17/01/2017

In(ter)conscio, Inter-Chievo: "Vorrei... e posso!"

Cari amici di Ranocchiate, è un bel momento per essere Interisti (in attesa di certezze).

Altro giro, altra vittoria, altra partita diversa.

E’ stata la prima cosa che ho pensato dopo questa partita, ognuna di esse, a mio parere, ha richiesto un approccio psicologico sempre nuovo: con il Genoa è stata una partita combattuta con una squadra tanto imprevedibile quanto combattiva; il Sassuolo si è dimostrato la solita squadra che fa dell’intensità la propria arma migliore, permettendoci di siglare una sola rete; con la Lazio abbiamo dato dimostrazione di grande personalità, vincendo i duelli chiave in tutte le zone del campo.

Queste ultime due partite, potrebbero essere invece accomunate da un fattore molto importante: l’Inter ha dimostrato di avere le potenzialità per vincere le partite “da grande squadra”, atteggiamento che sembrava un po' scomparso dall’avvento di tutti i successori di Jose Mourinho.

La partita vinta contro il Chievo è stata la partita del “vorrei e posso”, poiché dopo esser andati in svantaggio (non esattamente una novità in questa stagione, per maggiori informazioni rivolgersi al buon De Boer, ndr.), siamo riusciti non solo a recuperare la partita, non solo a passare in vantaggio ma persino a suggellare la vittoria con il gol del 3-1, cosa che sarà certamente “relativa” ai fini del risultato, ma dimostra voglia di combattere fino all'ultimo minuto.

Perché non siamo una squadra qualunque, siamo il Football Club Internazionale Milano, dal lontano 1908.

L’impronta di Pioli è talmente visibile da sembrare di poterla toccare con mano, basti pensare a casi come quello di Kondogbia, decisamente in crescita nelle ultime uscite: la squadra sta dimostrando personalità e spirito di adattamento, cose da non poco conto se si vuole provare a coltivare il sogno di tornare nel calcio che conta; i giocatori, in ultima analisi, sono finalmente “consci” di essere all’Inter.

Trovo superfluo lanciarsi in analisi campate all’aria per poter attirare l’attenzione con paroloni o disamine da aspirante professionista del mio futuro mestiere, quando le cose vanno bene si deve essere orgogliosi dei miglioramenti fatti: non sarà di certo una passeggiata affrontare le partite che verranno, ma certamente 5 vittorie consecutive fanno morale; ora bisogna continuare così, sull’onda dell’armonia e della caparbietà (per maggiori informazioni, chiedere dell’Atalanta), sapendo di poter contare sulla voglia di riscatto che i nostri giocatori stanno dimostrando.

Menzione speciale per questa partita a Roberto Gagliardini, che si è approcciato ad una nuova realtà con tanta umiltà tattica e tanta voglia di fare la sua parte in questo progetto: se questo è l’inizio...

A margine,pero, mi viene da pensare: è troppo presto per iniziare a credere in questa squadra?

Siamo onesti, non abbiamo mai smesso di credere in questa squadra

A cura di Patrick Pecora

In(ter)conscio, Inter-Chievo: "Vorrei... e posso!"

Cari amici di Ranocchiate, è un bel momento per essere Interisti (in attesa di certezze).

Altro giro, altra vittoria, altra partita diversa.

E’ stata la prima cosa che ho pensato dopo questa partita, ognuna di esse, a mio parere, ha richiesto un approccio psicologico sempre nuovo: con il Genoa è stata una partita combattuta con una squadra tanto imprevedibile quanto combattiva; il Sassuolo si è dimostrato la solita squadra che fa dell’intensità la propria arma migliore, permettendoci di siglare una sola rete; con la Lazio abbiamo dato dimostrazione di grande personalità, vincendo i duelli chiave in tutte le zone del campo.

Queste ultime due partite, potrebbero essere invece accomunate da un fattore molto importante: l’Inter ha dimostrato di avere le potenzialità per vincere le partite “da grande squadra”, atteggiamento che sembrava un po' scomparso dall’avvento di tutti i successori di Jose Mourinho.

La partita vinta contro il Chievo è stata la partita del “vorrei e posso”, poiché dopo esser andati in svantaggio (non esattamente una novità in questa stagione, per maggiori informazioni rivolgersi al buon De Boer, ndr.), siamo riusciti non solo a recuperare la partita, non solo a passare in vantaggio ma persino a suggellare la vittoria con il gol del 3-1, cosa che sarà certamente “relativa” ai fini del risultato, ma dimostra voglia di combattere fino all'ultimo minuto.

Perché non siamo una squadra qualunque, siamo il Football Club Internazionale Milano, dal lontano 1908.

L’impronta di Pioli è talmente visibile da sembrare di poterla toccare con mano, basti pensare a casi come quello di Kondogbia, decisamente in crescita nelle ultime uscite: la squadra sta dimostrando personalità e spirito di adattamento, cose da non poco conto se si vuole provare a coltivare il sogno di tornare nel calcio che conta; i giocatori, in ultima analisi, sono finalmente “consci” di essere all’Inter.

Trovo superfluo lanciarsi in analisi campate all’aria per poter attirare l’attenzione con paroloni o disamine da aspirante professionista del mio futuro mestiere, quando le cose vanno bene si deve essere orgogliosi dei miglioramenti fatti: non sarà di certo una passeggiata affrontare le partite che verranno, ma certamente 5 vittorie consecutive fanno morale; ora bisogna continuare così, sull’onda dell’armonia e della caparbietà (per maggiori informazioni, chiedere dell’Atalanta), sapendo di poter contare sulla voglia di riscatto che i nostri giocatori stanno dimostrando.

Menzione speciale per questa partita a Roberto Gagliardini, che si è approcciato ad una nuova realtà con tanta umiltà tattica e tanta voglia di fare la sua parte in questo progetto: se questo è l’inizio...

A margine,pero, mi viene da pensare: è troppo presto per iniziare a credere in questa squadra?

Siamo onesti, non abbiamo mai smesso di credere in questa squadra

A cura di Patrick Pecora

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