Avete presente quando per tutta la settimana preparate il vostro solito weekend da passare con solo amici maschi, molti videogame, poche ragazze e ancora meno igiene intima? Ecco, ora immaginate che poco prima dell’arrivo dei vostri amici vi arrivi una telefonata da lei, Joana, la ragazza portoghese dalla stupenda pelle d’ebano e dal passo felpato che vi ha fatto innamorare facendovela annusare per un anno e mezzo per poi sparire in Erasmus in Inghilterra, e che questa vi chieda di uscire, così all’improvviso. Ovviamente se avete più di due neuroni comunicanti fingete una colica renale con i vostri amici per passare la serata con lei ad ammirare sognanti la sua fronte lucida. La serata di lunedì è stata pressappoco così anche per me. Un’intera settimana a preparare un articolo sulle meravigliose gesta di Icardi nel Derby, sulla mossa del coccodrillo del croato più epico del mondo al Camp Nou e sul ritorno della Garra Charrua a Roma, quando alle 19:30 sul gruppo di Ranocchiate appare una notizia che avrebbe fatto infartare pure il tipo col cuore di latta del Mago di Oz: Joao Mario titolare. Sul gruppo parte il delirio più totale. Gente che gridava al miracolo, gente che volava dalle finestre. In confronto i festeggiamenti per lo sbarco sulla luna sembravano un brunch domenicale del circolo del Burraco.
Ovviamente tutte le buone intenzioni riguardo al parlare delle partite della settimana vanno allegramente a puttane ed eccoci qui a parlare del meraviglioso Joao. Ubi maior, minor cessat come si suole dire. Sì, ok, tutto bellissimo, ma in tutto questo, come ha giocato Joao? Non ne ho la minima idea. Sono stati 50 minuti di puro esoterismo. Ogni pallone toccato, ogni scatto col culo all’infuori, ogni primo piano sul suo sguardo mi ha mandato in un mondo parallelo neanche fosse una pasticca di Crystal Meth. Per 50 minuti sono tornato con la mente al post Inter-Juve dell’anno di grazia di Frank de Boer, quando si pensava di aver trovato un portoghese fortissimo, quasi più forte di Quaresma. Nitidamente riapparivano nella mia mente le frasi da bar dette con gli amici: “ragazzi qua abbiamo preso un fenomeno”, “questo ha un’intelligenza tattica che non vedevo dai tempi del Cuchu”, “ragazzi, e pensate che non è ancora esploso Gabigol, vedo un grande futuro di fronte a noi. E meno male che non abbiamo preso quel Gabriel Jesus che mi sa proprio di bidone”.
Ovviamente nessuna di queste cose si è minimamente trasformata in realtà. Tuttavia, questa nuova Inter ci sta regalando storie di redenzione e ritorni degne delle migliori narrazioni evangeliche. Nel vangelo secondo Luciano nessuno è mai veramente dannato. Ed è per questo che, dopo aver redento Brozovic, riesumato Borja, riportato al goal AK87 e aver resuscitato il delfino Joao è arrivato il momento di realizzare l’ultimo grande sogno: Riportare a casa Guarin. Ma forse i tempi non sono ancora maturi per questo. Il Giaguaro è l’eroe che San Siro merita, ma non quello di cui ha bisogno in questo momento. Per ora, limitiamoci a godere della rinnovata magnificenza di JM10, in attesa del grande #RITORN.
“Is there life on Mars?”
Questo si chiedeva David Bowie nel lontano 1973. A distanza di 45 anni questa domanda risulta del tutto secondaria rispetto alla grande questione emersa in questi giorni. C’è vita su Mario? Solo il tempo ce lo dirà, ma una cosa è certa. Il popolo di Ranocchiate ci ha sempre creduto e non smetterà mai di farlo. Lavoriamo per realizzare i vostri sogni.
P.s. Avete notato che un ragazzo, un meraviglioso ragazzo, che non ha in nessun modo alcun tipo di relazione con chi sta scrivendo ve lo giuro, nelle interviste di Ranocchiate aveva predetto tutto?
P.p.s Se non avete ancora visto le nostre interviste e non vi siete iscritti al canale YouTube vi apparirà lo spirito malvagio di Alvaro Pereira, poi non dite che non vi ho avvisato.