Le partite di coppa in settimana, per le squadre di provincia, si sa sono una seccatura. Che si chiami Coppa Lombardia o Champions League ci saranno sempre delle difficoltà evidenti.
Questa col Real però non è una partita semplice e nel quartiere di Milano, San Siro, lo sanno bene. Conte arriva per primo al campo, parcheggia al solito posto, scende con la mascherina mugugnando un “ciao, ciao” al custode del campo, il quale aprendo il cancello risponde con un: “Seraaaaaa. Adesso anche le partite in settimana? Ma quando la finiamo qua? Ho una famiglia io eh”.
Antonio non se ne cura, entra nel suo ufficio ricavato da un vecchio bagno che adesso funge da lavanderia, mette gli schemi precisi sulla lavatrice, comincia a pensare “Lautaro o Sanchez chi faccio giocare?”.
In quel momento si illumina lo Smartphone, messaggio da Alexis sul gruppo “Raga c’è traffico, soy in ritardo”. Ok gioca Lauti.
Pian piano arrivano tutti al campo. Nelle prime squadre si mischia un po’ di tutto.
Bastoni e Darmian, studenti universitari, sono puntuali. Tuta di rappresentanza, giaccone della società, scarpe coi tacchetti a 6 e a 13, cuffie nelle orecchie. “Mister andiamo a vedere il campo” urla Basto. “Ma che cazzo vuoi vedere, è sempre quello il campo eh” gli fa eco il simpatico custode che intanto accende la macchinetta del caffè a schiaffoni.
“Ah Matteo” urla Conte, “Il ragazzo dell’Erasmus stasera non c’è vero? Non è che rompe ancora le palle che vuole giocare?”. “Mister intende Eriksen? Si si arriva, dice che lui ha esperienza nelle coppe, in Inghilterra giocava sempre”. Antonio sbuffa, pure i ragazzi in Erasmus gli tocca vedere. Siamo un oratorio o una gloriosa ASD? Ma ha in mente un piano.
Prima della partita arrivano tutti, anche quelli che lavorano e che fino a domenica si lamentavano “Mister noi lavoriamo arriviamo quando possiamo”.
Vidal, giardiniere che ha trinciato rami tutto il giorno, arriva in tenuta con ancora foglie e rovi attaccati. “Arturo! Divisa di rappresentanza? 1 euro di multa”. “Ma mister Borja Valero non ha ancora restituito la sua, non ce l’ho mica. Poi oggi sono arrabbiato, giornataccia”.
Intanto Padelli che entra nello spogliatoio sussurra “1 euro di multa? Questa fa sempre ridere”
Spogliatoio: tutti sono pronti e cambiati. Conte comincia a parlare: “Questi li conosciamo, hanno gamba, sono forti, hanno esperienza. È una settimana che mi vengono a dire che vogliono vincere. Con Zizou ci giocavo, ma non è certo al mio livel…” POM, la porta si apre di colpo sbattendo in testa al mister. Entra Alexis “Oh scusate il ritardo.”
Padelli tocca dentro Radu “La botta in testa al mister fa sempre ridere”.
Si esce per l’appello. Eriksen si avvicina con Darmian. “Mister Chri non trova la maglia”. Antonio risponde frettoloso: “E lo chiedi a me, digli di andare dal custode, dai dai scaldiamoci bene che fa freddo”. “What? Can I play tonight?” borbotta il povero studente erasmus, ma l’allenatore se n’è già andato sbattendo la porta.
Comincia la partita. Barella, che lavora al bar di paese, dal carattere abbastanza nervosetto ma dai polmoni grandi, alla prima occasione stende un ragazzino spagnolo in area di rigore. “NOOOO DIRE NON L’HO TOCCATO DAIII” tutti protestano. Conte urla “Ma chi ce l’ha mandatooo, ogni volta mandano qua il circo, ma adesso scrivo io scrivo. Sti asini, rovinano le partite”.
Tra le proteste si batte il rigore: 0-1. Vidal è uno dei più nervosi “Mister io questo lo trincio come i rami, io lavoro tutto il giorno non posso venire qua ad incazzarmi anche la sera”. Intanto Padelli sdraiato in panchina sotto due giacconi ammuffiti commenta con Eriksen “Lo trincio coi rami, questa fa sempre rider… Ah ma tanto tu non capisci”.
Poi il fattaccio: Vidal va via lasciando schegge di rami dietro a sé, al momento del tiro sente una spina nella scarpa. Si lancia. “RIGORRREEE” urla Alexis. Vidal scatta contro il direttore di gara “OH QUESTO L’HAI VISTO? L’HAI VISTO??”.
L’arbitro lo ammonisce. “Ammonire me??? Io domani vado a lavorare, mi guadagno da vivere onestamente. Ho visto con che macchina sei arrivato, ti taglio le gomme, ti buco il serbatoio”. Gagliardini corre a calmare gli animi “Dire, dai è un bravo ragazzo, giornata difficile per tutti”.
Ma niente da fare, il rosso viene sventolato. “E io non me ne vado” urla Arturo “voglio vedere chi mi sposta”. Nella parapiglia Eriksen ha un’idea “Red Card? Coach can I play?”. Conte gli urla addosso “Ma non hai neanche la maglia, cosa vuoi giocare??”. Vidal intanto esce dal campo salutando cordialmente l’arbitro ed i suoi antenati “SO DOVE ABITI, TI VEDO LA DOMENICA A SPASSO COL CANE, TI TROVO TRANQUILLO”.
Nel secondo tempo tutto è difficile, 0-2. Gli spalti son vuoti, il custode comincia a chiudere e urla “Le maglie tenetele, ve le lavate voi e me le portate domenica”.
Sale in macchina e sgomma via. Eriksen prende lo scotch di carta e la maglia di Perisic “Excuse me Ivan, can I…?” Ma Perisic è già nel parcheggio pure lui. Chri prende la forbice e ritaglia il due, lo attacca alla maglia vicino al quattro. “Coach I have the shirt! Coach!”. Conte si gira “ma che cazz.., massì vai dentro pure tu così il presidente non mi rompe le palle che non faccio giocare sto fenomeno arrivato dall’Inghilterra”.
Tuttavia appena il danese arriva a centrocampo l’arbitro fischia la fine. Conte commenta “Ah che sfortunaaaa”.
Dopo la partita tutti vanno via a testa bassa, l’arbitro prende la sua macchina e se ne va. Gagliardini butta il borsone nel baule, chiude. Poi l’urlo “ARTURO ANCORAAAA!! La Fiesta blu è mia, non dell’arbitro. È già la terza volta sto mese!”
Padelli lo sorpassa, gli dà una pacca sulla spalla: “Ah Ah questa fa sempre ridere…”