04/11/2018

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI

Non siamo qua a parlare di schemi tattici e di doti tecniche dei giocatori.

 

Per una volta non parleremo nemmeno di quanto siano sexy De Vrij e Skriniar, di quanto sia freddo sotto porta Icardi o di quanto sia pragmatico Brozovic.

(O di quanto sia figo il costume da coccodrillo che ti prego Brozo, organizziamo un party a casa tua con quel dress code, sdraiamoci e guardiamoci così tutta sera).

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI 1 Ranocchiate
Per una volta focalizzeremo l’attenzione su qualcun altro.
Per una volta parleremo dei tre che sono stati esclusi dalla lista Champions.

DALBERT – GAGLIARDINI – JOAO MARIO

(Anche Berni non è stato convocato ma a lui la vita sorride sempre e lui sorride alla vita, dunque va benissimo così).

Ieri, appena sono uscite le formazioni ufficiali, il mio campo visivo si è ristretto su quei tre nomi.

Ammetto di aver pensato al salto dal secondo anello, eventualmente con una corda al collo così da essere proprio sicura di morire.

Sembrava l'incipit di una barzelletta; "Ci sono Dalbert, Joao Mario e Gagliardini contemporaneamente in campo...". E con delle premesse così sei anche consapevole che non possa esistere un lieto fine alla cosa.

Inoltre, dopo aver eliminato il fattore Thohir, inventiamoci qualcosa che porti più sfiga dell'indonesiano et voilà sciarpata sotto le note di Pazza Inter, con la gentile partecipazione di tutti gli Inter Club d'Italia, che portano uno più iella dell'altro.  

Vi spoilero già, qualora ieri abbiate spento la televisione alla vista delle formazioni oppure abbiate seriamente concretizzato il sopracitato salto dell'anello, che la partita è terminata con un dolcissimo CINQUE A ZERO.

E che, caso vuole, siano stati proprio quei tre là a risultare decisivi.

A ridosso della partita più importante/suggestiva di Champions, l'hanno risolta coloro che in Champions non hanno avuto modo di partecipare.

L'hanno risolta con un ruggito, con il coraggio che a tutti e tre è mancato in passato, a chi in un modo, a chi nell'altro.

Dalbert è parso talmente sicuro di se stesso che gli hanno addirittura permesso di battere qualche rimessa laterale.

Gagliardini è stato impossessato dallo spirito di Vecino e sembrava davvero sapesse il da farsi con il pallone tra i piedi. Ad un certo punto ha tirato un pugno a Martinez (che non ha fiatato, essendo ormai nel mood 'prendo sportellate e sto zitto che tanto l'arbitro non fischia'), l'ha messo KO e si è giocato 10 minuti buoni da centravanti.

Ho temuto la tripletta ad un certo punto.

Forse il mio cuore non l'avrebbe retta.

E poi c'è lui, JOAO LAZZARO.

Il Joao che abbiamo visto all'europeo, cari amici, esiste.

Sorridente, agile e zompettante. Niente sbuffi, niente facce insofferenti, niente occhi al cielo.

San Siro è stato così rancoroso che dopo nemmeno 6 minuti dall'inizio è partito un applauso scrosciante diretto al nostro bellissimo numero 10 (+5).

Al gol sono volate rose e lettere d'amore.

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI 2 Ranocchiate

Come avevo detto qualche articolo fa, una seconda occasione c'è per tutti, qui all'Inter.

C'è anche chi ne ha avute 4 o 5 (Mannaggia a te, MarioB).

Basta entrare con la voglia di fare, con il coraggio degno dei colori e noi interisti dimentichiamo tutto quello che c'è stato prima.

E soprattutto, nessuno qua richiede una rosa fatta di soli campioni. E' proprio a quelli più in difficoltà che spesso, noi interisti, ci affezioniamo.

"Ohana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno, qui all'Inter, viene abbandonato. O dimenticato." (Semicit)

(Ah e come si è facilmente intuito dalla standing ovation alla sua uscita, non abbiamo dimenticato nemmeno Pandev, lui e le bestemmie che ci tirava fuori ogni partita sono rimaste parte di noi.)

BENE, ORA STOP AI SENTIMENTALISMI.

Testa ai rossoblù mangiapaella.

Si lo so, è un peccato non poter avere titolari quei tre li sopra, ma ce ne dobbiamo fare una ragione, anche gli altri faranno un buon lavoro.

Forse nessuno sarà bello come JM ma fa niente, ci arrangeremo.

Forse solo Rafinha lo sarebbe potuto essere.

Ma questo è un altro (delicato) discorso.

 

 

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI

Non siamo qua a parlare di schemi tattici e di doti tecniche dei giocatori.

 

Per una volta non parleremo nemmeno di quanto siano sexy De Vrij e Skriniar, di quanto sia freddo sotto porta Icardi o di quanto sia pragmatico Brozovic.

(O di quanto sia figo il costume da coccodrillo che ti prego Brozo, organizziamo un party a casa tua con quel dress code, sdraiamoci e guardiamoci così tutta sera).

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI 3 Ranocchiate
Per una volta focalizzeremo l’attenzione su qualcun altro.
Per una volta parleremo dei tre che sono stati esclusi dalla lista Champions.

DALBERT – GAGLIARDINI – JOAO MARIO

(Anche Berni non è stato convocato ma a lui la vita sorride sempre e lui sorride alla vita, dunque va benissimo così).

Ieri, appena sono uscite le formazioni ufficiali, il mio campo visivo si è ristretto su quei tre nomi.

Ammetto di aver pensato al salto dal secondo anello, eventualmente con una corda al collo così da essere proprio sicura di morire.

Sembrava l'incipit di una barzelletta; "Ci sono Dalbert, Joao Mario e Gagliardini contemporaneamente in campo...". E con delle premesse così sei anche consapevole che non possa esistere un lieto fine alla cosa.

Inoltre, dopo aver eliminato il fattore Thohir, inventiamoci qualcosa che porti più sfiga dell'indonesiano et voilà sciarpata sotto le note di Pazza Inter, con la gentile partecipazione di tutti gli Inter Club d'Italia, che portano uno più iella dell'altro.  

Vi spoilero già, qualora ieri abbiate spento la televisione alla vista delle formazioni oppure abbiate seriamente concretizzato il sopracitato salto dell'anello, che la partita è terminata con un dolcissimo CINQUE A ZERO.

E che, caso vuole, siano stati proprio quei tre là a risultare decisivi.

A ridosso della partita più importante/suggestiva di Champions, l'hanno risolta coloro che in Champions non hanno avuto modo di partecipare.

L'hanno risolta con un ruggito, con il coraggio che a tutti e tre è mancato in passato, a chi in un modo, a chi nell'altro.

Dalbert è parso talmente sicuro di se stesso che gli hanno addirittura permesso di battere qualche rimessa laterale.

Gagliardini è stato impossessato dallo spirito di Vecino e sembrava davvero sapesse il da farsi con il pallone tra i piedi. Ad un certo punto ha tirato un pugno a Martinez (che non ha fiatato, essendo ormai nel mood 'prendo sportellate e sto zitto che tanto l'arbitro non fischia'), l'ha messo KO e si è giocato 10 minuti buoni da centravanti.

Ho temuto la tripletta ad un certo punto.

Forse il mio cuore non l'avrebbe retta.

E poi c'è lui, JOAO LAZZARO.

Il Joao che abbiamo visto all'europeo, cari amici, esiste.

Sorridente, agile e zompettante. Niente sbuffi, niente facce insofferenti, niente occhi al cielo.

San Siro è stato così rancoroso che dopo nemmeno 6 minuti dall'inizio è partito un applauso scrosciante diretto al nostro bellissimo numero 10 (+5).

Al gol sono volate rose e lettere d'amore.

LA RIVINCITA DEGLI ESCLUSI 4 Ranocchiate

Come avevo detto qualche articolo fa, una seconda occasione c'è per tutti, qui all'Inter.

C'è anche chi ne ha avute 4 o 5 (Mannaggia a te, MarioB).

Basta entrare con la voglia di fare, con il coraggio degno dei colori e noi interisti dimentichiamo tutto quello che c'è stato prima.

E soprattutto, nessuno qua richiede una rosa fatta di soli campioni. E' proprio a quelli più in difficoltà che spesso, noi interisti, ci affezioniamo.

"Ohana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno, qui all'Inter, viene abbandonato. O dimenticato." (Semicit)

(Ah e come si è facilmente intuito dalla standing ovation alla sua uscita, non abbiamo dimenticato nemmeno Pandev, lui e le bestemmie che ci tirava fuori ogni partita sono rimaste parte di noi.)

BENE, ORA STOP AI SENTIMENTALISMI.

Testa ai rossoblù mangiapaella.

Si lo so, è un peccato non poter avere titolari quei tre li sopra, ma ce ne dobbiamo fare una ragione, anche gli altri faranno un buon lavoro.

Forse nessuno sarà bello come JM ma fa niente, ci arrangeremo.

Forse solo Rafinha lo sarebbe potuto essere.

Ma questo è un altro (delicato) discorso.

 

 

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