di Letizia Spataro
“La rana rosa” nasce per descrivere emozioni e sensazioni a caldo, per provare a farvi entrare nel mondo nerazzurro visto da una qualunque tifosa.
Probabilmente è inusuale che il calcio sia anche un interesse femminile, ma per alcune, come la sottoscritta, non è solo un gioco.
Non è stata una giornata semplice: all’asta del fanta mi hanno soffiato non uno, ma BEN TRE attaccanti top player (quelli dai 20 goal a stagione sicuri per intenderci) per pochi crediti.
Risultato? Se raggiungo il terzo posto devo ringraziare chi di dovere dall’alto (ed il terzo classificato non vince praticamente nulla, tanto per
intenderci). Insomma, il prologo perfetto del match della domenica sera.
La mia Inter contro il Torino.
Quella squadra che ogni anno si prefigge di raggiungere i preliminari di Europa League, ma il cui obiettivo stagionale diventa sempre rompere le uova nel paniere a noi. Prospettiva bella come una verticalizzazione di
Kuzmanovic, soprattutto dopo aver affrontato i simpatici pagliacci con la casacca neroverde, ma col cervello bianconero.
Brivido.
Come quello che provo ripensando al 3-5-2 del simpatico Walterone, che oggi torna a San Siro, sempre più incazzato..sicuramente sta ancora pensando alla stretta di mano con Lucianone. La scivolata di Perisic o il palo di Rafinha, o #RIPIGL, come dir si voglia, (non piangete, gennaio è molto più vicino di quanto pensiate) l’8 aprile scorso non gli sono bastati.
Lui vuole proprio far vedere che sa vincere quando non piove.
Il primo lavoro per “La Rana rosa” sembrava cominciare nel migliore dei modi: la splendida coordinazione di Ivan al 7’ e la zuccata di Stefan al 32’ (che poi, punizione, colpo di testa, De Vrij, lo so che hai pensato anche tu a LA PRENDE VECINOOOO).
Cosa mai sarebbe potuto andare storto?
Sopra di due reti, una formazione apparentemente ben schierata, la squadra che sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Ma siamo sicuri di poter chiudere così la partita? Ci avevate creduto, vero?
No, che non ci avete creduto.
Voi, come me, siete tesi anche sul 5-0.
Eh, ma chiamateci scemi.
Ci era, infatti, sfuggito il fatto che siamo interisti e che, dunque, SIAMO NATI PER SOFFRIRE.
Mai pensare “questo è l’anno buono” oppure “siamo spacciati, quest’anno anche il Milan ci sorpasserà” (scusate se non ho censurato la parolaccia): con l’Inter non si possono fare programmi, non si possono avere aspettative. Bisogna prenderla così, pazza com’è.
Lei è matta, è un fatto storicamente appurato, ma diventeremo matti noi ad
osservare le perle tecniche del fenomeno brasiliano che di professione è un
muratore, ma nel tempo libero si dedica anche al calcio, presumibilmente ruolo terzino sinistro o all’occorrenza esterno basso.
Pensate un po’, che versatilità ‘sto Dalbert!
(Ok, ora magari però mi informo meglio se è possibile un ritorno di Alex Telles).
D’altronde, non vi sarebbe scelta più consona per questa #CRISIINTER.
La Rana Rosa si è impegnata per strapparvi un sorriso anche dopo il rapimento di Brozovic al 60’, ma voi vi impegnate a non scrivere, almeno fino a domenica prossima, “Spalletti vattene”, neanche foste affetti dalla sindrome di Dalbert? This is just the beginning, #gracchiala.