Le domeniche calcistiche andrebbero vissute come una serena pausa di distrazione dai problemi settimanali, un ritaglio di tempo di 90 minuti in cui dimenticarsi di tutto e abbandonarsi alla passione per i propri colori, per poi ritornare col triplice fischio alla vita di tutti i giorni.
Chi è molto tifoso come me, però, qualsiasi sia la sua fede calcistica, sa che questa è una cazzata enorme.
Gli strascichi delle partite sono moooolto lunghi, e bisogna anche dividersi tra i pensieri sulla gara appena conclusa e l’attenzione per la giornata successiva.
Capita però che nel mezzo di questo turbolento periodo, anziché placare gli animi ( = anziché lavorare a testa bassa e allenarsi) ci sia chi si è dilettato (col colpevole permesso di non si sa chi) a rilasciare dichiarazioni che probabilmente avrebbero fatto andare su di giri anche il tifoso più calmo e pacifico del mondo.
Il primo in ordine di tempo è stato proprio il protagonista di Inter-Napoli, ovviamente Yuto Nagatomo.
Il nostro Yuto, non ha perso l’occasione di lasciarsi andare sui social a uno sfogo contro le critiche ricevute nel post partita.
"In Italia, se uno fa bene è elogiato come un Dio , se fa male invece viene criticato e offeso come un criminale. Non c’è morale, non c’è rispetto. Sono orgoglioso di lavorare in un ambiente duro, in cui solo pochi riescono a farcela. Io sono qui da sette anni. E comunque tutto questo mi dà forza per guardare avanti e al futuro”.
Questo il succo del suo messaggio.
Che dire?
L’egregio illustrissimo signor Nagatomo, spero di essere stato abbastanza ossequioso nei suoi confronti, dovrebbe solo baciare i piedi ( anche questa volta non si sa a chi) se è da sette anni (e che anni!) che si trova all’Inter.
Il fatto di doverlo sopportare in campo al finire di ogni stagione, quando puntualmente vengono portati dei bidoni che deludono (o nemmeno hanno il tempo di deludere, vedi Erkin) per poi ritrovarsi a marzo-aprile con Nagatomo in campo e senza più obiettivi, è il sintomo del ripetitivo fallimento tecnico della squadra.
Le migliaia di spettatori di domenica scorsa, meriterebbero un rimborso del biglietto di tasca sua. Questo sarebbe il rispetto.
Credo che in questi casi, prendersela coi colpevoli sia il minimo.
In un mondo normale, i colpevoli dovrebbero essere accompagnati fuori dal gruppo, lasciando il posto a chiunque sia meritevole. Anche Miangue, un giovanissimo agli esordi, non parliamo mica di un fenomeno, avrebbe comunque meritato quel posto sulla fascia più di lui.
Il caro (si fa per dire) Nagatomo, non lo ha mai osannato nessuno come un dio.
Se lo levi dalla testa. Farebbe fatica a giocare anche in una squadra di media classifica di Serie A (Cosa che, con lui in campo, siamo ogni anno più vicini a diventare) e non importa se per marketing o altro lo abbiano convinto di essere un giocatore fondamentale, perché non lo é.
Lo hanno convinto. È vero. Se si sente preso di mira, non dovrebbe prendersela con chi è legittimamente arrivato al punto di odiarlo e non sopportarlo più, ma con la dirigenza che lo espone quotidianamente a queste epiche figure di merda, lasciandolo scendere in campo.
Ritiene di essere una gran persona? È estremamente probabile che lo sia. Però per favore, il calcio è un’altra cosa, e se non vuole che questo lato di sé venga intaccato, che vada a cercare la tua fortuna e la sua felicità altrove. Lo ha voluto il Manchester United, del resto. Se va lì puoi farsi un autogol col Southampton almeno 2 volte l’anno, come minimo.
Il secondo genio della settimana è Danilo D’Ambrosio, altro splendido ragazzo sul piano umano, che con il giapponese condivide la purezza d’animo e la scarsa attitudine nei confronti del gioco del calcio.
Nessuno meglio di un campano come lui poteva esternare il segreto di Pulcinella.
Ha ammesso che il motivo del calo dell’ultimo mese è stato l’addio alla corsa Champions dopo la partita pareggiata a Torino.
Sottolineo anche qui, senza soffermarmi troppo perché poi diventerei noioso, le responsabilità della dirigenza, che espone a queste situazioni ridicole, anziché imporre un più che doveroso silenzio.
Cavoli, complimenti. Sono proprio dei professionisti esemplari. Non li attacco oltre, non vorrei mai ferire i loro fragili sentimenti. Ma sappiano almeno che degli “dei”, almeno del pallone, non lo sono mai stati.
Le domeniche calcistiche andrebbero vissute come una serena pausa di distrazione dai problemi settimanali, un ritaglio di tempo di 90 minuti in cui dimenticarsi di tutto e abbandonarsi alla passione per i propri colori, per poi ritornare col triplice fischio alla vita di tutti i giorni.
Chi è molto tifoso come me, però, qualsiasi sia la sua fede calcistica, sa che questa è una cazzata enorme.
Gli strascichi delle partite sono moooolto lunghi, e bisogna anche dividersi tra i pensieri sulla gara appena conclusa e l’attenzione per la giornata successiva.
Capita però che nel mezzo di questo turbolento periodo, anziché placare gli animi ( = anziché lavorare a testa bassa e allenarsi) ci sia chi si è dilettato (col colpevole permesso di non si sa chi) a rilasciare dichiarazioni che probabilmente avrebbero fatto andare su di giri anche il tifoso più calmo e pacifico del mondo.
Il primo in ordine di tempo è stato proprio il protagonista di Inter-Napoli, ovviamente Yuto Nagatomo.
Il nostro Yuto, non ha perso l’occasione di lasciarsi andare sui social a uno sfogo contro le critiche ricevute nel post partita.
"In Italia, se uno fa bene è elogiato come un Dio , se fa male invece viene criticato e offeso come un criminale. Non c’è morale, non c’è rispetto. Sono orgoglioso di lavorare in un ambiente duro, in cui solo pochi riescono a farcela. Io sono qui da sette anni. E comunque tutto questo mi dà forza per guardare avanti e al futuro”.
Questo il succo del suo messaggio.
Che dire?
L’egregio illustrissimo signor Nagatomo, spero di essere stato abbastanza ossequioso nei suoi confronti, dovrebbe solo baciare i piedi ( anche questa volta non si sa a chi) se è da sette anni (e che anni!) che si trova all’Inter.
Il fatto di doverlo sopportare in campo al finire di ogni stagione, quando puntualmente vengono portati dei bidoni che deludono (o nemmeno hanno il tempo di deludere, vedi Erkin) per poi ritrovarsi a marzo-aprile con Nagatomo in campo e senza più obiettivi, è il sintomo del ripetitivo fallimento tecnico della squadra.
Le migliaia di spettatori di domenica scorsa, meriterebbero un rimborso del biglietto di tasca sua. Questo sarebbe il rispetto.
Credo che in questi casi, prendersela coi colpevoli sia il minimo.
In un mondo normale, i colpevoli dovrebbero essere accompagnati fuori dal gruppo, lasciando il posto a chiunque sia meritevole. Anche Miangue, un giovanissimo agli esordi, non parliamo mica di un fenomeno, avrebbe comunque meritato quel posto sulla fascia più di lui.
Il caro (si fa per dire) Nagatomo, non lo ha mai osannato nessuno come un dio.
Se lo levi dalla testa. Farebbe fatica a giocare anche in una squadra di media classifica di Serie A (Cosa che, con lui in campo, siamo ogni anno più vicini a diventare) e non importa se per marketing o altro lo abbiano convinto di essere un giocatore fondamentale, perché non lo é.
Lo hanno convinto. È vero. Se si sente preso di mira, non dovrebbe prendersela con chi è legittimamente arrivato al punto di odiarlo e non sopportarlo più, ma con la dirigenza che lo espone quotidianamente a queste epiche figure di merda, lasciandolo scendere in campo.
Ritiene di essere una gran persona? È estremamente probabile che lo sia. Però per favore, il calcio è un’altra cosa, e se non vuole che questo lato di sé venga intaccato, che vada a cercare la tua fortuna e la sua felicità altrove. Lo ha voluto il Manchester United, del resto. Se va lì puoi farsi un autogol col Southampton almeno 2 volte l’anno, come minimo.
Il secondo genio della settimana è Danilo D’Ambrosio, altro splendido ragazzo sul piano umano, che con il giapponese condivide la purezza d’animo e la scarsa attitudine nei confronti del gioco del calcio.
Nessuno meglio di un campano come lui poteva esternare il segreto di Pulcinella.
Ha ammesso che il motivo del calo dell’ultimo mese è stato l’addio alla corsa Champions dopo la partita pareggiata a Torino.
Sottolineo anche qui, senza soffermarmi troppo perché poi diventerei noioso, le responsabilità della dirigenza, che espone a queste situazioni ridicole, anziché imporre un più che doveroso silenzio.
Cavoli, complimenti. Sono proprio dei professionisti esemplari. Non li attacco oltre, non vorrei mai ferire i loro fragili sentimenti. Ma sappiano almeno che degli “dei”, almeno del pallone, non lo sono mai stati.
Ed eccoci. Alla fine ci siamo. Siamo arrivati alla resa dei conti. La partita che tutti sognano di giocare ma AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA La domanda è come ci siamo arrivati? Con che tipo di equilibrio mentale? Con quale emozione dominante? Lo scopriremo nelle prossime righe. Io intanto vi dico che ho scavato una buca in giardino per […]
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