamonti, il quale era stanco di tutte quelle chiacchiere.
“Ascolta “Toro”, “Muflone” o qualunque bovino tu sia, una cosa mi interessa sapere: hai la Garra Charrua?”
“Yo soy argentino, mica uruguagio idiota”
“Ma sì, argentini, uruguagi, molisani, è la stessa cosa. Quello che importa è che tu abbia lo spirito giusto per diventare un Mitt. Ti piace stare in panchina ed entrare negli ultimi 10 minuti?”
“Es una mierda! Mio padre se es incazzat…” il giovane argentino venne interrotto da un rumore di vetri in frantumi. Una finestra era appena stata colpita. Alle sue spalle si sentì un urlo provenire dal campo “Ahò regà scusate – gridò Candreva – m’è partito storto er cross”. Pinamonti volse sconsolato uno sguardo a Lautaro e concluse: “Va beh mi sa che non abbiamo alternative, benvenuto nel gruppo El Gatto”
“In realtà sarebbe El toro, ma io non ho cap…” Lautaro venne interrotto nuovamente. Questa volta però non dall’ennesimo cross mortifero di AK87, bensì dall’arrivo di quattro oscure figure. Subito su tutto Appiano calò il silenzio. I nuovi Mitt erano giunti. Davanti a Quaresma e Arnautovic capeggiava il tiranno Julio Cruz, scortato dal traditore Mario. Non appena il malvagio Lord Cruz vide il gruppo ribelle interruppe la propria marcia e affermò con tono di sfida: “Buongiorno stronzi, felici di vedermi?”.
In un attimo fu il panico. Tutti gli abitanti di Appiano si dileguarono in men che non si dica. Il coraggioso YutBecca partì alla carica nel disperato tentativo di fermare i quattro Mitt oscuri, ma venne spedito in Turchia con una Trivela. Quando tutto sembrava perduto però, in lontananza si sentì provenire una strana musica. Un misto di suoni brasiliani e trap francese. Improvvisamente arrivò sgommando una vettura ricoperta d’oro. Sul retro si poteva intravedere una targa incastonata di rubini con scritto “CR7 MERDA”. Dalla vettura scese per primo Bepp Kenobi, che con espressione fiera affermò: “Beh, appena in tempo!”. Fece un veloce cenno con la mano e dalla vettura scesero due figure. Una luce si proiettò su tutta Appiano Gentile, tanto da abbagliare i pochi rimasti. Quando la luce si diradò Borja e Pinamonti videro la più bella immagine del mondo. Gabigol e Karamoh erano finalmente tornati.
Pinamonti si diresse immediatamente dai tre, abbracciandoli. Borja, al solito, non riuscì a trattenere la propria curiosità e aveva sete di risposte: “Beh, allora davvero bravo tu sei – disse con tono bonario – ma, una domanda mi sorge: come hai fatto ad annullare i contratti?”
“Semplice mio caro, non li ho annullati”
“Ma, a riportarli a casa tu sei riuscito, in che modo?”
“Facendo la cosa che ho imparato a fare meglio negli ultimi anni, li ho rubati”.
Borja non riuscì nemmeno ad elaborare ciò che aveva sentito, che immediatamente alle sue spalle la tensione salì alle stelle. Il lato chiaro a e il lato oscuro erano pronti a darsi battaglia. I Mitt leggendari, Karamoh e Gabigol, coadiuvati dai fedeli Pinamonti e Lautaro, erano pronti a dare battaglia al malvagio Lord Cruz e al suo apprendista Mario, anch’essi supportati da due temibili guerrieri come Arnautovic e Quaresma.
Borja si sedette di fianco a Marotta con un’espressione piuttosto accigliata. Bepp Kenobi, sicuro di tirarlo su di morale, gli avvolse un braccio intorno al collo dicendo: “ Stai tranquillo Maestro, vedrai che andrà tutto bene, abbiamo messo in campo una squadra incredibile che sono sicuro ci porterà alla vittoria”.
“Vittoria? – rispose il Maestro – vittoria, tu la chiami? No, non vittoria, su tutto l’ombra del lato oscuro è calata. Cominciata la guerra dei Mitt è”.
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