Di solito l’infortunio è un evento negativo che può condizionare non solo il singolo giocatore ma anche l’intera squadra. Stagioni che terminano in anticipo costringendo ad adattamenti tattici, preparazioni atletiche che vengono posticipate con conseguente ritardo di condizione rispetto al gruppo o, nel peggiore dei casi, carriere che vengono anzitempo interrotte proprio a causa di guai fisici, motivo per il quale non potremo ammirare le straordinarie lente movenze eleganti di un Ricky Alvarez brizzolato alla soglia dei 40 anni. Ciao Moviolone, ci mancherai. Ci sono però alcune storie nelle quali l’infortunio è il punto chiave di una svolta positiva non solo per chi è chiamato a sostituire il compagno, ma anche per la squadra intera: l’evento nefasto per antonomasia che si trasforma in un tassello centrale per la vittoria. E ci credete se vi dico che un menisco ha cambiato radicalmente il destino di due pretendenti al Trono di “Giocatore Chiave” durante la battaglia per la conquista della Serie A 2020/21 e ci ha permesso di vincere lo Scudetto? Preparate i fazzoletti, ce ne sarà bisogno.
Prequel
23 Dicembre 2020
Nell’assordante frastuono dei caroselli dei cugini per la vittoria del titolo di Campioni d’Inverno, i vertici dell’Inter si sono riuniti a fare il punto della situazione: la cocente uscita anticipata dalla Champions ha come unico risvolto positivo quello di poter fare “All In” sul campionato. Nonostante la posizione di inseguimento, la società è convinta di avere i mezzi per provare a scalzare il Milan dalla prima posizione, certi che lo strappo iniziale della squadra rossonera fosse sufficiente per vincere uno sprint ma non l’intera maratona. Per fare ciò, c’è bisogno che anche l’ultimo delle riserve sia in grado di mettere in pratica i rigidi ma efficaci dettami di mister Antonio Conte. Tuttavia, nell’organico dell’allenatore c’era un giocatore che non si era mai sentito a suo agio in questi schemi tattici che limitavano l’espressione del proprio talento. E non stiamo parlando di una riserva qualunque ma del Principe di Danimarca Christian Eriksen, l’uomo che poteva andare ovunque ma poi scelse Milano nel Gennaio 2020. Alle porte del mercato di Gennaio, Beppe Marotta esce allo scoperto e senza troppi giri di parole dichiara: “Eriksen non è funzionale all’Inter, giusto che vada a giocare altrove”. Insomma, non si era più disposti ad ulteriori tentativi per far adattare il danese al tipo di gioco di Conte e al calcio italiano e, date le difficoltà economiche della proprietà, l’unico modo per sostituirlo numericamente e tatticamente era con la sua partenza.
17 Gennaio 2021
L'avventura di Vidal all'Inter stava lentamente svoltando in positivo complice il legame da "cocco dell'allenatore" e il feeling mai sbocciato tra Conte ed Eriksen. Arturo aveva iniziato a giocare con maggiore continuità almeno dal punto di vista fisico e della titolarità. In questa fredda sera di Gennaio ci ha fatto inoltre ricredere sul processo di degobbizzazione in atto quando ha purgato la sua ex squadra al 12’ minuto con un’incornata che gli ha pure la cresta cementata di gel. E quel bacio allo stemma avversario era solo una mossa psicologica per far credere agli ex compagni: “tranquilli, sono ancora uno di voi: 30 sul campo, cartonati prescritti, maloxx rosikaaaahahah”. Mentre Vidal ricomincia a riconquistare il campo, Christian Eriksen lo osservava con uno sguardo rassegnato, con le valige già pronte ma senza ancora un biglietto di andata: la sessione di mercato stava per concludersi ma il suo telefono sembrava non aver alcuna intenzione di suonare. Nessuno però si sarebbe aspettato che il ruolo di questi due calciatori si sarebbe presto invertito…
La lenta Caduta di Artù(ro) Vidal
Come tutte le “infamate” che si rispettino, il Destino ha deciso di vendicarsi su Vidal il 2 Febbraio nella partita d’andata della Coppa Italia proprio contro la sua ex squadra: una botta al ginocchio rimediata in uno scontro di gioco lo costringe a lasciare il campo al 70’ minuto. E la successiva partita di Firenze si conclude ancora prima: sostituito durante l’intervallo a causa di un fastidio accusato durante tutti i 45 minuti.
Dopo uno stop di 15 giorni, racimola qualche apparizione da subentrato e un 5 in pagella da titolare contro l’Atalanta. Dopo quella gara, Arturo e lo staff medico decidono che è meglio fermarsi e risolvere l’origine del problema, consapevoli che ormai era già stato sorpassato nella corsa al Trono di “Giocatore Chiave”.
Ma cosa ha costretto Vidal a fermarsi?
Di solito siamo abituati a vedere l’infortunio come conseguenza di un trauma durante uno scontro di gioco. Tuttavia, gli atleti professionisti fin da bambini mettono a dura prova il proprio corpo sottoponendolo a ritmi estenuanti, carichi enormi e brevissimi tempi di recupero: tutti fattori che non aiutano a mantenere l’integrità delle strutture siano esse ossee, muscolari o articolari. Se a questo si aggiunge anche il fatto che i tessuti si usurano con il passare degli anni, ecco perché si parla di “infortunio da usura”. Nel caso di Vidal, gli scontri di gioco hanno accentuato una problematica che probabilmente si stava trascinando da lungo tempo: una lesione del menisco mediale sinistro.
I menischi sono due strutture che permettono alle superfici articolari di femore e tibia di "combaciare" meglio, dato che le estremità distali del femore (i condili femorali) sono troppo convesse rispetto al versante articolare della tibia, che è quasi piatto. Inoltre, alleggerendo il carico, permettono un assorbimento delle forze esercitate dal peso del corpo sulla tibia e la ridistribuzione del lubrificante naturale (il liquido sinoviale) all’interno dell’articolazione.
L’infortunio al menisco è il più frequente tra tutti quelli del ginocchio e può essere legato a un trauma dovuto a forze di torsione tra femore e tibia oppure, come già anticipato, alla maggiore fragilità del tessuto danneggiato nel sopportare gli stress articolari. Nel concreto, si formano degli “strappi” all’interno della struttura. Queste lesioni, se nel versante più interno, possono provocare frammenti che “svolazzano” all’interno dell’articolazione e che causano fastidio fino addirittura al blocco dei movimenti.
Inoltre, in base alla zona interessata, ci sono significative differenze nei tempi di recupero: le porzioni più esterne sono riccamente vascolarizzate e guariscono più facilmente, mentre all’interno il tessuto diventa privo di sangue e quindi incapace di guarire.
Nel primo caso, se possibile, si cercherà di suturare i bordi dello strappo per favorire la naturale guarigione, nel secondo si interviene chirurgicamente rimuovendo del tutto la porzione di menisco lesionata. In questo caso, più ampia è la porzione rimossa e più significativa sarà la riduzione della funzione articolare che il menisco può garantire.
L’ascesa al Trono del Principe di Danimarca
È la sera del 26 Gennaio 2021 e nei quarti di finale di Coppa Italia si affrontano nel derby di Milano le due pretendenti alla Serie A: il peso psicologico di un’eliminazione avrebbe potuto influenzare la rincorsa allo Scudetto. Al 97’ ci si trova ancora in parità grazie ad un Tatarusanu versione Gandalf contro il Barlog sul ponte di Khazad-Dûm. Il nostro Principe Danese si stava ormai rassegnando alla permanenza a Milano e agli ingressi all’88’, quand’ecco che il Destino mette sui suoi piedi l’occasione per riscattarsi: Eriksen, da giocatore con la valigia in mano, veniva investito di una responsabilità enorme con quella punizione al 97’. E proprio come i protagonisti delle storie più belle, il timido Christian riesce a reclamare con un moto d’orgoglio e coraggio il suo diritto alla successione: l’eco di quel pallone rimbomba in un San Siro desolato come uno squillo di trombe che annuncia: “io ci sono, sono ancora con voi. Da adesso, contate su di me!”.
E le vicende gli hanno dato ragione: al posto di ricoprire il ruolo di scontento ed emarginato, ha saputo rimboccarsi le maniche e guadagnarsi a poco a poco il posto da titolare quando ancora il ginocchio di Vidal non l’aveva costretto allo stop. Nel giro di un mese, tutta la fiducia di quel periodo viene trasformata in una serie di prestazioni continue e di buon rendimento che diventeranno in breve tempo irrinunciabili e fondamentali nella volata finale verso il trionfo: la maestosa prestazione del derby di campionato, il fulmine che squarcia la notte del San Paolo e, infine, il goal che sblocca l’arrocco del Crotone che, senza che ancora lo sapessimo, ci ha consegnato la matematica certezza della vittoria.
Chissà come sarebbe cambiato il corso degli eventi se quella punizione non fosse andata a bersaglio. E chissà come sarebbe andata a finire senza quel menisco che ha portato a dare più spazio alla classe di Eriksen. Tutti noi eravamo su quel pallone al 97’ e nell’urlo di Christian dopo il gol. E tutti noi eravamo con lui in quel maledetto sabato di Giugno quando, increduli, ci siamo ricordati che alla fine il calcio è solo un gioco. E mi perdonerà Vidal se dico che è anche grazie a lui che ora abbiamo un ricordo meraviglioso di quei 4 mesi di Eriksen, prima che i protocolli nazionali (giusti) hanno costretto a mettere bruscamente la parola “Fine” a questa storia neroazzurra senza lasciare spazio al più classico dei “per sempre felici e contenti”. Una storia che però racconteremo con orgoglio essendo stati spettatori privilegiati di un tale lieto fine pur con un sapore agrodolce. Insomma, una storia che, nel bene e nel male, non poteva essere più interista di così.
Grazie Arturo, e grazie Christian. Ci manchi tanto 🖤💙
Di solito l’infortunio è un evento negativo che può condizionare non solo il singolo giocatore ma anche l’intera squadra. Stagioni che terminano in anticipo costringendo ad adattamenti tattici, preparazioni atletiche che vengono posticipate con conseguente ritardo di condizione rispetto al gruppo o, nel peggiore dei casi, carriere che vengono anzitempo interrotte proprio a causa di guai fisici, motivo per il quale non potremo ammirare le straordinarie lente movenze eleganti di un Ricky Alvarez brizzolato alla soglia dei 40 anni. Ciao Moviolone, ci mancherai. Ci sono però alcune storie nelle quali l’infortunio è il punto chiave di una svolta positiva non solo per chi è chiamato a sostituire il compagno, ma anche per la squadra intera: l’evento nefasto per antonomasia che si trasforma in un tassello centrale per la vittoria. E ci credete se vi dico che un menisco ha cambiato radicalmente il destino di due pretendenti al Trono di “Giocatore Chiave” durante la battaglia per la conquista della Serie A 2020/21 e ci ha permesso di vincere lo Scudetto? Preparate i fazzoletti, ce ne sarà bisogno.
Prequel
23 Dicembre 2020
Nell’assordante frastuono dei caroselli dei cugini per la vittoria del titolo di Campioni d’Inverno, i vertici dell’Inter si sono riuniti a fare il punto della situazione: la cocente uscita anticipata dalla Champions ha come unico risvolto positivo quello di poter fare “All In” sul campionato. Nonostante la posizione di inseguimento, la società è convinta di avere i mezzi per provare a scalzare il Milan dalla prima posizione, certi che lo strappo iniziale della squadra rossonera fosse sufficiente per vincere uno sprint ma non l’intera maratona. Per fare ciò, c’è bisogno che anche l’ultimo delle riserve sia in grado di mettere in pratica i rigidi ma efficaci dettami di mister Antonio Conte. Tuttavia, nell’organico dell’allenatore c’era un giocatore che non si era mai sentito a suo agio in questi schemi tattici che limitavano l’espressione del proprio talento. E non stiamo parlando di una riserva qualunque ma del Principe di Danimarca Christian Eriksen, l’uomo che poteva andare ovunque ma poi scelse Milano nel Gennaio 2020. Alle porte del mercato di Gennaio, Beppe Marotta esce allo scoperto e senza troppi giri di parole dichiara: “Eriksen non è funzionale all’Inter, giusto che vada a giocare altrove”. Insomma, non si era più disposti ad ulteriori tentativi per far adattare il danese al tipo di gioco di Conte e al calcio italiano e, date le difficoltà economiche della proprietà, l’unico modo per sostituirlo numericamente e tatticamente era con la sua partenza.
17 Gennaio 2021
L'avventura di Vidal all'Inter stava lentamente svoltando in positivo complice il legame da "cocco dell'allenatore" e il feeling mai sbocciato tra Conte ed Eriksen. Arturo aveva iniziato a giocare con maggiore continuità almeno dal punto di vista fisico e della titolarità. In questa fredda sera di Gennaio ci ha fatto inoltre ricredere sul processo di degobbizzazione in atto quando ha purgato la sua ex squadra al 12’ minuto con un’incornata che gli ha pure la cresta cementata di gel. E quel bacio allo stemma avversario era solo una mossa psicologica per far credere agli ex compagni: “tranquilli, sono ancora uno di voi: 30 sul campo, cartonati prescritti, maloxx rosikaaaahahah”. Mentre Vidal ricomincia a riconquistare il campo, Christian Eriksen lo osservava con uno sguardo rassegnato, con le valige già pronte ma senza ancora un biglietto di andata: la sessione di mercato stava per concludersi ma il suo telefono sembrava non aver alcuna intenzione di suonare. Nessuno però si sarebbe aspettato che il ruolo di questi due calciatori si sarebbe presto invertito…
La lenta Caduta di Artù(ro) Vidal
Come tutte le “infamate” che si rispettino, il Destino ha deciso di vendicarsi su Vidal il 2 Febbraio nella partita d’andata della Coppa Italia proprio contro la sua ex squadra: una botta al ginocchio rimediata in uno scontro di gioco lo costringe a lasciare il campo al 70’ minuto. E la successiva partita di Firenze si conclude ancora prima: sostituito durante l’intervallo a causa di un fastidio accusato durante tutti i 45 minuti.
Dopo uno stop di 15 giorni, racimola qualche apparizione da subentrato e un 5 in pagella da titolare contro l’Atalanta. Dopo quella gara, Arturo e lo staff medico decidono che è meglio fermarsi e risolvere l’origine del problema, consapevoli che ormai era già stato sorpassato nella corsa al Trono di “Giocatore Chiave”.
Ma cosa ha costretto Vidal a fermarsi?
Di solito siamo abituati a vedere l’infortunio come conseguenza di un trauma durante uno scontro di gioco. Tuttavia, gli atleti professionisti fin da bambini mettono a dura prova il proprio corpo sottoponendolo a ritmi estenuanti, carichi enormi e brevissimi tempi di recupero: tutti fattori che non aiutano a mantenere l’integrità delle strutture siano esse ossee, muscolari o articolari. Se a questo si aggiunge anche il fatto che i tessuti si usurano con il passare degli anni, ecco perché si parla di “infortunio da usura”. Nel caso di Vidal, gli scontri di gioco hanno accentuato una problematica che probabilmente si stava trascinando da lungo tempo: una lesione del menisco mediale sinistro.
I menischi sono due strutture che permettono alle superfici articolari di femore e tibia di "combaciare" meglio, dato che le estremità distali del femore (i condili femorali) sono troppo convesse rispetto al versante articolare della tibia, che è quasi piatto. Inoltre, alleggerendo il carico, permettono un assorbimento delle forze esercitate dal peso del corpo sulla tibia e la ridistribuzione del lubrificante naturale (il liquido sinoviale) all’interno dell’articolazione.
L’infortunio al menisco è il più frequente tra tutti quelli del ginocchio e può essere legato a un trauma dovuto a forze di torsione tra femore e tibia oppure, come già anticipato, alla maggiore fragilità del tessuto danneggiato nel sopportare gli stress articolari. Nel concreto, si formano degli “strappi” all’interno della struttura. Queste lesioni, se nel versante più interno, possono provocare frammenti che “svolazzano” all’interno dell’articolazione e che causano fastidio fino addirittura al blocco dei movimenti.
Inoltre, in base alla zona interessata, ci sono significative differenze nei tempi di recupero: le porzioni più esterne sono riccamente vascolarizzate e guariscono più facilmente, mentre all’interno il tessuto diventa privo di sangue e quindi incapace di guarire.
Nel primo caso, se possibile, si cercherà di suturare i bordi dello strappo per favorire la naturale guarigione, nel secondo si interviene chirurgicamente rimuovendo del tutto la porzione di menisco lesionata. In questo caso, più ampia è la porzione rimossa e più significativa sarà la riduzione della funzione articolare che il menisco può garantire.
L’ascesa al Trono del Principe di Danimarca
È la sera del 26 Gennaio 2021 e nei quarti di finale di Coppa Italia si affrontano nel derby di Milano le due pretendenti alla Serie A: il peso psicologico di un’eliminazione avrebbe potuto influenzare la rincorsa allo Scudetto. Al 97’ ci si trova ancora in parità grazie ad un Tatarusanu versione Gandalf contro il Barlog sul ponte di Khazad-Dûm. Il nostro Principe Danese si stava ormai rassegnando alla permanenza a Milano e agli ingressi all’88’, quand’ecco che il Destino mette sui suoi piedi l’occasione per riscattarsi: Eriksen, da giocatore con la valigia in mano, veniva investito di una responsabilità enorme con quella punizione al 97’. E proprio come i protagonisti delle storie più belle, il timido Christian riesce a reclamare con un moto d’orgoglio e coraggio il suo diritto alla successione: l’eco di quel pallone rimbomba in un San Siro desolato come uno squillo di trombe che annuncia: “io ci sono, sono ancora con voi. Da adesso, contate su di me!”.
E le vicende gli hanno dato ragione: al posto di ricoprire il ruolo di scontento ed emarginato, ha saputo rimboccarsi le maniche e guadagnarsi a poco a poco il posto da titolare quando ancora il ginocchio di Vidal non l’aveva costretto allo stop. Nel giro di un mese, tutta la fiducia di quel periodo viene trasformata in una serie di prestazioni continue e di buon rendimento che diventeranno in breve tempo irrinunciabili e fondamentali nella volata finale verso il trionfo: la maestosa prestazione del derby di campionato, il fulmine che squarcia la notte del San Paolo e, infine, il goal che sblocca l’arrocco del Crotone che, senza che ancora lo sapessimo, ci ha consegnato la matematica certezza della vittoria.
Chissà come sarebbe cambiato il corso degli eventi se quella punizione non fosse andata a bersaglio. E chissà come sarebbe andata a finire senza quel menisco che ha portato a dare più spazio alla classe di Eriksen. Tutti noi eravamo su quel pallone al 97’ e nell’urlo di Christian dopo il gol. E tutti noi eravamo con lui in quel maledetto sabato di Giugno quando, increduli, ci siamo ricordati che alla fine il calcio è solo un gioco. E mi perdonerà Vidal se dico che è anche grazie a lui che ora abbiamo un ricordo meraviglioso di quei 4 mesi di Eriksen, prima che i protocolli nazionali (giusti) hanno costretto a mettere bruscamente la parola “Fine” a questa storia neroazzurra senza lasciare spazio al più classico dei “per sempre felici e contenti”. Una storia che però racconteremo con orgoglio essendo stati spettatori privilegiati di un tale lieto fine pur con un sapore agrodolce. Insomma, una storia che, nel bene e nel male, non poteva essere più interista di così.
Grazie Arturo, e grazie Christian. Ci manchi tanto 🖤💙
0’ - FIIII FIIII FIIIII FIIII FIIII PRIMO TEMPO: 6' - Mi sento l'Arsenal mercoledì 10’ - Eto’o in incognito visto 15' - Lo vogliamo marcare Kvara, per favore? 16’ - cazzocene, noi il pallone lo accompagniamo DENTRO la porta 22’ - guarda mamma, proprio come l’ArsenalSiamo sotto.Ha segnato il McDonald della Scozia 35’ - […]
Oggi ci sentiamo molto influencers e faremo un bellissimo unboxing con voi! Questa startup emergente con sede a Riga (esiste davvero, non solo al Monopoly) ci ha mandato, dietro lautissimo compenso, un macchinario rivoluzionario: il misuratore di simpatia, e oggi lo testeremo sui nostri avversari. Il funzionamento è semplice: noi inseriamo il nome, lui restituisce […]
SOMMER 6 - Noi abbiamo un problema.Cioè no abbiamo 1 triliardo di problemi, ma ne abbiamo uno di più recente manifestazione rispetto agli altri: Mikel Merino.Questo lestofante sta cambiando squadra ogni anno per venirci puntualmente a giocar contro nella prima fase della Champions.Fortunatamente, quest’anno ci ha pensato Sommer: ha spacciato la sua esecuzione per un […]
0' - Siamo tutti qui per assicurarci che sia veramente finita la partita col Venezia vero? PRIMO TEMPO: 1’ - Velo di Lautie e traversa di Fifino. MA CHE OOOOOOOH! 4' - Intanto grazie all'impareggiabile qualità della mia connessione a tratti vedo Dumfries a tratti vedo Desailly di Fifa 98 6' - Che apertura Calha! […]
Eeeecccoooociiiii direttamente dal recupero interminabile di Inter - Venezia, con la squadra che ancora deve fare la doccia e i tifosi allo stadio che hanno fatto il giro dei tornelli e sono rientrati. Tutto bellissimo. Se non sapete come è andata la partita. Altrimenti un attimo di ansietta l'avrete. Come sempre. Ormai abbiamo i calli […]
SOMMER 7 – Credo gli stia venendo il sospetto che questa stagione sia leggermente diversa da quella passata. Per esempio, quest’anno le neopromosse si presentano a San Siro e tirano in porta senza prima compilare l’apposito modulo.Dove andremo a finire?La prossima volta magari pretenderanno pure di segnare all’ultimo minuto disponibile dopo un recupero insensato.Ah, ma […]