Sicuramente questo è l'articolo più difficile da scrivere in un anno e mezzo di attività di questo blog.
Proprio in questo momento, mi avrebbe fatto piacere scrivere l'ennesimo pagellone, o la partita nel tempo di un caffé, o una qualsiasi delle nostre rubriche. Speriamo che amiate leggerle tanto quando noi amiamo scriverle, visto che ormai è diventato un appuntamento fisso e piacevole nel corso delle nostre settimane, e vi garantiamo che è una bella passione che ci fa sentire bene.
Invece si è venuto a creare un piccolo vuoto, la stessa parola che mi viene in mente per descrivere questo fine settimana: vuoto. Una sensazione che probabilmente ha accomunato tutti noi.
Doveva essere un normalissimo speciale weekend di calcio, come ce ne sono stati in passato e come torneranno ad essercene tanti in futuro, ma questa sensazione in comune di vuoto, ci ha fatto capire come, proprio nel momento in cui viene a mancare qualcosa, ti rendi conto di quanto essa sia bella, importante e speciale.
Questo discorso, applicato alla domenica di Serie A, vale in maniera infinitamente maggiore per il Capitano della Fiorentina Davide Astori.
Quando ho letto la notizia nel corso della mattinata di domenica, inizialmente un riflesso automatico e di autodifesa mi ha portato a pensare "Non può essere vero, sarà una bufala". Ma chi potrebbe inventarsi uno scherzo del genere? È bastata una rapidissima ricerca per scoprire con molto rammarico che purtroppo era tutto vero.
E da lì il vuoto.
Non nascondo, in tutta sincerità, che nella nostra redazione siamo rimasti tutti molto colpiti da questo evento, ma abbiamo avuto difficoltà a decidere come comportarci.
Da un lato sembrava giusto e doveroso mostrare vicinanza e sensibilità ad Astori, dall'altra ogni immagine, parola o video ci sembrava ingombrante o invadente.
Ci sembrava difficile trovare le parole, anche un piccolo e sincero "Ciao Davide", alla fine, nel rispetto del punto di vista di tutti, ci siamo presi un periodo di silenzio.
In questi casi secondo me non esiste un modo di agire giusto e uno sbagliato, è una situazione davvero personale. Qualsiasi reazione è giustissima e legittima, e allo stesso tempo sembra sempre che si possa fare in modo un po' diverso.
E così la pagina è rimasta vuota, ecco il concetto di vuoto che ritorna.
Il vuoto che abbiamo provato durante il corso del pomeriggio e soprattutto, nel nostro caso, della sera.
Ovviamente ci sono state molte discussioni sull'eventualità di giocare o meno il derby. Anche in questo caso, secondo me, la risposta è molto semplice: non esiste la decisione giusta a prescindere, ma allo stesso tempo lo sono tutte.
È triste pensare a famiglie e bambini che magari sono partiti di casa al mattino presto, per andare a vedere una partita attesa da giorni, se non da settimane o mesi , e costrette a fare dietro front.
È triste pensare a due squadre che erano pronte a regalarsi e a regalarci una grande partita, ma che non hanno potuto fare ciò che amano di più al mondo.
La dinamica è già stata raccontata ampiamente: È bastata una telefonata, dal capitano rossonero Bonucci a Ranocchia, per decidere di comune accordo di non giocare.
Sapevano che non sarebbe stato possibile farlo, prima ancora di sentire la decisione della Lega Calcio.
Questo perché il mondo del calcio sembra sempre più distante, più apatico e più "vuoto" di valori, ma a volte ci dimentichiamo che i calciatori sono persone, sono ragazzi normali, come tutti noi che li seguiamo in tv o dagli spalti. È qualcosa che in questa esperienza di Ranocchiate noi della redazione abbiamo imparato benissimo facendone quasi un mantra.
Così abbiamo capito che il mondo del calcio non ha perso soltanto un collega ma un caro amico. Un amico che ha condiviso lo spogliatoio per anni con Borja Valero, Vecino e Kalinic, un amico che ha vestito la maglia della Nazionale con Candreva, Montolivo e tutti gli altri.
Un gruppo di amici, di persone vere, che ha scelto la stessa cosa che probabilmente avrebbe fatto chiunque di noi, che si tratti del derby o della partita al campetto delle 22.
E così anche il Meazza è rimasto vuoto, ma è come se ognuno di noi, individualmente, domenica sera avesse avuto la possibilità di passeggiare idealmente su quel prato tanto mitico, da solo, nel silenzio, ripensando ad Astori, ma più in generale alla vita, alla morte, all'amicizia e a tutto quello che passa per la testa in momenti come questo.
Ecco che il vuoto si può trasformare magicamente in pieno.
Uno stadio vuoto che diventa uno spunto pieno di pensieri,
Una pagina "vuota" per qualche ora, ma in realtà piena di riflessioni silenziose.
Un calcio "vuoto" che si è mostrato ancora una volta pieno di valori.
Un pomeriggio "vuoto", che regala momenti pieni di emozione come l'applauso del Ferraris.
Spero che questo tentativo di un blog comico di dire la sua sia andato a buon fine e risulti gradito. Non è stato semplice cimentarsi in un articolo simile ma sembrava doveroso farlo prima di annunciare che riapriamo i battenti.