Frank De Boer ripercorre gli ultimi caotici mesi della sua carriera, ai microfoni di Maria Gratis, corrispondente italiana per Tele Amsterdam Libera.
-Allora Mr.De Boer, la sua ultima esperienza in Premier League è stata molto negativa...
-Al Crystal Palace non riuscivo a lavorare, avevo in testa sempre e solo l'Inter. Lo dice anche il loro inno, una volta in testa non ti esce più. Parlavo con i miei giocatori in campo ma nella mia mente ripensavo a Medel.
Ho parlato anche con Roy Hodgson dopo l'esonero. È una persona molto carina, conosce bene la piazza, mi ha detto di riprovarci. Secondo lui sono l'uomo giusto.
-Quindi ci sta dicendo che esiste la possibilità di un ritorno a Milano?
Ho già parlato con la società , tutti sanno che Thohir ha un debole per me e mi riaccoglierebbe a braccia aperte. È un grande intenditore di calcio, soprattutto di quello olandese. Parlare con lui è sempre un grande piacere.
Mi ha detto che la Nazionale sta vivendo momenti difficili con questo mondiale, a fine anno non escludono che Spalletti faccia un pensierino per il ruolo da commissario tecnico.
In tal caso io sono qui, pronto a subentrare. Ho detto già da un po' di tempo al mio agente di non rispondere più alle telefonate, aspetto l'Inter e basta.
-E se la chiamassero proprio per la panchina dell'Italia?
No, no grazie. C'è anche l'Olanda che se la sta passando male. La priorità sarebbe aiutare loro.
Però mi piace molto l'Italia, ormai mi sono appassionato, dopo quei tre mesi mi considero a tutti gli effetti italiano. Non nascondo che riabituarmi allo stile di vita olandese e inglese è stato difficile.
Ormai parlo in italiano fluente. Passo ore sui libri. Dante Alighieri, Pirandello, Fabio Volo. Avete proprio una bella cultura laggiù.
Anche le mie figlie sono innamorate di Milano. Su instagram le invitano sempre a tornare. Icardi gli scrive quasi ogni giorno: "Complimenti al papà". Sembra proprio che il mio esonero non gli sia andato giù, a lui come al resto della squadra.
Mi sono anche specializzato nel dialetto milanese. O mia bella madunina, ti te dominet Milan...Ci tengono molto da quelle parti. Pensi che già dopo due giorni dal mio arrivo mi avevano dato un soprannome in milanese. "Pirla".
Non è da tutti essere paragonato a un ex campione del mondo appena arrivato in Italia.
Ho anche approfondito la variante napoletana, per comunicare meglio con D'Ambrosio. Non si direbbe, ma anche Nagatomo la parla bene. Insomma non avrei più nessun problema in tal senso.
Ora non posso dire con certezza cosa accadrà in futuro, ma sono positivo. Lavoro duro e con disciplina.
-Quindi ha già iniziato a organizzarsi per l'eventuale nuova esperienza nerazzurra?
-In panchina mi farei aiutare da mio fratello, Ronald. Siamo gemelli e crediamo che l'unione faccia la forza. Ho imparato dai miei errori, mi sento pronto.
Con Kondogbia sbagliai a sostituirlo. Oggi non lo farei, non lo schiererei proprio neanche all'inizio. Per fortuna è al Valencia da quel Pirlo di Marcelino che volevano prendere al mio posto.
-Ha già pensato a eventuali nuovi acquisti?
No, io e il presidente Thohir non abbiamo ancora parlato di mercato.
Avrei solo un piccolo sfizio: Riscattare Miangue.
-Grazie Frank per questa intervista, lascio a lei la chiusura.
Mando un forte abbraccio a tutti i tifosi interisti. Anche voi siete sempre nel mio cuore. È stato un addio difficile da mandare giù, lo so bene, ma per fortuna soltanto temporaneo. Ci vediamo presto.