Chi frequenta gli ambienti sani ed altolocati della Terza Categoria, sa che non esiste solo il campionato. Nella stagione, per alcuni fortunati club, viene inserita, quasi sempre a sorpresa, la Coppa Regionale. In questo caso, visto che siamo a Milano, la Coppa Lombardia.
La Coppa in questione prevede partite infrasettimanali a partire da metà agosto, e non è una novità per nessuno che la prima partita ufficiale arrivi dopo solo due allenamenti di preparazione atletica. In questa manifestazione sportiva, gemella della famosa Coppa Cobram di fantozziana memoria, le gambe pesanti, il fiato corto, e le fiacche dovute alle prime corse, alzano il tasso di criminalità e mortalità a livelli tali che Caracas a confronto appare un timido e pacifico sobborgo tirolese. Chi va avanti però avrà piacevoli partite settimanali da godersi.
Così eccoci qua nel nostro ormai celebre club Inter di Terza Categoria, con mister Conte che dopo il pareggio di domenica aspetta avvelenato il derby di Coppa. “Questi sono davanti a noi” si lamenta il mister “Se ci perdiamo ancora mi trovo tutti a protestare sotto il balcone di casa”. La moglie si gira, accende la luce del comodino ed accarezza il marito sudato nel letto: “Antonio però adesso calmati, non puoi pensare alla partita alle 4 di notte”. Ma Conte butta via le coperte, si alza, prende il quaderno con tutte le info sul Milan e si rimette a studiare: “Salema... Saleme… Salami… dai ma da dove li han presi questi?”.
Sera della partita, nello spogliatoio regna la concentrazione ed il classico odore di crema all’aloe vera del cileno Sanchez: “Esta tarde soy titular, vamos a ganar, devo mettere toda la crema”. Padelli lo fissa, inarca le labbra dubbioso e continua a leggere la Prealpina per tutte le news sul varesotto. Conte fa avanti e indietro: “Dov’è Romelu, dove cazzo sta fammelo chiamare”. Al quarto tentativo di chiamata senza risposta lo smartphone vola nel cesso ancora, ovviamente, sporco. Radu resta immobile “Mister ma il mio tele…” subito uno sguardo minaccioso, Kolarov di fronte lo fissa senza dire una parola. Radu si zittisce. Ad un certo punto quando si sta per uscire per il riscaldamento ecco Romelu entrare di corsa ancora in giacca e cravatta “Scusa mister, avevo una call in ufficio, importanti client…” Conte gli si lancia addosso “Ma stai zitto dovevi pensare al Milan! Che me ne frega del lavoro! Questi sono una settimana che pensano solo a noi! Cambiati e 3 euro di multa” Padelli gira la pagina sospirando: “Diamo sempre le multe ma non le paga mai nessuno, la scatola delle multe ha 2 gettoni scaduti dell’autolavaggio e un biglietto con scritto – Parrucchino I wanna play-“. Una panca più in là, a queste parole Eriksen alza il volume delle cuffie borbottando un “incredible”.
Comincia la partita, dall’altra parte c’è lo spaccone Ibra, ex di turno, 40enne col vizietto della minaccia. Ha girato tutte le squadre della provincia, l’esperienza non gli manca. Rimpallo del Milan, palla a Ibra che si gira e fa palo gol. “Senza Ibra non fate un cazo, non vincete più niente” l’urlo rivolto al custode che quando era all’Inter lo accudiva con tanto amore. Kolarov rifila un’occhiataccia ad Handanovic che borbotta “Che volete da me? Sono le nove e mezza di sera! Io la mattina mi alzo presto eh, non sono mica qua a fare la bella vita come voi. Domani chi la gioca la tombola alla casa di riposo se mi stanco adesso?”. Gli animi sono tesi, giocare il mercoledì sera dopo una giornata di lavoro non fa bene a nessuno. Intanto Padelli giunto ormai alla pagina dell’oroscopo chiede a Bastoni: “Oh Ale che segno sei?” Bastoni salta su punto sul vivo “Stai zitto che l’altra volta hai detto che avrei avuto fortuna e sono stato bocciato a diritto, il prof era pure juventino, un certo Moggi mi pare. Al nostro compagno di corso Chiesa che aveva preso 14 gli ha dato 18 sul campo.”
Intanto Romagnoli frana su Romelu, il belga si innervosisce “Oh domani ho una call alle 8, cosa spingi?! Sei frustrato? Immagino disoccupato eh!” Ibra sente tutto, arriva trotterellando “Smettila che tanto ti cucina tutto la mamma domani a colazione, cocco di mamma”. In quel momento a Padelli cade la Prealpina dalle mani e urla “NOOOOO LA MAMMA NOOOOOO”. Romelu alla parola mamma vede rosso come un toro a Pamplona, parte a testa bassa. Barella gli si attacca ma viene trascinato. Si va testa contro naso dello svedese. “Mia mamma fa la colazione più buona del mondo! La tua invece?? Pane e dita nel culo?” tutti si buttano in mezzo. L’arbitro guarda la scena e mormora “Vai ad arbitrare la Coppa Lombardia dicevano, il mercoledì non gliene frega niente a nessuno, sono tranquilli dicevano, ma perché non mi faccio mai i fatti miei”. Intanto la situazione precipita, i due si dicono addosso di tutto, all’albero genealogico dei due calciatori fischiano le orecchie. Padelli va a riportare pace: “Ma ancora che parli? Orlandoni ha vinto la Champions, e tu?”. Vidal tira fuori dal calzettone il seghetto per potare le piante “VIENI FUORI TI PRENDO A SBERLE CHE TI FACCIO DIVENTARE BELLO! SO DOVE ABITI TI TAGLIO LE GOMME!” Gaglia suda freddo, meno male che è venuto a piedi. Kolarov ferma Lukaku, lo guarda come Massimo Decimo Meridio guarda l’arena: “Rom, ti vendico io”. Nella ripresa la palla arriva proprio al numero 11, parte in progressione, poi frecciatina a Ibra “OH nonno ti fai seminare da tutti, vuoi il girello?” lo svedese accelera e lo butta a terra: rosso. Kolarov fa uscire il sorrisetto delle grandi occasioni, Padelli urla “BUTTALO FUORI DIREEEEEEEEE BUTTALO FUORI DIREEEEEEEEE”. L’arbitro si gira “Basta mi sono rotto, arbitri qualcun altro io me ne vado.”
Tre minuti alla fine, Conte si gira, guarda la panchina. “Moh chi metto… Bastoni, ma quello dell’Erasmus c’è ancora?” Bastoni alza la testa dalla dispensa scaricata illegalmente da un sito suggeritogli da Berni. “Si mister te lo chiamo, ohi Chri devi entrare”. Eriksen intanto sta guardando il Trono di Spade sul telefono, non l’ha mai visto, ma siccome tutti gliene parlano bene e visto che ha tutto questo tempo libero ha cominciato a guardarlo. Alza lo sguardo, lacrime agli occhi, è alla puntata della morte di Ned Stark. Conte urla “Entra va e fatti un giro”. Eriksen entra con ancora negli occhi la scena di Approdo del Re. Ad un certo punto la punizione. Si asciuga gli occhi, prende la palla “For you Ned”. Sguardo glaciale, piede caldo. The Danish Sniper colpisce. 2-1. Apoteosi.
Conte cammina sorridente, vede Marotta da lontano “Hai visto il mio pupillo? Gli ho detto io di calciare. Tutto merito del miglior allenatore del mondo”. Padelli lo fissa e lo sorpassa entrando nello spogliatoio mentre scuote la testa e commenta “Questa fa sempre ridere…”