29/06/2017

Il mio saluto per Banega

«Il motivo principale per cui la gente se ne va dai paesini di provincia» diceva sempre Rant, «è perché così poi può sognare di tornarci. E il motivo per cui ci resta è per sognare di andarsene». Con questo Rant voleva dire che nessuno è felice, da nessuna parte. (Chuck Palahniuk).  Forse Éver Banega non ha mai letto “Rabbia”, la cui citazione apre questo articolo. Ma a me sembra parlare sempre più di lui, soprattutto ora, alla luce del ritorno a Siviglia, l’unico paesino di provincia dove, forse, ha trovato la sua parvenza di felicità calcistica. Forse.

A dispetto di qualità tecniche e di una visione del gioco fuori dal comune, il 29enne rosarino non è riuscito a confermare le aspettative che spinsero il Valencia, nel 2008, a prelevarlo dal Boca, con due medaglie d’oro al collo (Mondiale sub-20 2007 e Pechino 2008) e l’aura di craque: Atletico Madrid e poi ancora Valencia, oltre ad una breve parentesi con Le Lepri del Newell’s, sono le destinazioni che precedono il Siviglia, tutte lasciate senza particolari acuti.
Sulle sponde del Guadalquivir, finalmente sembra trovare la dimensione adatta a lui, in cui far brillare la lampadina del suo genio calcistico. Forse.

Arrivato a parametro zero per intercessione di Zanetti, sembrava essere il colpo dell’estate nerazzurro: nell’immaginario collettivo del tifoso nerazzurro è un nome altisonante, con quella faccia da indios e quel soprannome cosi esotico, El Tanguito, con quelle due finali di Europa League vinte da migliore in campo in Andalusia e quella storia, di un piede rotto facendo benzina, che fa così Pazza Inter.
Un nuovo grande trequartista per i colori nerazzurri, che prenderà il trono lasciato vacante da Wesley Sneijder. Forse.

Ma, tra equivoci tattici, con De Boer che lo prova volante (con pessimi risultati) ed un trotterellare compassato che il campionato italiano non permette, l’esperienza sulle sponde del Naviglio dura meno di un anno: nove milioni e ottima plusvalenza per le casse nerazzurre, ritorno del figliol prodigo per gli andalusi, e tutti felici. Forse.

Perché se la delusione dei tifosi spagnoli, non entusiasti del suo ritorno per via di una chimerica aspettativa di fedeltà  ancora riposta nei calciatori, ben presto si tramuterà in altra forma d’emozione, è il tifoso nerazzurro l’unica vittima di questa storia. Sono io, siete voi, siamo noi.
Il nostro rimpianto per quel gonnellino di Eta Beta calcistico che era Banega non passerà: non passerà il ricordo di una serata di settembre in cui ha illuminato San Siro portando a scuola Pjanic, non passerà il ricordo di tunnel sontuosi e corridoi visionari, di una tripletta in faccia a Gasperini. Forse.

Forse Banega è felice così, o forse no: gli basta avere un pallone fra i piedi, e forse il genio uscirà dalla lampada. Correre senza palla è per chi non è stato baciato dagli dei del calcio.
Forse neanche lui sa se, prima di una partita, giocherà bene o giocherà male, e forse neanche gli interessa, chè la prestazione deve garantirla chi ha qualcosa da dimostrare, e non chi ha qualcosa da mostrare.

Suerte, Tanguito.

A cura di Federico Viafora

Il mio saluto per Banega

«Il motivo principale per cui la gente se ne va dai paesini di provincia» diceva sempre Rant, «è perché così poi può sognare di tornarci. E il motivo per cui ci resta è per sognare di andarsene». Con questo Rant voleva dire che nessuno è felice, da nessuna parte. (Chuck Palahniuk).  Forse Éver Banega non ha mai letto “Rabbia”, la cui citazione apre questo articolo. Ma a me sembra parlare sempre più di lui, soprattutto ora, alla luce del ritorno a Siviglia, l’unico paesino di provincia dove, forse, ha trovato la sua parvenza di felicità calcistica. Forse.

A dispetto di qualità tecniche e di una visione del gioco fuori dal comune, il 29enne rosarino non è riuscito a confermare le aspettative che spinsero il Valencia, nel 2008, a prelevarlo dal Boca, con due medaglie d’oro al collo (Mondiale sub-20 2007 e Pechino 2008) e l’aura di craque: Atletico Madrid e poi ancora Valencia, oltre ad una breve parentesi con Le Lepri del Newell’s, sono le destinazioni che precedono il Siviglia, tutte lasciate senza particolari acuti.
Sulle sponde del Guadalquivir, finalmente sembra trovare la dimensione adatta a lui, in cui far brillare la lampadina del suo genio calcistico. Forse.

Arrivato a parametro zero per intercessione di Zanetti, sembrava essere il colpo dell’estate nerazzurro: nell’immaginario collettivo del tifoso nerazzurro è un nome altisonante, con quella faccia da indios e quel soprannome cosi esotico, El Tanguito, con quelle due finali di Europa League vinte da migliore in campo in Andalusia e quella storia, di un piede rotto facendo benzina, che fa così Pazza Inter.
Un nuovo grande trequartista per i colori nerazzurri, che prenderà il trono lasciato vacante da Wesley Sneijder. Forse.

Ma, tra equivoci tattici, con De Boer che lo prova volante (con pessimi risultati) ed un trotterellare compassato che il campionato italiano non permette, l’esperienza sulle sponde del Naviglio dura meno di un anno: nove milioni e ottima plusvalenza per le casse nerazzurre, ritorno del figliol prodigo per gli andalusi, e tutti felici. Forse.

Perché se la delusione dei tifosi spagnoli, non entusiasti del suo ritorno per via di una chimerica aspettativa di fedeltà  ancora riposta nei calciatori, ben presto si tramuterà in altra forma d’emozione, è il tifoso nerazzurro l’unica vittima di questa storia. Sono io, siete voi, siamo noi.
Il nostro rimpianto per quel gonnellino di Eta Beta calcistico che era Banega non passerà: non passerà il ricordo di una serata di settembre in cui ha illuminato San Siro portando a scuola Pjanic, non passerà il ricordo di tunnel sontuosi e corridoi visionari, di una tripletta in faccia a Gasperini. Forse.

Forse Banega è felice così, o forse no: gli basta avere un pallone fra i piedi, e forse il genio uscirà dalla lampada. Correre senza palla è per chi non è stato baciato dagli dei del calcio.
Forse neanche lui sa se, prima di una partita, giocherà bene o giocherà male, e forse neanche gli interessa, chè la prestazione deve garantirla chi ha qualcosa da dimostrare, e non chi ha qualcosa da mostrare.

Suerte, Tanguito.

A cura di Federico Viafora

Notizie flash

Ultimi articoli

06/05/2025
Inter - Barcelona nel tempo di un caffè luuuuuuuuuuuuuuungo

0’ - La partita non é ancora iniziata ed ho 106 bpm.“Ahahaha lo dice per ridere figurati se é vero”Lo é. PRIMO TEMPO: 1' - Non ho più controllato i battiti dopo le intro pre-partita perché ora come ora preferisco non sapere 3' - Più tacchetti, Dima! 9' - Fifi non dormire però! 12' - […]

06/05/2025
Inter - Barcellona 10 strane sensazioni prepartita

😵‍💫 Ma voi, esattamente, tra oggi, ieri e l'altro ieri, a che avete pensato? Io che devo imbiancare le pareti della camera. 😵‍💫 Comunque diciamocelo, alla compostezza di Farris in panchina contro il Verona non eravamo abituati. Molto meglio il mister indemoniato direttamente dentro alla panchina avversaria. 😵‍💫 Dicono che l'arbitro di stasera sia tifoso […]

04/05/2025
Inter – Verona, il pagellone che non scriverà la storia

GIUSEPPI  6 –“E così oggi giochi titolare!”“Sì, ma niente di serio” BISTECCONE 6.5 – Nella partita del turnover massiccio, è probanilmente l’unico che giocherà pure martedì. Del resto ha dalla sua parte l’esuberanza fisica, la giovinezza, e pure il fatto che, diciamoci la verità, non c’erano tante alternative.Al momento del cambio, vorrebbe portarsi a casa […]

03/05/2025
Inter - Verona nel tempo di un caffè

0' - 11 cambi rispetto a BarcelonaNon potendo cambiare Bissteck Mone ha cambiato pure sé stessoChe abnegazione assoluta <3 PRIMO TEMPO: 2' - Farris insolitamente tranquillo 4' - Siamo riusciti a non prendere gol alla loro prima azione.Già un passo avanti rispetto alle ultime due di campionato 6' - Possibile calcio di rigore per noiE […]

03/05/2025
Inter - Verona, 10 turnover prepartita

🔄 Mi è appena venuto in mente Frattesi che si arrampica a culo di fuori sui cancelli. E quando ricapita. 🔄 Anche perché in quel caso eravamo giovani e super concentrati sulla seconda stella, non come adesso che andiamo dietro alle coppette. 🔄 Turnover massiccio perché "se giocano ancora gli stessi ci troviamo l'ispettorato del […]

01/05/2025
Barcelona - Inter, il pagellone dei sopravvissuti

YANN 6,5 - Partito carico, concentrato, determinato e ben pettinatoPoi, come tutti noi abbiamo avuto modo di scoprire, più che ad una squadra quei pazzi somigliavano ad una calamità naturaleE se noi soffrivamo dalla sedia/divano/poltrona, lui era quello che doveva impedire fattualmente che ce ne segnassero quaranta.Quindi il primo che prova a parlare di colpe […]

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram